Bani: «Si può essere buoni atleti anche senza il doping»

«Ce la metterò tutta per dimostrare che tutto ciò che abbiamo fatto non è stato fatto invano, ce la metterò tutta per dimostrare che si può essere buoni atleti anche senza il doping». Eugenio Bani, il ciclista diciottenne coinvolto nel 2009 in una vicenda di doping ancora non del tutto chiarita, lo scrive in una lettera inviata a Ivano Fanini, patron dell’Amore & Vita Conad, impegnato da anni contro la chimica nel ciclismo e che aveva accolto il giovane corridore nella sua squadra dopo la squalifica. Bani, toscano di Cascina (Pisa), uno dei giovani più promettenti, era risultato positivo alla gonadotropina corionica (ormone femminile che stimola la produzione del testosterone), al campionato italiano di Imola nel giugno 2009. Dopo la positività aveva riferito di doping sistematico di squadra. Era stato squalificato per 21 mesi, ma nei giorni scorsi il Tna, Tribunale antidoping del Coni, gli ha condonato 5 mesi e 27 giorni. Pronta la replica di Fanini: «Per noi il finale positivo della sua storia equivale alla vittoria di un Tour de France, perché si tratta di fatti avviati quando era minorenne nella categoria juniores».
Fanini concederà a Eugenio di correre tra i dilettanti con la Danton Caparrini, società toscana con sede operativa vicino Cascina, poi, da agosto 2011 farà lo stagista nella squadra di Fanini.

Nel frattempo, in un’intervista al settimanale spagnolo Meta2Mil, Alejandro Valverde si è detto sicuro di tornare nel plotone, giudicando la sua squalifica “un’ingiustizia enorme”. «Quando mi fermarono – ha dichiarato l’ex ciclista della Caisse d’Epargne – ero primo nel ranking mondiale dell’Uci e ritornerò ad esserlo. Pat McQuaid ha detto che casi come il mio dovrebbero essere sanzionati con quattro anni di squalifica. Io sono l’unico ciclista squalificato per l’Operacion Puerto, il cui nome non appare mai nell’informativa redatta dagli investigatori».