L'Associazione Italiana Medici del Ciclismo a convegno

L’A.I.Me.C. festeggia il quarto di secolo con un weekend di incontri incentrati sulla collaborazione tra le figure di medico e preparatore, sulla lotta al doping e sulla prevenzione delle patologie legate strettamente all’attività ciclistica

L'associazione italiana medici del ciclismo a convegno

Si è da pochi giorni concluso, a Faenza (Ra), il 25° Convegno A.I.Me.C., incontro annuale che da ormai un quarto di secolo mette a confronto specialisti del settore e illustri ospiti su argomenti strettamente legati al mondo della bicicletta. Un incontro reso possibile grazie al dott. Roberto Corsetti, Presidente A.I.Me.C. e esponente di massimo livello per quanto riguarda la medicina sportiva applicata al ciclismo, che si è confrontato con esperti su tematiche che spaziano dai rapporti tra le figure di medico e preparatore alle innovazioni nella lotta al doping, per arrivare alla prevenzione delle patologie derivanti dall’attività ciclistica. Spettatori in platea medici sportivi e preparatori provenienti da tutta la penisola.

Tra i relatori di questa edizione il prof. Giuseppe d’Onofrio, consulente WADA specialista in Ematologia Clinica, Laboratorio e Oncologia, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Emotrasfusione del Policlinico Agostino Gemelli di Roma. D’Onofrio svolge attività di ricerca ed è autore di diversi libri su numerosi argomenti in tema di immunoematologia. Intervenuto a proposito del passaporto biologico, ne ha illustrato funzionamento ed evoluzione nel tempo. Portando esempi pratici e citando la casistica storica da lui personalmente seguita, ha confermato come la situazione attuale del ciclismo professionistico sia in netto miglioramento rispetto al passato, pur se l’attuale ricorso a microdosi (Epo o trasfusioni) resta un ostacolo duro da affrontare. A seguire, la dott.ssa Vanda Wallace-Jones, responsabile dei Controlli Fuori Competizione CADF-UCI, ha posto l’attenzione sulla meticolosità da usare nella compilazione on-line della modulistica riguardante la reperibilità degli atleti (whereabouts information), onde evitare segnalazioni all’autorità antidoping. Da parte del CADF sicuramente c’è la disponibilità e la flessibilità dovute al rispetto della privacy, dall’altra è però indispensabile la completa collaborazione dei corridori (sono sufficienti pochi minuti per apportare eventuali modifiche dell’ultima ora al programma delle reperibilità).

 

 

Molto interessante si rivelato il confronto tra il dott. Roberto Corsetti e Andrea Morelli, responsabile del settore ciclismo di Ma­pei Sport, incentrato sulle figure del medico sportivo e del preparatore atletico/allenatore: è emerso come sia di primaria importanza la continua cooperazione tra queste due figure, che devono perseguire il bene della squadra mettendo da parte possibili incomprensioni ed evitando di sconfinare oltre le proprie competenze professionali. Troppo spesso, infatti, accade che l’allenatore pensa di essere in grado di operare in campi di pertinenza medica, specialmente nelle piccole realtà o a livello delle categorie giovanili (dove il medico sportivo sociale non è una figura obbligatoria). In questi ambiti minori, avere quanto meno una figura o un’equipe medico-riabilitativa di riferimento può veramente fare la differenza, per quanto riguarda la salute dei corridori.

Tante, infine, le tematiche affrontate sulle patologie tipiche del ciclismo e la loro cura. Tra le più interessanti, l’intervento di Gianni Pederzolli, esperto biomeccanico tra i più quotati nel panorama ciclistico. Partendo da una bici di misure errate o da una pedalata condizionata da dismetrie ed altri difetti morfologici, ha spiegato, si possono innescare col tempo patologie a carico di diversi apparati corporei. Sapere riconoscere i campanelli d’allarme precoci ed avere un’idea di diagnosi differenziale che porti a correlare i diversi difetti di pedalata con le probabili patologie derivanti, è sicuramente un compito che il medico sportivo di prim’ordine deve essere in grado di fare, pur col supporto di un biomeccanico qualificato. Una volta presenti, la maggior parte dei disturbi può comunque essere curata con opportuni cicli di fisioterapia manuale o coadiuvata da strumentazioni specifiche, come ha spiegato il dott. Fulvio Massa, fisioterapista conosciuto per il suo operato a livello nazionale sui trial runner, ma che spesso si confronta anche con ciclisti agonisti a tutti i livelli. 

 

 

Il dott. Nicola Piazza, Dirigente Urologo presso l’Ospedale dell’Angelo di Mestre, conosciuto per aver fatto parte dell’equipe che ha definito i parametri morfologici brevettati per la realizzazione delle selle SMP, ha trattato tutte le patologie derivanti da un errato appoggio delle tuberosità ischiatiche sulla sella, con conseguenti problemi infiammatori a carico delle strutture muscolari e nervose del pavimento pelvico.

L’alimentazione e la bioimpedenziometria (la composizione corporea e la distribuzione dei fluidi all’interno dei diversi distretti) sono i campi applicativi su cui si concentrano le ricerche del dott. Maurizio Marra, Nutrizionista Responsabile del Laboratorio per la misura del Dispendio Energetico e della Composizione Corporea presso l'Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli. Acquisendo parametri quali la distribuzione dell’acqua e della massa magra all’inizio, durante e alla fine di una corsa a tappe lunga e dispendiosa come il Giro d’Italia, e confrontandola con altri valori di riferimento (quali ad esempio la composizione quantitativa e qualitativa degli elettroliti), è possibile trarre informazioni sul comportamento del corpo per ottimizzare l’esperienza sportiva. A tal proposito, Marra vuole realizzare un impedenziometro di dimensioni tali da poter essere indossato dai corridori durante le varie tappe, in grado di comunicare via wireless con i sensori (disposti in punti chiave) e con la centralina di registrazione-elaborazione dati. 

 

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