28 May 2015

In Giro: dove vincono i campioni

A Verbania questo Giro splendido vive un'altra bella tappa. Con la vittoria di Gilbert, gli attacchi di Contador e la corsa dei personaggi che ogni giorno ci accompagnano in questo racconto “in Giro”

In giro: dove vincono i campioni

Un'altra tappa bellissima in un Giro bellissimo. Si stanno esaurendo i superlativi per descrivere questa corsa rosa che riesce a regalare emozioni in ogni giornata. Sulle rive del Lago Maggiore, alla vigilia delle ultime montagne, ci pensano la classe del vincitore Philippe Gilbert e l'orgoglio della maglia rosa Alberto Contador. Due dei sei personaggi che anche oggi ci accompagnano in questo racconto “in Giro”.

In testa
Fino a quattro giorni fa, il Giro 2015 non aveva visto nessun corridore doppiare una vittoria di tappa. Negli ultimi tre giorni invece sono stati in tre: l'ultimo nell'ordine è Philippe Gilbert, la cui picchiata solitaria e sorridente verso il traguardo di Verbania resterà tra le immagini-simbolo di questa edizione della corsa rosa. Un'edizione dalla starting list evidentemente povera rispetto ad altri anni o ad altre corse, eppure che si chiuderà con la vittoria del più grande campione per le corse a tappe del ciclismo contemporaneo e con due vittorie di tappa del talento più splendente per le gare in linea dell'ultimo decennio. Scusate se è poco.

In coda
Si chiude qui, a tre giorni dalla fine, il deludente Giro di Juan José Lobato. Lo sprinter della Movistar è costretto al ritiro a causa di una caduta con conseguente frattura della clavicola: una mazzata che infierisce su una corsa già insufficiente di suo. Lobato resta un incompiuto da cui si aspettano sempre grandi risultati per poi restare con le sole aspettative. Anche in questo Giro le sue doti le ha mostrate, tanti begli sprint ma sempre penalizzati da errori tattici. In Spagna si usa dire, per indicare un luogo troppo lontano, partire da Cuenca. E tutte le volate di Lobato sono inziate a Cuenca, con troppa strada da rimontare ai grandi velocisti.

In salita
La logica vorrebbe che Alberto Contador, ora che il Giro lo stringe praticamente in pugno, farebbe bene a tirare un po' il fiato, a limitarsi a marcare a uomo l'unico avversario credibile, Mikel Landa, e conservare energie per il prossimo Tour de France. Ma la logica non funziona sempre con i campioni, specie se si chiamano Alberto Contador e hanno un sassolino nella scarpa dall'attacco Katusha-Astana ai piedi del Mortirolo. Sicchè quanto il Pistolero si ritrova un Landa distanziato per una caduta non ci pensa due volte, mette la squadra a tirare e attacca a tutta. Per il Tour de France c'è tempo.

In discesa
Il Giro-no del Team Sky continua imperterrito. Dopo aver perso ieri la maglia rossa di Elia Viviani e salutato nei giorni precedenti il capitano designato Richie Porte, respinto da fin troppe circostanze sfortunate e da un crollo mentale quasi verticale, oggi gli inglesi sono i protagonisti assoluti della caduta che precede l'ascesa al Monte Ologno (e l'attacco di Contador). Uno strike incredibile che vede finire a terra l'intero team britannico, senza eccezioni. A fine Giro potranno riguardare con piacere alle due vittorie di tappa ottenute, e soprattutto al fatto che questo Giro sarà davvero finito.
 
In Giro
Lungo tutta la corsa rosa, ci siamo ritrovati più volte a fare l'appello di quei grandi campioni delle corse in linea presentatisi al via dalla Liguria. Alcuni sono stati protagonisti, alcuni dei fantasmi, ma uno ancora mancava a questo appello: e nel giorno del bis di Philippe Gilbert si applaude un coriaceo Sylvain Chavanel, protagonista in fuga e terzo di tappa. Non è certo un trionfo, ma il francese è uomo di storie poco trionfali.

In Italia
Ha provato a fare classifica finchè le gambe hanno retto, come da tradizione degli ultimi dieci anni della sua carriera. E come da tradizione, le gambe di Damiano Cunego non hanno retto a sufficienza per inseguire il sogno della classifica, ma questo inseguimento ha finito per vanificare anche la rincorsa a quella vittoria di tappa che gli manca dal 2004. Oggi finalmente il veronese aveva centrato la fuga buona, ma una caduta lo ha obbligato al ritiro. La sfortuna, lei sì, sa agire con il dovuto tempismo.

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