Balykin, è giunta l’ora di fare sul serio

Il passista veloce russo Ivan Balykin della RusVelo ci racconta il suo approccio alla nuova stagione. Lo abbiamo incontrato per capire come i giovani si affacciano al professionismo, fra sogni e dotazione tecnica

Balykin, è giunta l’ora di fare sul serio

È un vero piacere parlare con Ivan Balykin, atleta di 24 anni della RusVelo, formazione Uci Professional Continental Team che ha come direttore sportivo una vecchia conoscenza degli appassionati di ciclismo, Serhij Hon?ar. L’occasione è fornita da Gianni Pederzolli (nella foto con il corridore), biomeccanico incaricato dalla formazione russa di mettere in sella con le giuste misure questo giovane promettente.

Ivan, raccontaci un po’ di te e di come sei arrivato a essere un professionista di tutto rispetto.

«Ho 24 anni e sono in Italia fin da ragazzino: ho fatto tutta la trafila qui nel vostro Paese finché, nel 2013, le mie 5 vittorie da dilettante e i numerosi piazzamenti con la Gs Podenzano hanno convinto RusVelo a darmi una chance nel ciclismo professionistico».

Che bilancio vuoi fare del tuo primo anno da pro?

«Direi più che buono: alcuni piazzamenti, una vittoria al Baltic Chain Tour (la seconda tappa di una gara che tocca Estonia, Finlandia, Lettonia e Lituania, nda) e il primo posto alla cronometro a squadre di Ponferrada, tra i team non World Tour (16° generale, nda)».

Quest’anno punterai a migliorare il tuo score, con la certezza che RusVelo rappresenta una “botte di ferro” per voi giovani russi…?

«Ovvio, son qui per questo! Devo giocare bene le mie carte, impegnarmi e maturare l’esperienza necessaria per essere pronto in due-tre anni, per dare una vera svolta alla mia carriera. RusVelo, come pure Katusha, rappresenta il sogno per noi corridori russi: un team nel quale possiamo crescere sereni come in famiglia ma allo stesso tempo determinati ed agguerriti, nel quale è presente lo spirito patriottico che ci contraddistingue da sempre».

La stagione è appena iniziata: ti alleni già intensamente e macini chilometri su chilometri tutti i giorni?

«Non ancora, per fortuna… Dopo una bella vacanza a casa, ho espletato tutta la burocrazia legata ai documenti ed ai permessi vari, ho iniziato con un po’ di mountainbike e con molta piscina. Ora sto aspettando che mi consegnino le nuove bici e le nuove scarpe ed intanto mi preparo con la ginnastica posturale e lo stretching, più un’uscita tranquilla per muovere la gamba tutti i giorni. La prossima settimana a Montichiari inizieremo un lavoro in pista dedicato all’agilità ed alla preparazione alle crono, per cercare di migliorare le performance dell’anno scorso».

Direi che si tratta di un programma serrato, in cui nulla è lasciato al caso.

«Devo ammettere che non è semplice seguire le tabelle che il nostro coach Fabrizio Tacchino ci prepara, ma è necessario sudare ora per non finire a secco nei mesi decisivi. Il problema che io risiedo a quasi 30 km dalle salite e quindi spesso mi sobbarco un surplus di lavoro solo per arrivarci (ride!)… Scherzi a parte, sono felice di questa mia avventura tra i pro».

Sei qui per fare i test biomeccanici: quanto ritieni possano giovarti?

«Lo sponsor tecnico, Colnago, è una garanzia di qualità per le bici, ma lo sono pure i dettagli ad esse legati, come le misure (così la pensa anche Serhij Hon?ar, il nostro direttore sportivo). L’anno scorso ho ottenuto riscontri positivi, ma avevo la sensazione talvolta di poter pedalare meglio: mi sentivo troppo “lungo” sulla bici da crono, talvolta “corto” su quella da strada: ho deciso così, di comune accordo con il team, di sottopormi a test specifici per riuscire a pedalare in maniera più efficace e con meno danni fisici derivati da stress e fatica. Oggigiorno curare i dettagli può fare realmente la differenza, a tutti i livelli. Anche se alla fine come sempre il motore lo dovrò fornire io…».

Già, ma se il buon giorno si vede dal mattino, direi che la cilindrata è interessante. Auguri per un’annata ricca di soddisfazioni, Ivan. Festeggeremo insieme le tue future vittorie.

«Lo spero! Grazie a voi di ciclismo.it che raccontate anche le storie di noi giovani».

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