13 October 2015

L’Eroica, una cartolina…

L’Eroica, ecco la prima cartolina che abbiamo ricevuto quando abbiamo iniziato a girare per Gaiole in Chianti. Una cartolina spedita con un francobollo, proprio come si faceva tanti anni fa

L’eroica, una cartolina…

 

Indovinello. Non è una gara, ma c’è spirito di competizione. Non è un ritrovo d’epoca ma incontri solo biciclette, abbigliamento e persino uomini del secolo scorso. Non è un evento sportivo, ma se vi partecipi senza allenamento rischi di naufragare. Non è una gita escursionistica, ma se ti guardi attorno pensi di essere in un dipinto impressionista. Non è un viaggio nella cucina toscana, ma è come se entrassi in cucina con una toscana. Non è una festa, è qualcosa di più. Che cos’è?

è l’eroica.

L’Eroica (foto di Pier Maulini, tranne quelle allo stand) è tutto questo e molto altro. È l’idea che per andare avanti, a volte, bisognerebbe fermarsi e volgere lo sguardo al passato, indietro, perché noi ciclisti del nuovo millennio siamo ciò che abbiamo pedalato o ciò che hanno pedalato le generazioni che ci hanno preceduto. Quando ancora gran parte delle strade non erano asfaltate, chi solcava quelle vie bianche era, agli occhi di un osservatore moderno, un eroe. Ecco, l’Eroica appunto.

 

 

E tutto questo non poteva che succedere in Toscana, terra di dolci colline attraversate da pallide carrarecce che, in caso di pioggia, si trasformano in viscide strade dalle sfumature nocciola. Così è stata nel primo weekend di ottobre, L’Eroica numero 19, quella che ha fatto da preludio al ventennale. Pioggia, vento, ma mai freddo e gelido. Sorrisi, abbracci e colori smunti dal passare degli anni. Bici se non antiche almeno vecchie, datate possibilmente prima del 1987, quelle per intenderci che rispettano il regolamento voluto da Brocci e compagni: cambio al telaio sul tubo obliquo, pedali a gabbietta e cavi dei freni esterni al manubrio.

 

 

Tutto ruota intorno alle bici di un tempo, quelle che ci fanno dire "ma io ne avevo una in garage... chissà che fine ha fatto..."! E che più le guardi più l'occhio si affina. Ci vedi nomi noti, Colnago con il suo trifoglio, De Rosa (ancora senza il cuore), Wilier con l'estensione originale Triestina, Gios Torino e Masi; poi chissà quante altre mi sono perso. Ma fra tutte spicca il celeste Bianchi, vera eroina de L'Eroica: per capire quanto fosse leader l'azienda di Treviglio nell'era precarbonica devi fare un salto a Gaiole in Chianti (Si) in questo fine settimana di inizio autunno. Un tripudio di Bianchi, della Fiv, Fabbrica Italiana Velocipedi Edoardo Bianchi.

E poi bancarelle con parti di ricambio che trasudano di storia e chilometri, ceste di legno contenenti moltipliche appartenute a chissà chi, selle in cuoio consumate da natiche centenarie, manubri dalle curve dimenticate, mozzi silenziosi, leve del freno abbandonate al loro destino.

 

 

È la sagra del secolo scorso dove spiccano le divise che hanno fatto la storia, come quella bianca della Peugeot che penzola a fianco di quella azzurrina della Salvarani dietro la quale si intravvede una maglietta con la scritta Molteni. Un flashback nelle pagine in bianco e nero di un ciclismo che fu, e che rivive nello stand Santini con la collezione Eroica. “Ci hanno chiesto di sviluppare capi dall'essenza originale, e per noi è stato semplice: abbiamo aperto i nostri archivi e vi abbiamo scoperto il mondo”, racconta Monica, primogenita  che a fianco della sorella Paola guida l'azienda di famiglia

 

 

E in questo ritorno al futuro troviamo altre aziende che hanno messo mano allo sviluppo di progetti ad hoc, come Bianchi che offre una bici Eroica, nuova ma come se fosse degli anni 80: “Siamo tornati a saldare l'acciaio come trent'anni fa”, ci spiegano allo stand Bianchi, un gazebo quattro per quattro che a noi sembra un tempio.

Ecco, questo è un pezzo di Eroica. Non è tutta L’Eroica, sia chiaro, ma questa è la prima cartolina che abbiamo ricevuto quando abbiamo iniziato a girare per Gaiole. Una cartolina spedita con un francobollo, proprio come si faceva tanti anni fa.

 

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