La mia pedalata col “Cannibale”

Di Riccardo Del Conte

Capita che un malcapitato giornalista, grazie all’atmosfera e all’ospitalità del Salisburghese (a Eugendorf), abbia la fortuna di incontrare e incrociare le ruote di Eddy Merckx.

Dico malcapitato perché con un semi-infortunio e soli 6.000 chilometri di allenamento alle spalle, l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era il tentativo di stabilizzare il tremore alle gambe. Lo scorso 7 settembre sono invitato a partecipare alla Eddy Merckx Classic.

Armi, bagagli e via. Eccomi dunque al cospetto della storia, fatiche comprese. Per parlare di Eddy Merckx non basterebbe un libro intero. Voglio però ricordare il 1972, con la seconda doppietta Giro-Tour e il record dell'ora in Messico, raggiunto anche allenandosi nel suo garage sui rulli, bardato con scafandro e maschere per riprodurre il clima messicano. Respirava 13% di ossigeno e 87% di azoto, una cosa impensabile e che ricordo di avere letto nel libro di Beppe Conti “Ciclismo gloria e tragedie”.

Detto questo, foto di rito e pronti via!

L’Eddy Merckx classic si è svolta in due giorni (anticipata da seminari) e vedeva il grande Eddy protagonista. Il sottoscritto con lui, ma un po’ nascosto dai riflettori, mischiato nel folto gruppo di amatori.

Sabato. Abbiamo percorso 30 chilometri in gruppo con andatura lenta, e abbiamo raccolto fondi a favore della fondazione WingsFor Life. L'incasso è stato notevole: 20.000 euro.

Per l’occasione: maglietta personalizzata e pure la possibilità di superare Eddy in salita, in quanto rallentato da un problema al cambio. Io, dalla mia, reo di averlo anche documentato in foto.

Pomeriggio: una parentesi per visitare la splendida città di Salisburgo, che deve al sale e ai preti la sua ricchezza (egregiamente dimostrata dai palazzi e dai musei del centro cittadino). Cena, di rigore, al Carpe Diem, ristorante stellato creato dal proprietario della bevanda Red Bull.

Il mio pettorale scaramantico…

Domenica. Colazione da campioni, esagerando nettamente il fabbisogno calorico. Percorso altrettanto da campioni. Il più breve dei tre proposti (bello tecnico) con una salita (al 18%, per un tempo immemorabile) che screma subito i “senza polpacci”. Sono stato inserito nel gruppo vip, con il pettorale scaramantico numero 2.313.

Parto con Christopher Losmann dell’ufficio del turismo salisburghese, che è anche l’organizzatore. Ciò mi genera una fiducia innata nei suoi confronti (potrebbe anche insegnarmi delle scorciatoie, penso). Alla prima salita supero il cannibale con grande facilità e mi sento, di conseguenza, onnipotente.

Sensazione che durerà per 10 chilometri, quando vengo superato, a mia volta, dal gruppo partito 5 minuti dopo di me  e che percorre il giro lungo (168 km con 2.551 metri di dislivello). Un sibilo, non li vedo neanche. Fra magnifiche colline e un sole imprevisto c’è l’arrivo. Appagante. Mi sembra quasi una vittoria, anche se il cronometro non mente: 38esimo nella mia categoria. Per me, una giornata particolare che merita il bis.