21 January 2016

Novità e tendenze

Progresso e tecnologia vanno avanti di pari passo, analizziamo cosa succede nel mondo della mountainbike passando ai raggi X alcuni marchi

Novità e tendenze

In questi ultimi anni abbiamo assistito ad una spinta veemente sul fronte innovazione con i costruttori di biciclette e componentistica sbizzarrirsi in progetti, alcuni arditi, altri meno ma più solidi come contenuto, al fine di colmare quei pochi vuoti di mercato ancora rimasti inviolati. È forse sul fronte mountain bike che si è assistita a una pioggia di novità che hanno deliziato il grande pubblico ma dall’altra creato preoccupazione e confusione sulla moltitudine di standard, novità e tendenze introdotte al punto da chiedersi se ce ne fosse realmente bisogno.

Per noi la risposta è “sì”. Sì perché non si avrebbe innovazione e progresso con la stagnazione del mercato, ma anche perché il prodotto si evolve nella direzione di rendere migliore quello che ottimo era già. Potremmo semmai discutere sull’utilità di un qualcosa in ottica di un utilizzo ben specifico ma si sa come fanno i costruttori. Non sono certo onlus e la gara a rubare nuove fette di mercato e offrire al cliente un prodotto sempre fresco, performante, al passo con il mercato fa sì che tante novità introdotte stiano realmente cambiando il settore.

 

Nuove biciclette da cross country

Su quanto visto ai recenti saloni ma anche in World Cup, l’occhio ci è caduto sulle nuove biciclette da cross country. Autentiche fuoriserie con pesi tirati al limite e foriere degli ultimi ritrovati in termini di materiali e tecnologia costruttiva, le xc bike rappresentano il grosso del mercato, sia che si tratti di un top di gamma che una mid level destinata ad un utilizzo più all rounder. La cosa che però più ha catalizzato il nostro interesse è stata la ricerca di nuovi sistemi costruttivi guardando al passato, un periodo dove la sperimentazione per lo più portata avanti da piccoli costruttori o artigiani finiva per essere “catturata” dai grossi e prodotta in grande serie. Due marchi su tutti a nostro avviso hanno reinterpretato un concetto che credevamo perduto, quello dalle front softail. Parliamo di Trek e Bmc.

 

Softail, la storia

Un breve riepilogo del concetto Softail. Nato sul finire degli anni 80 più che altro per sperimentazione al fine di ricavare una sorta di piccola ammortizzazione al carro da accoppiarsi all’introduzione delle prime forcelle ammortizzate, tale sistema ha suscitato diversi interessi senza tuttavia riscuotere il successo alla pari. Sfruttando l’elasticità dei foderi orizzontali del carro, i quali, lavorando di concerto con un monoammortizzatore che collegava i foderi alti al tubo piantone, garantivano una flessione “controllata” ed una ammortizzazione sconosciuta alle sorelle a carro rigido. La softail si proponeva quale anello di congiunzione tra la leggera ma rigida hardtail e la comoda ma pesante full suspension.

Oggi Trek e Bmc reinterpretano alla loro maniera il concetto softail ma lo fanno in maniera differente. Non vogliamo scendere in un’analisi tecnica dei rispettivi modelli ma quanto focalizzarci a questo ipotetico legame passato-presente che ha visto progettisti e tecnici attingere dal passato per aprire un nuovo capitolo della bici da xc.

 

La Procaliber di Trek

Trek con la Procaliber, nome storico presente in gamma quando ancora era attivo il marchio Gary Fisher, attinge dalla sorella stradale Domane la tecnologia Isospeed la quale vede un disaccoppiamento tra tubo orizzontale/foderi obliqui ed il tubo piantone, collegati tra di essi tramite un perno. Complice la possibilità offerta dalla fibra di carbonio di garantire una certa elasticità (o rigidità a seconda dell’orientamento delle fibre e della loro tramatura), la tecnologia Isospeed permette al tubo piantone di flettere sul piano sagittale smorzando piccoli urti e vibrazioni senza venire penalizzati in rigidità e efficienza in trasmissione della potenza. 

 

 

La teamelite 01 e la mtt di bmc

In casa Bmc ricorrono a un sistema tradizionale denominato Mtt e, grazie alla loro esperienza sui materiali compositi, hanno creato una front, la Teamelite 01, in grado di offrire un comfort insperato fino a ieri pur fermando la bilancia su valori inverosimili. 

 

 

L’Mtt di Bmc si basa su un concetto più tradizionale e quindi in linea con il vecchio progetto softail, ovvero quello di usare l’elasticità del carro come ammortizzatore. Mentre ai foderi orizzontali è demandata la funzione di flessione, quelli obliqui convergono al tubo piantone collegandosi per mezzo di una coppia di elastomeri sostituibili in tre differenti densità sostituibili in base ai gusti personali del biker.

Mentre scriviamo ci giungono rumors di come altri brand stiano sperimentando analoghe soluzioni. Abbandonando adesso la soluzione softail ci torna in mente un’altra idea invero molto originale che distinse diversi costruttori che l’adottarono diventando in alcuni casi veri e propri marchi di fabbrica. Parliamo dei foderi alti del carro.

 

Uno sguardo al passato

Tornando indietro negli anni impossibile non citare marchi noti di cui molti scomparsi. Come Mantis fondato dal guru Richard Cunningham.

 

 

 

Ma anche Yeti.

 

 

Per poi aggiungere alla lista la  Kestrel  MXZ, la nipponica Nishiki Alien e l’americana Haro Extreme fino alle leggendarie Alpinestars EOS e la tecnologica Scott Endorphin. L’idea di elevare il carro non rappresentava un vezzo estetico fine a sé stesso ma la ricerca di una risposta del carro differente dai soliti canoni costruttivi in una maggiore flessione pur compattando lo stesso verticalmente. Altri vantaggi riassumibili in una quasi pressoché totale assenza di sbattimento della catena contro il fodero, sostituzione della catena senza necessità si smagliarla. Erano i tempi in cui fantasia, originalità e ricerca della massima funzionalità permettevano ai progettisti di avere carta bianca nel realizzare biciclette che non mancavano di attirare anche gli sguardi dei più scettici.

 

Sul fronte hardtail

Sul fronte hardtail questa soluzione è stata raramente ripresa salvo Trek che con la nuovissima Stache 9r in formato 29+ ha richiamato l’attenzione non solo degli addetti ai lavori ma anche del pubblico che ha risposto subito in maniera positiva alla soluzione scelta. La difficoltà di alloggiare una ruota di ben 3” di sezione rappresenta comunque una sfida per i telaisti senza che questi si scontrino con gli obblighi a modificare il carro e le geometrie. L’intuizione del team Trek nell’alzare il fodero orizzontale così da “abbracciare” la ruota lasciando inalterata la zona del movimento centrale e conseguente limitazione nella scelta della guarnitura è una sfida vinta a piene mani sia sul fronte estetico che funzionale.

 

Anche in questo caso il passato offre una possibilità di riadattamento di un qualcosa che le passato stupiva e che oggi invece trova la sua validità nel sempre più ingombrante mercato con le sue numerose proposte. Abbiamo la sensazione che la new age della mountain bike stia sempre più guardando ai progetti che hanno caratterizzato la golden era della mountain bike ma rivisti in chiave moderna sfruttando i vantaggi che i materiali odierni sono in grado di offrire e garantire. Se l’elettronica ormai è onnipresente con trasmissione e forcelle a controllo elettronico (a proposito, chi ricorda le forcelle Girvin con lockout elettromeccanico?), anche sulla componentistica sembra ritrovare tale tendenza.

RockShox ha riaperto la discussione sulle forcelle a steli rovesciati con l’esclusiva RS-1.

 

 

Senza dimenticare le leggendarie Marzocchi, marchio precursore che aveva stupito il mercato proprio con le forcelle rovesciate. O citiamo ancora la nuova forcella Leaf che sfrutta lamine in carbonio ma che ripropone il sistema a parallelogramma che richiama alla memoria le Proflex con forcelle Girvinn sebbene a parallelogramma rovesciato. Non parliamo del ritorno prepotente delle corone ovali ormai onnipresenti che riportano alla mente le leggendarie Shimano Biopace.

Sono solo alcuni degli esempi di come il passato offra sempre spunti da cui attingere a piene mani e riproporre novità che oggi potrebbero rappresentare valide alternative agli standard classici e tornare a far sognare i biker “attempati” ma anche stupire quelli nuovi che scoprirebbero cosi un qualcosa che sebbene ideologicamente appartenente al passato si mostra ancora tremendamente attuale ed efficace. 

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