di Andrea Vivian
24 August 2015

La sconfitta? Strumento di crescita

La sconfitta è parte integrante dello sport: deve essere vissuta, compresa, assimilata e accettata. Vi parliamo di autostima e di come fare una più corretta valutazione delle proprie risorse: punti di forza e criticità (prima parte)

La sconfitta? strumento di crescita

Statisti, inventori, sportivi, filosofi, artisti, scrittori, poeti, vissuti in culture ed epoche storiche differenti, hanno decantato, nel corso dei secoli, le qualità terapeutiche della sconfitta, esperienza necessaria per raggiungere il successo o l'obiettivo prestabilito in ogni ambito della nostra vita. “Il successo è l'abilità di passare da un fallimento all'altro senza perdere l'entusiasmo”. Winston Churchill (statista).

 

L’importanza di perdere

La sconfitta è parte integrante di un atleta e come tale deve essere vissuta, compresa, assimilata e accettata. Senza di essa non esisterebbe nemmeno la vittoria e quindi lo sport. “Posso accettare di fallire, chiunque fallisce in qualcosa. Ma io non posso accettare di non tentare”. Michael Jordan (giocatore di basket)

Se osserviamo il modo in cui gli atleti, appartenenti alle più disparate discipline sportive, affrontano gli eventi negativi che, di volta in volta, si presentano durante la loro carriera agonistica, possiamo giungere alla conclusione che tutti sono in grado di fare fronte e gestire un evento positivo ma pochi riescono a governare in modo costruttivo la sconfitta. La maggior parte degli atleti di alto livello, facendo tesoro dell'insegnamento che una sconfitta ha originato, sono in grado di reagire ripartendo con nuove motivazioni e stimoli senza farsi sopraffare dallo stato d'animo che questo episodio ha provocato. Anche i più grandi sportivi che la storia ricordi hanno fallito in qualche occasione. Hanno avuto momenti nei quali tutto funzionava, ogni gesto, ogni azione risultava perfetta. “Soltanto una cosa rende impossibile un sogno: la paura di fallire”. Paulo Coelho (scrittore).

 

Imparare dagli errori

Hanno vissuto altresì momenti nei quali il loro approccio, le azioni svolte e le decisioni prese non hanno dato i risultati sperati, portandoli alla sconfitta. A differenza degli atleti perdenti, essi non si sono compatiti, non si sono pianti addosso a lungo ma hanno analizzato, con il tempo necessario e con freddezza, le motivazioni che hanno portato a quel risultato e si sono preparati al meglio o in modo differente per gli appuntamenti successivi. “Se ce la metto tutta non posso perdere. Forse non vincerò una medaglia d'oro, ma sicuramente avrò vinto la mia battaglia personale”. Ian Thorpe (nuotatore).

 

E l’autostima?

Sconfitte importanti potrebbero minare l'autostima di uno sportivo. Il fattore psicologico che ne deriva potrebbe portare a dubbi sulle proprie qualità, alla condanna di sè stesso, a sensi di colpa. L’atleta deve capire che l'episodio negativo subìto è solo qualcosa che si sta vivendo in quel preciso momento e non è un fattore che va a mitigare le qualità possedute antecedentemente alla sconfitta. Egli deve comprendere che può affrontare l'esperienza della sconfitta crescendo con e grazie ad essa. "Chi ha paura d'essere battuto sia certo della sconfitta". Napoleone Bonaparte (statista).

 

Una più corretta valutazione delle proprie risorse

La sconfitta potrebbe servire per fare una più corretta valutazione delle proprie risorse, punti di forza e, al contempo, delle criticità. Il modo in cui viene affrontato un fallimento è spesso legato all'educazione e alle esperienze vissute in età giovanile e ai contesti sociali nei quali si è cresciuti. L'autopunizione raramente consente all’atleta di ritrovare la motivazione necessaria per raggiungere un obiettivo ma il più delle volte compromette il rapporto con sé stesso pregiudicando i risultati successivi e proiettandolo in una spirale di fallimenti. “È necessario imparare a sopravvivere alle sconfitte. È in quei momenti che si forma il carattere”. Richard Nixon (statista).

 

Fine prima parte

Per leggere altri articoli dedicati all’allenamento vi consigliamo questo articolo dedicato alla “capacità di adattamento” (clicca qui).

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