di Andrea Vivian
25 October 2015

La sindrome da sovrallenamento

Per scongiurarla è fondamentale pianificare volume, intensità, frequenza, densità, metodi di recupero e calendario delle gare, che analizziamo passo a passo con voi

La sindrome da sovrallenamento

I notevoli volumi di lavoro legati agli impegni competitivi e agli allenamenti del ciclista, man mano che crescono gli impegni agonistici, fanno emergere una sempre più crescente casistica di problematiche e di inconvenienti derivanti dall’affaticamento. Nel ciclismo, con l’infittirsi del calendario agonistico, risulta pressoché impraticabile un recupero organico completo tra le varie unità allenanti o tra le molteplici competizioni svolte nel corso della stagione.

Così come nel ciclismo professionistico, anche tra gli amatori si deve cercare di evitare la sindrome da sovrallenamento che provocherebbe un decadimento del rendimento performante e un disequilibrio generale dell’organismo. Per scongiurare tutto ciò è fondamentale pianificare il volume, l’intensità, la frequenza, la densità, i metodi di recupero, il calendario delle gare e altro.

 

L’esaurimento delle scorte energetiche intramuscolari

L’affaticamento dell’atleta può essere causato perlopiù dall’esaurimento delle scorte energetiche intramuscolari (diminuzione delle riserve di glicogeno, disidratazione, diminuzione delle scorte di lipidi, calo della quota di ossigeno). Questa fatica è soggettiva e differisce da atleta ad atleta, in relazione alle qualità aerobiche e anaerobiche che lo sportivo possiede. La produzione di acido lattico, ad esempio, provoca un rallentamento dei movimenti e una limitazione dell’intervento muscolare. Per esercizi svolti ad intensità superiori al massimo livello sostenuto dal metabolismo aerobico, il movimento viene limitato prima dall’accumulo di acido lattico e successivamente dalla riduzione delle riserve di glicogeno muscolare.

 

La nostra capacità di sopportare l’evento stressante fa la differenza

Spesso, a parità di requisiti fisici e organici, il livello relativo al requisito psicologico posseduto dall’atleta di sopportare l’evento stressante che provoca la fatica, è l’ago della bilancia che fa vincere o perdere una competizione. O consente o meno di superare il proprio limite o l’avversario.

La fatica, come il dolore, è un’azione protettiva che l’organismo mette in atto per preservare la propria integrità. Interrompere o diminuire lo sforzo fisico per non giungere a situazioni irreversibili sembrerebbe la causa dell’insorgere della fatica.

 

Definizione di affaticamento

 

“Condizione di un organismo, conseguente a lavoro prolungato o intenso, caratterizzato da progressivo esaurimento della riserve energetiche” (tratto da Treccani, clicca qui).

Enoka e Stuart definiscono questo fenomeno fisiologico come “…una condizione generale con la quale si denota una limitazione acuta della capacità di prestazione, che si manifesta con l’aumentata percezione dello sforzo necessario per sostenere una forza fino all’incapacità di sviluppare la forza stessa”.

La fatica muscolare dipende, essenzialmente, dalla tipologia dell’attività fisica svolta, dall’intensità dell’esercizio e dalla sua durata. Questi fattori condizionano il tipo di fibre muscolari coinvolte.

 

I differenti tipi di fatica

La fatica centrale deriva da cause che hanno origine nel sistema nervoso centrale. In questa sede prendono vita i movimenti, dall’ideazione alla conduzione dell’impulso dal centro alla periferia. La fatica centrale, data anche dai fattori quali motivazioni psicologiche, capacità di autocontrollo emotivo e sopportazione del disagio fisico, come si è già accennato in precedenza, è quella che fa spesso la differenza in una prestazione;

La fatica periferica viene provocata da fenomeni che si verificano nel motoneurone spinale, nella placca motrice e nella fibra muscolare. Nel ciclismo è la componente periferica la sede principale dell’insorgenza della fatica (fatica muscolare);

La fatica cronica (overreacingh) si manifesta a seguito di una serie troppo ravvicinata di sforzi con recuperi parziali. Si possono verificare soffi cardiaci funzionali, aritmie extrasistoliche, diminuzione dell’elasticità polmonare e della capacità vitale;

Sovrallenamento (overtraining), in questo caso si riscontra un deficit organico che aumenta di gravità con il procedere degli eventi stressanti (allenamenti e competizioni). Il sovrallenamento provoca un calo delle capacità prestative.

 

Appurato questo, bisogna analizzare l’adattamento allo stimolo allenante (di cui vi parliamo nel prossimo articolo).

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