31 January 2016

Trionfo belga a Zolder, Van Aert iridato

Al termine di una gara dai continui cambi di scena, Wout Van Aert si laurea campione del mondo davanti a Lars Van der Haar e Kevin Pauwels. Quarto posto per Sven Nys, all'ultima gara in carriera.

Trionfo belga a zolder, van aert iridato

C'è un protagonista nel ciclocross che non sente il peso degli anni, che riesce a stare sotto le luci della ribalta anche quando non è atteso e in pochi istanti può decidere il corso di una gara. Quel protagonista è il caso. Temuto, studiato, cercato o evitato, il caso è un compagno presente in ogni corsa, inevitabile in uno sport che si disputa lontano dalle comodità dell'asfalto o del legno, laddove pioggia o gelo possono trasformare il terreno di gioco in maniera sostanziale. Il mondiale di Heusden-Zolder doveva essere un testa a testa tra i due giovani protagonisti del ciclocross attuale, e invece si è rivelato un palcoscenico eccezionale per applaudire alla recita del destino, del caso che governa gli universi e che non ha paura di sporcarsi anche nel fango belga che si colora dell'iride.

E' entrato in scena con irruenza poco dopo metà gara oggi, il caso. Nel momento più importante, nella gara conclusiva di questo weekend brabantino che ci aveva già regalato spetacolo ed emozioni: l'impresa in rimonta di Thalita de Jong e l'ennesimo podio "maledetto" di Sanne Cant, il trionfo di Eli Iserbyt e l'erroraccio esultante di Adam Toupalik, i piazzamenti degli italiani mai così costanti (settimi Eva Lechner, Gioele Bertolini e Alice Arzuffi, sesto Jakob Dorigoni), e pure il famigerato motorino di Femke Van den Driessche.

E dire che il mondiale maschile elite era iniato nella maniera più prevedibile: con tutti i belgi davanti sin dalla partenza per impedire al favorito numero uno Mathieu Van der Poel di prendere il volo sin dal primo giro, e con Van der Poel stesso rientrato e riportatosi in testa già alla prima ascesa verso l'Osservatorio. Una giro del circuito e la situazione sembrava già chiara con un terzetto all'attacco composto dai duellanti Van der Poel e Van Aert e il solo Lars Van der Haar a tenergli, faticosamente, le ruote. Due olandesi e un belga, eppure è il belga a fare il passo. Wout Van Aert mena le danze, ogni tanto attacca e ogni tanto rallenta, ma non fa mai il vuoto, anzi è proprio il suo ritmo incostante a favorire il rientro prima di Kevin Pauwels, poi di Laurens Sweeck, infine di Sven Nys.

Ed è qui che i 70mila spettatori di Heusden-Zolder esplodono, quando al quarto giro il campionissimo del ciclocross si lancia persino all'attacco. Su quel rettilineo in contropendenza sotto le tribune dove Nys ha costruito i suoi trionfi su questo circuito e dove ancora oggi, all'ultima gara in carriera, dimostra di essere l'unico in grado di leggere il terreno stesso, cambiando linea all'improvviso per sfruttare al meglio la propria potenza. Non farà la differenza, Nys, ma aiuterà tutti a capire che il passaggio decisivo sarà ancora quello, ma l'attore protagonista lì sarà il caso. Mancano poco più di tre giri all'arrivo quando, nella rampa che immette allo stesso rettilineo, Mathieu Van der Poel fa qualcosa di imprevisto: sbaglia. L'errore di Van der Poel sarebbe irrilevante se non ci si mettesse di mezzo la sorte a guidare il piede dello sbilenco campione uscente ad affondare non nel fango ma dritto tra i raggi della ruota anteriore di Wout van Aert. I due rivali che avrebbero dovuto condurre la corsa in un testa a testa, si trovano invece protagonisi di uno strano balletto, con il belga che afferra la caviglia di Van der Poel e lo guarda addirittura negli occhi. La corsa si decide qui, con un piede incastrato e due destini divergenti.

Il più lesto ad approfittare dell'incidente è Lars Van der Haar, che da qui si lancia all'attacco con una corsa perfetta: un giro all'attacco per sgretolare le certezze degli avversari, un secondo in difesa a conservare il vantaggio maturato. Van der Haar comincia la penultima tornata con una decina di secondi di vantaggio su un terzetto belga composto da Sven Nys, Kevin Pauwels e un indiavolato Van Aert che proprio sotto lo striscione del traguardo scatta all'inseguimento. La reazione del giovane belga all'incidente è infatti opposta a quella di Van der Poel: mentre l'olandese perde completamente la concentrazione e inanella gli errori che lo metteranno definitivamente fuori di giochi, Van Aert riparte a tutta da subito.

E' concentrato su questo appuntamento da oltre un mese e dimostra di averlo preparato sino al minimo dettaglio. La chiave del finale di gara sta tutta qui. Van der Haar è tenace e coraggioso, prova a difenersi in ogni modo e persino quando Van Aert lo raggiunge non si perde d'animo e gli si incolla alla ruota. Ma Van Aert oggi è un uomo con una missione da compiere e non accetta intromissioni ad chicchessia: il caso, un avversario olandese o la sua stessa stanchezza. Van Aert supera il rivale quando quest'ultimo azzarda un incomprensibile cambio bici e guida la corsa per tutto l'ultimo giro. Van der Haar prova a giocarsi le sue ultime carte rischiando tutto in discesa, ma sull'ultima rampa fangosa il belga contrattacca a piedi e guadaga il margine decisivo per poter esultare con calma sul rettilineo finale. Ad accompagarlo è il tripudio di un pubblico belga molto poco sportivo quando si è trovato a sputare e gettare birra su Van der Haar ma esaltante nel finale quando l'applauso è stato tutto per il campionissimo ai saluti. Ha persino sfiorato il podio, Sven Nys, in un ultimo giro che ha segnato il tracollo di Van der Poel (da 3° a 5° nella tornata conclusiva) e la rimonta fino al bronzo di Kevin Pauwels. Un addio quasi trionfale quello di Nys, che non potrà festeggiare un'ulteriore medaglia individale ma che concorre da protagonista al trionfale pomeriggio della nazionale belga e di Wout van Aert, assoluto domiatore di questa stagione, più forte degli avversari e persino del caso.

Ordine d'arrivo:

1. Wout Van Aert (Bel) in 1h05'52";
2. Lars Van der Haar (Ned) a 5";
3. Kevin Pauwels (Bel) a 35";
4. Sven Nys (Bel) a 39"
5. Mathieu Van der Poel (Ned) a 47".

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