25 April 2015

Giro di Turchia, stop a ritardi e incidenti: ora parla la strada

Al via domani da Alanya l'ultima corsa prestigiosa prima del Giro. Ventuno squadre, sei Pro Tour, quattro italiane. Ci sono Boonen e Cavendish. Dagli aerei che non caricano materiali a quelli dall'atterraggio non impeccabile.

Giro di turchia, stop a ritardi e incidenti: ora parla la strada

Spuntando i test che ancora mancano al via del Giro d’Italia si passa in un amen dal Trentino alla Turchia, da lunghe e severe ascese alle volate vertiginose tra gli sprinter più acclamati. Non sembra quasi esservi soluzione di continuità, in fondo c’è un solo giorno di stop tra le due prestigiose corse. Ed è proprio questo il punto. Il Giro di Turchia parte domani da Alanya con un cast d’eccezione ma senza alcuna presentazione ufficiale, con una sola conferenza di spessore eppure stereotipata e poco pubblicizzata, allestita in onore di Mark Cavendish.


Attese, speranze e paure in alta quota

 

Il motivo? I gravi ritardi nella consegna dei materiali fatti registrare nella giornata di venerdì hanno fatto saltare qualsiasi impegno promozionale. Bici, ruote, frigoriferi, casse di materiale vario sono rimaste a terra, mentre gli uomini volavano accumulando ritardi su ritardi alla volta di Istanbul e poi di Antalya. La corsa deve ancora scattare e già c’è una certa selezione: la prima tappa, disputatasi da fermo, ha visto l’Astana ricomporre e collaudare tutte le bici a disposizione, mentre la Novo Nordisk di Podenzana – nel rispetto dei valori a cui il ciclismo ci ha abituato - ne ha ritirata una su tredici. Pochissimi gli atleti ieri saliti in sella, seppur per un leggero riscaldamento. Il grosso dei materiali arriverà in serata e sarà una notte dura, quella della vigilia, per meccanici e factotum delle squadre.
Non è tutto: l’incidente occorso in atterraggio al volo che dalla Malpensa a Istanbul trasportava tra i 97 passeggeri un giornalista italiano (Andrea Fin) ed un fotografo polacco (Artur Machnik) diretti alla corsa, risoltosi per fortuna con tanto spavento e niente più, autorizza a riflettere come il Presidential Cycling Tour of Turkey, al secolo Giro di Turchia, debba far parlare da domani soltanto di storie di strada, con protagonisti a due ruote, possibilmente a lieto fine.


Tanti possibili protagonisti, un solo vincitore

 

La tappa inaugurale è un anello di 145 chilometri attorno ad Alanya, laddove la leggenda narra si sia inabissato Icaro. Si diceva di un parco partenti ricco di gloria. Dal rientrante Tom Boonen, al già citato Cavendish, tanto per rimanere in casa Etixx-QuickStep. E poi Andre Greipel e il suo compagno Thomas De Gendt (Lotto Soudal), un Valerio Agnoli finalmente con i gradi di capitano (Astana), i velocisti Modolo, Ferrari, Colbrelli, Appollonio, Hutarovich, Bos, Renshaw, Petacchi, Sbaragli, Mareczko, il sempreterno Rebellin e i cacciatori di tappe Battaglin, Selvaggi e Behrane. Ventuno squadre, sei Pro Tour, quattro italiane. Storicamente il Giro di Turchia lo si vince per una manciata di secondi, a volte anche cinque come accaduto lo scorso anno ad Adam Yates (assente nel 2015), che rischiò d’imporsi per uno se non fosse riuscito a schiodarsi di ruota per pochi metri il rivale Taaramae, nell’ultima frazione. Questo insegna che il campo è aperto a moltissimi corridori, tra favoriti e outsider. Che la bagarre abbia inizio, dunque. Al Giro d’Italia ci si penserà a tempo debito.      

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