Arriva il Tour: non c'è niente di male nell'esaltarsi un po', almeno secondo questa ironica pubblicità danese

Non c'è solo l'europeo di calcio: tra il Giro d'Italia e l'imminente Tour de France, è facile farsi prendere la mano. Ecco come la televisione danese descrive l'esaltazione di alcuni amatori in vista del grande evento ciclistico in terra di Francia. Una pubblicità che fa sorridere, e anche un po' chiedersi: "Sono anche io così?"

Una nuova pubblicità danese ritrae perfettamente in un minuto cosa vuol dire farsi prendere dall’esaltazione, concedendosi qualche piccolo momento quotidiano di illusione atletica. Trasmessa in questi giorni di attesa del Tour de France da TV2, il canale danese che a partire dal prossimo 26 giugno trasmetterà le tappe del Tour, ritrae uomini di mezza età – non troppo in forma – che ritrovano la passione per il ciclismo, forse esagerando un pochino con l’immedesimazione nei loro beniamini professionisti. Sono il ritratto perfetto di quello che nel mondo anglosassone viene chiamato mamil, acronimo di "middle-aged man in lycra", uomo di mezza età che indossa una fibra sintetica elastica come le tutine attillate da ciclismo. Sulle note della canzone francese “Non, je ne regrette rien”, in italiano “No, non rimpiango niente”, resa celebre da Edith Piaf negli anni ‘60, gli attori si depilano le gambe, tirano in dentro la pancia ed escono di casa con espressione fieramente eroica, sfoderano la bicicletta rimasta troppo tempo impolverata; lottano con l’attacco del pedale quando devono ripartire all’incrocio o si lanciano in una sfida in salita con una mamma in bicicletta che trasporta i figli. La pubblicità è insomma il ritratto dell’esaltazione più pura: e a chi non è mai capitato di esagerare un pochino con la trasfigurazione onirica in preda all’emulazione? Qualche critica è stata avanzata per il fatto di rimanere legata a uno stereotipo, soprattutto di genere, che tralascia non solo tutta la parte femminile del mondo amatoriale ciclistico (le donne sono rappresentate in modo subalterno alla passione dei mariti o padri), ma offre anche un’immagine parziale di ciò che il ciclismo è diventato, soprattutto nell’ultimo periodo. Ma in fondo questa breve pubblcità non pretende nemmeno di essere un trattato di sociologia, è solo un minuto ironico che ci vuole dire: ora che arriva il Tour de France (ma potrebbe valere per qualsiasi sport, dal Giro d’Italia all’Europeo di calcio) non c’è niente di male nell’esaltarsi un pochino.

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