30 September 2015

Il nuovo consumo alimentare degli sportivi

Abbiamo chiesto ad Anna Zinola, autrice del libro “Nuovi modelli di consumo alimentare. Dal social eating ai prodotti “senza”: come sta cambiando il nostro rapporto con il cibo”, quali possono essere le declinazioni per gli sportivi

Il nuovo consumo alimentare degli sportivi

Vi abbiamo parlato di una novità in libreria: “Nuovi modelli di consumo alimentare. Dal social eating ai prodotti “senza”: come sta cambiando il nostro rapporto con il cibo”. Abbiamo chiesto all’autrice, Anna Zinola, quali possono essere le declinazioni per gli sportivi considerando i nuovi modelli di consumo alimentare trattati nel suo libro. Ci indicato sei punti chiave.

Il “senza”

Il mercato degli alimenti “senza” un ingrediente (senza glutine, senza lattosio e senza zucchero, per esempio.) sta vivendo un vero e proprio boom. Basti pensare che il solo comparto del gluten free vale 250 milioni di euro (dati Aic) mentre i consumatori che dichiarano di soffrire di disturbi a causa del lattosio sono oltre 4 milioni (dati Nielsen). Questo fenomeno si è fortemente sviluppato anche tra chi pratica sport (a livello agonistico e non) poiché i prodotti “senza” garantiscono spesso un più alto livello qualitativo e una migliore digeribilità. Vi è, insomma, la sensazione che facciano meglio, o almeno, non facciano (troppo) male…

Lo spirito verde

Green, chilometro zero, bio. Le declinazioni sono tante, ma l’obiettivo è comune: optare per un’alimentazione il più possibile naturale. Nasce da qui, per esempio, la tendenza ad acquistare i prodotti del territorio oppure a preferire frutta e verdura coltivati secondo i dettami dell’agricoltura biologica. Anche questo è un trend che ha un riverbero evidente nella dieta degli sportivi, che sono particolarmente attenti alla qualità di ciò che mangiano. Un esempio? Emerge, tra chi pratica regolarmente sport, la propensione a preferire i prodotti realizzati con farine integrali biologiche e i grassi di origine vegetale, come l’olio di oliva.

Frutta (anche) da bere

La gran parte dei consumatori (e tanto più gli sportivi) sanno che è importante mangiare ogni giorno una quantità adeguata di frutta e verdura. Molte persone integrano l’assunzione di prodotti freschi con frullati, succhi, centifughe, spremute. Si tratta, di fatto, di un mercato enorme, che vale nel complesso 890 milioni di euro, pari a 705 milioni di litri (dati Nielsen). Attenzione, però: questi 705 milioni di litri sono composti da bevande molto diverse. C’è la spremuta 100% frutta, che viene conservata nel banco frigo e ha una shalf life limitata, e c’è il succo a lunga conservazione con un contenuto di frutta inferiore al 12%. Insomma, un mare magnum in cui non è sempre facile orientarsi.

L’informazione prima di tutto

Non si compera (e mangia) a caso, basandosi semplicemente sul proprio gusto personale (mi piace/non mi piace), sulla marca o sul prezzo. Oggi le informazioni sui prodotti sono essenziali per orientare la scelta di acquisto, tanto più per chi pratica sport in modo regolare. I dati parlano chiaro: l’86% degli sportivi legge abitualmente le etichette dei prodotti alimentari, il 56% analizza i valori nutrizionali e il 51% verifica la provenienza e/o la filiera produttiva (fonte: Nets).

I templi del benessere

Il supermercato tiene ma i nuovi store specializzati avanzano. Il supermercato tiene grazie alla presenza di un’offerta che è contemporaneamente vasta, in grado di soddisfare le esigenze di spesa quotidiana, e mirata, in grado di soddisfare bisogni abbastanza specifici. Si pensi, per esempio, al progressivo ampliamento dello scaffale dedicato agli integratori o agli alimenti specifici per lo sport. In parallelo, tuttavia, si affermano gli store specializzati (dalle grande superfici dedicate allo sportivo ai negozi di integratori), che offrono il valore aggiunto della consulenza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA