di Filippo Cauz - 30 October 2015

Le pagelle della stagione 2015

Con le ultime corse esotiche si conclude la stagione del ciclismo su strada. Un'annata ricca di emozioni che vogliamo rivivere attraverso i voti ai suoi protagonisti

Le pagelle della stagione 2015

Alejandro Valverde  9
Corridore che invecchia meglio di un buon vino. A 35 anni è protagonista dell’ennesima annata da incorniciare, firmando la tripletta a Freccia Vallone e Liegi (all’Amstel è solo secondo), conquistando il secondo titolo nazionale e salendo finalmente sul podio del Tour sognato per tutta una vita. Il tutto in una stagione iniziata a gennaio e conclusa a ottobre, con ancora una tappa vinta alla Vuelta e piazzamenti importanti (5° e 4°) a Mondiale e Lombardia, tanto da chiudere la classifica World Tour con 200 punti di vantaggio sul secondo. Spesso è accusato di correre al risparmio, ma il murciano è l’unico dei big a non staccare mai la spina, uno che chiude la stagione cn più di 15’000 km di gara all’attivo. Un corridore d’altri tempi, che al ciclismo mancherà mostruosamente, quando si deciderà ad invecchiare.

André Greipel  9
Alzi la mano chi, a inizio stagione, avrebbe scommesso sul Gorilla di Rostock come re dei velocisti del 2015. Probabilmente nessuno. Invece il tedesco approfitta alla grande di un anno anomalo tra le ruote veloci per vincere tanto e bene, con un dominio incontrastato sulle strade di Francia. Ma il bello di Greipel è che quando non vince è pronto a mettersi al servizio della squadra, come al Fiandre, alla Roubaix o a Richmond. Un grande vincente che sa essere un grande gregario.

John Degenkolb  8
Parte forte da inizio stagione e a primavera è irrefrenabile, e non si può non applaudire un corridore capace di vincere in successione Sanremo e Roubaix. Peccato soltanto che da lì in poi sia pressochè scomparso, costretto ad attendere l’ultima tappa della Vuelta per tornare a vincere. La primavera è indimeticabile, la stagione in toto forse no.

Alexander Kristoff  8
Un altro campionissimo di regolarità, protagonista di una primavera devastante dove dall’Het Nieuwsblad fino alla Roubaix fatica a uscire dai primi 10 e di mezzo ci infila l’impresa di un Fiandre vinto da cacciatore di classiche. Manca una tappa al Tour, ma vince a Plouay e sfiora il podio mondiale. A 28 anni il norvegese non smette di crescere.

Fabio Aru  8
Questo 2015 potrebbe essrere ricordato come la stagione della consacrazione questa per il corridore sardo, con una Vuelta vinta all’ultimo istante grazie ad un ottimo gioco di squadra, ma soprattutto con un Giro in cui Aru ha dimostrato quella che sembra essere la sua maggiore capacità: il saper soffrire. La sua ascesa al Mortirolo, in crisi e staccato da Landa e Contador, è uno dei momenti più intensi dell’intera stagione.

Alberto Contador  8
Ci ha provato e riprovato a conquistare quella doppietta maledetta Giro/Tour che nel ciclismo manca ormai dal 1998, ma il campione di Pinto si è trovato troppo spesso a combattere contro le sue stesse gambe che non rispondevano come previsto. Bravissimo a conquistare un Giro contro un Landa più in forma di lui, al Tour deve accontentarsi del 5° posto, complice una caduta. Lo stesso risultato del 2011, che lascia presagire diversi altri anni senza doppiette.

Rubén Plaza Molina  8
Una tappa al Tour (con una grande terza settimana) e una tappa alla Vuelta, ma il voto per il corridore spagnolo è soprattutto per quest’ultima. La sua vittoria a Cercedilla, dopo 114 chilometri di fuga solitaria, è indubbiamente il gesto tecnico più bello dell’intera stagione, e forse oltre. Una giornata destinata ad essere ricordata a lungo, e un premio alla carriera per questo corridore che, dopo anni al servizio dei propri capitani, ha potuto finalmente assaporare la gloria più grande.

Adam Hansen  8
Cosa si può dire di più a un corridore che ogni anno si schiera al via di tutti e tre i Grandi Giri e puntualmente li porta a termine correndo sempre al servizio della squadra? Nulla. Con i tre del 2015 sono 13 di fila, un nuovo record che difficilmente verrà battuto nei decenni a venire.

Peter Sagan  7.5
Non è soltanto il nuovo campione del mondo, ma un protagonista di un’annata priva di grandi vittorie ma non di acuti. La sua prima stagione in maglia Tinkoff parte forte subito ma si affievolisce in una primavera deludente, si rilancia con un Tour pazzesco dove la mancanza di una vittoria di tappa è (quasi) inspiegabile, per concludersi a braccia alzate a Richmond. Un finale che fa sognare per il suo 2016 in maglia iridata.

Christopher Froome  7.5
Vince il Tour con una forza mentale che non aveva mai mostrato in carriera: dà una gran botta a tutti sulla prima salita e poi è bravissimo a controllare. Non pago della maglia gialla, si presenta al via della Vuelta dove è solo una caduta a metterlo fuori corsa. Una caduta nei primi chilometri del tappone di Andorra, che il kenyano riesce comunque a portare a termine nonostante una frattura al piede. Basterebbe questa giornata per promuoverlo a pieni voti.

Mikel Landa  7.5
Se non fosse un predestinato, benchè dato un po’ per disperso nelle ultime stagioni, lo spagnolo sarebbe da indicare come la rivelazione della stagione. Una definizione vaga che nasconde quella più chiara di scalatore dell’anno: protagonista luminoso al Giro (frenato in classifica solo dalle tattiche Astana) e vincitore del tappone della Vuelta, Landa guadagna ancora più considerazione per il supporto che riesce a offire alle vittorie dei suoi capitani sia in Spagna che al Lombardia. L’anno prossimo in Sky sarà lui la punta, e gli avversari già tremano.

Vasil Kiryienka  7.5
Finalmente si laurea campione del mondo a cronometro, un titolo che meritava come pochi in gruppo. Lo ottiene al termine di un’annata da ricordare, impreziosita dalla cronometro di Valdobbiadene al Giro.

Romain Bardet  7
Nel 2014 aveva stupito tutti finendo a ridosso del podio al Tour, quest’anno accontano più velocemente la classifica ma a Saint Jean de Maurienne firma un’impresa da applausi che fa il paio con quanto già mostrato a Pra-Loup al Delfinato. E’ probabilmente il miglior discesista in gruppo, e non ha mai paura di attaccare anche da lontano. Mezzo punto in più per aver prolungato la stagione fino alla fine, ben oltre il Tour.

Vincenzo Nibali  7
Annata assurda quella del messinese, con l’ennesima primavera buttata via per non compromettere il Tour, quel Delfinato corso col bilancino quando la gamba scappava e poi un Tour che pareva una tragedia ma che in fondo finisce con un nobile quarto posto e una splendida impresa alpina. Un risultato ingigantito dalla vittoria del Lombardia a coronare un autunno da protagonista. Peccato che di mezzo ci sia la Vuelta, e quella figuraccia che macchia una stagione tutt’altro che deludente.

Geraint Thomas  7
Se questa non è la stagione del definitivo salto di qualità per il gallese, poco ci manca. Protagonista alla Paris-Nice, vince Harelbeke e alla Gent-Wevelgem ci si mette un volo plastico causato dal vento a relegarlo SOLO al terzo posto, sfiora il Giro di Svizzera (2°) e si rivela il gregario migliore per il Tour vincente di Froome. Un Tour in cui Thomas stesso chiude al 15° posto dopo aver incocciato un palo in discesa. Tornerà in Francia l’anno prossimo con qualche ambizione in più, e i mezzi non gli mancano.

Micha? Kwiatkowski  7
Non conosce resa il polacco, anche nell’annata in cui avrebbe voluto mostrare la sua maglia iridata a festeggiare più vittorie. Corre una stagione altalenante, con una grande primavera sublimata dalla vittoria all’Amstel e un Tour ambizioso finito come gregario. In tutti questi frangenti, però, non c’è giornata in cui Micha? non ci provi, con una zampata nel finale o attacco da lontano, fino a Richmond e al Lombardia. E’ un campione che ama lo spettacolo, e non si può non applaudirlo per questo.

Tiesj Benoot  7
A voler scegliere il migliore tra i neoprofessionisti quest’anno non c’è il rischio di cadere in errore. Benoot ha saputo irrompere nel ciclismo che conta senza timori reverenziali, chiudendo tra i primi cinque al Fiandre, alla Paris-Tours e a Montreal, ma pure finendo con i migliori la tappa più dura del Delfinato. Se l’appetito vien mangiando, già dal 2016 saprà farci divertire.

Thibaut Pinot  7
Chi si aspettava un Pinot a battagliare per la maglia gialla al Tour è rimasto deluso, ma la stagione di Thibaut (che, ricordiamolo, ha ancora 25 anni) è da sufficienza nettissima. Corre da febbraio a ottobre, dominando in montagna al Romandia e al Giro di Svizzera e conquistando la vittoria più emozionante dell’anno all’Alpe d’Huez. Poi prova l’assalto al Lombardia che chiude sul podio. Premiato in patria con il Vélo d'Or (incredibilmente a discapito di una Pauline Ferrand-Prevot che vince tre titoli mondiali in un anno!), l’anno prossimo è atteso al Giro, e alla grande vittoria che ancora gli sfugge.

Joaquim Rodriguez  7
Ennesima annata ad alto livello per il capitano della Katusha, che a 36 anni ha sicuramente imboccato la parabola discendente ma continua a sapere ben figurare. Giro dei Paesi Baschi, due tappe al Tour, podio alla Liegi e alla Vuelta. C’è chi metterebbe la firma per una stagione così.

Julian Alaphilippe  7
All’età di 23 anni, il talentuoso francese fa il suo esordio nella classiche delle Ardenne libero di stupire, e chiude 7° all’Amstel e 2° a Freccia e Liegi. Tanto basta per applaudire una stagione senza Grandi Giri all’attivo ma con tante giornate da protagonista.

Richie Porte  7
Fino ad aprile è l’assoluto dominatore delle stagione, con il filotto di vittorie tra Paris-Nice, Catalogna e Trentino, poi un Giro destinato a passare agli annali per il numero di sfortune occorsegli ne fiacca le prestazioni. Al Tour è ancora ottimo gregario per Froome, poi stacca e va in vacanza. Ripartirà in maglia BMC, con ancora tanto da dimostrare.

Rafa? Majka  7
Una tappa al Tour e un podio alla Vuelta sono il bottino con cui chiude il 2015 questo corridore polacco che forse in carriera non otterrà mai trionfi eclatanti, ma che è ormai una solida realtà a livello mondiale.

Nairo Quintana  6.5
Vederlo attaccare in salita è una boccata d’aria fresca: uno scalatore così di classe non lo si vedeva da un decennio o forse più. Eppure gli manca sempre qualcosa, tanto da sembrare un passo indietro rispetto al magnifico dominatore del Giro 2014. Il suo gioiello stagionale lo mostra subito: la vittoria sotto la neve del Terminillo alla Tirreno-Adriatico, quando va via dal gruppo dei migliori con una facilità disarmante. Un numero che avremmo voluto rivedere al Tour o alla Vuelta.

Greg Van Avermaet  6.5
Ennesima annata di poche vittorie e grandi piazzamenti: tra forature, avversari in giornata di grazia e motociclette fuori controllo, il belga trova sempre il modo sufficiente per mancare la vittoria. Eppure non c’è corsa in cui non ci provi, a differenza di tanti altri più blasonati colleghi. La tappa conquistata al Tour è un premio piccolo ma assai meritato.

Philippe Gilbert  6.5
Stagione raddrizzata da due splendide tappe al Giro. Due vittorie di gran classe che non bastano però a nascondere una primavera priva di acuti vincenti. C’è un cambiamento generazionale in atto nel ciclismo, e sembra che anche un campione come Gilbert sia destinato ormai a soccombervi.

Marcel Kittel, Mark Cavendish, Wilco Kelderman, Filippo Pozzato, Domenico Pozzovivo  4
Una riga soltanto per riassumere le più clamorose bocciature di questo 2015. Tutti hanno scuse sufficienti per giustificare il rendimento deficitario, ma continueranno a restare scuse.

© RIPRODUZIONE RISERVATA