di Sebastiano Modica - 07 January 2016

Moto... ciclismo, i piloti che pedalano

Motociclette e bici. Parenti stretti o lontani? Per molti piloti in attività la bicicletta è indispensabile per la preparazione, mentre per tanti ex rappresenta una sorta di rinascita atletica e in alcuni casi agonistica

Motociclette e bici. parenti stretti o lontani? bella domanda. due ruote, un telaio, qualche altro componente affine ma poi nulla più. cambia innanzitutto il motore, meccanico sulla motocicletta e umano sulla bicicletta. tutto qui? no di certo, ma d

Proviamo ad analizzare queste due realtà sportive da due angolazioni diverse. Partiamo dai cugini motorizzati. Nell’ultimo decennio (ma potremmo benissimo anche andare più a ritroso certi di trovare ancora del materiale) il motociclismo sportivo ha alzato la competitività a livelli sempre più elevati. Cambiano i mezzi, i calendari, cambiano anche i piloti ma soprattutto cambia la loro preparazione.

Qui vado a scavare nei miei ricordi quando le stelle della 500 o del motocross mondiale curavano la preparazione atletica prevalentemente in palestra con allenamenti di muscolazione, affidando la parte aerobica (o di resistenza se vogliamo) quasi esclusivamente al runningFacevano un po’ eccezione i piloti del Supercross Ama (American Motorcycling Association) che pur basando la preparazione atletica ai metodi tradizionali non disdegnavano di certo uscite in mountainbike, mezzo peraltro nato negli States.

Fino ad allora due mondi, quello a motori e quello a pedali, apparentemente distanti, ma già tremendamente affini. Negli anni 90 la mountainbike esplode definitivamente. I numerosissimi marchi già presenti iniziano a dominare la scena non solo sui campi di gara dei vari campionati Norba, Europei e Mondiali ma anche nelle copertine di riviste di settore. È negli anni 90 che vediamo già nei caschi di alcuni campioni del Supercross fare la comparsa le sponsorizzazioni. Stelle del calibro di Jeff Stanton, Jeff Ward, Jeremy McGrath, Ricky Carmichael giusto per citare i più noti, oppure Kevin Schwantz nella velocità, associamo la loro immagine a quella della biciclettaDi tempo ne è passato ed i rispettivi settori sono cresciuti a dismisura. Cosa è cambiato? Parafrasando un motto di una nota azienda, è cambiato praticamente tutto. O quasi. Proviamo quindi a capire cosa sia cambiato e perché.

 

Tecnica e preparazione

Nell’ultimo decennio di competizioni, con particolare riferimento al mondo Usa (ma di riflesso anche quello europeo e Mondiale), la preparazione atletica del pilota “moderno” è cambiata profondamente. Se una volta vigeva un’atmosfera scanzonata, più friendly e meno tecnica, oggi le cose sono cambiate in maniera decisa tali da andare persino in direzione opposta. La precocità con cui i nuovi piloti mettono il naso nelle competizioni sentendo già odore di professionismo, dall’altra l’estrema tecnicità del gesto atletico associato all’utilizzo di mezzi sempre più performanti ha creato un mix letale dove il pilota deve essere un atleta superallenato 11 mesi l’anno curando ogni minimo dettaglio della sua preparazione.

 

La programmazione atletica

Da una parte i contratti con i team e gli sponsor, dall’altra la competitività al fine di garantirsi risultati positivi ha portato l’intero settore a ridisegnare totalmente l’intera programmazione atletica. E qui la bicicletta entra dalla porta principale. A tal caso cito uno dei guru che negli States ha dominato il famoso “dietro le quinte” dei più grandi campioni del supercross americano. Parlo di Aldon Baker.

 

 

Aldon, ex professionista sudafricano di mountainbike, stabilitosi in pianta stabile in Florida, è diventato uno dei massimi esperti e qualificati preparatori per gli sport motoristici e non solo. I suoi inizi al fianco di Carmichael trasformandolo da ragazzino terribile e disordinato a tavola in una macchina di vittorie, ma anche alla guida di piloti del calibro di Stewart, Dungey, Roczen e tanti altri che si sono allenati nel suo ranch in Florida per affidarsi ai suoi programmi di preparazione a base di moto, palestra e soprattutto bici hanno contribuito a rendere Aldon il più richiesto dei preparatori atletici.

E qui Aldon apre la porta anche a un grande marchio che ne intuisce le potenzialità non solo in termini di immagine ma anche di supporto logistico e materiale come Specialized. Ne parleremo dopo. Aldon come dicevamo sdogana l’immagine della bicicletta come strumento “indispensabile” per la preparazione atletica. La sua grande professionalità lo porta a “selezionare” severamente con chi lavorare e chi non accettare. I suoi programmi estremamente duri ed impegnativi già di per sé rappresentano una prima tappa selettiva per chi decide di affidarsi alla sua esperienza. Questo, unito alla personale scelta di lavorare con un ristrettissimo numero di atleti , fa capire come oltre l’esperienza vi sia dietro una reputazione enorme di chi nel Supercross, e non solo, ha vinto praticamente tutto.

 

Perché la mountainbike o la bicicletta in generale?

Qui entriamo nella tecnicità della questione che non intendiamo trattare in maniera approfondita ma proviamo ugualmente a analizzarla in via superficiale. La preparazione atletica oggi verte su una metodologia di allenamento globale che non mira esclusivamente al lavoro sulle capacità condizionali ma ad una interazione con altri fattori, coordinativi e psicologici che mirano a rendere il pilota un atleta completo.

Se la tonicità muscolare, la coordinazione e le qualità propriocettive trovano oggi risposte nel sempre più diffuso training funzionale, la parte condizionale concernente la resistenza aerobica e comunque l’aspetto coordinativo sulla destrezza, l’analisi del percorso ed agire anticipatamente, il controllo del mezzo anche in condizioni difficili, rende l’insieme uomo/macchina un connubio di rara efficacia.

Resistenza aerobica, allenamenti sottosforzo anche in condizioni critiche, sia di fondo che atmosferiche, coordinazione e propriocettività, reattività e prontezza nel leggere il percorso ed adattamento istantaneo del corpo e del gesto atletico sono solo alcuni degli aspetti che rendono la bicicletta, oggi, lo strumento di allenamento più utilizzato e, aggiungiamo noi, gradito. Altro aspetto di fondamentale importanza, la ludicità dell’allenamento.

Le uscite in compagnia, le sfide, simulazioni di gare e quant’altro renda più divertente, vario ed efficace l’allenamento rende il pacchetto preparazione più gradevole e digeribile, senza dimenticare l’estrema affinità tra moto e bicicletta.

 

Pensione? No, meglio in bici

Solo preparazione quindi? Ovviamente no. E mentre per molti piloti in attività la bicicletta è indispensabile per la preparazione, per tanti ex diventa invece una sorta di rinascita atletica e in alcuni casi agonistica. Vediamoli un po’. Partiamo dalla “cattiva strada”. Tra le vecchie conoscenze svetta, non solo anagraficamente, un certo Johnny “O Show” O’Mara. Ex pilota ufficiale Honda, protagonista del Motocross delle Nazioni a Maggiora nel 1986, Johnny è diventato quasi una icona della mountainbike a 50 anni suonati. Tra le file del team Specialized Sho-Air fino a qualche anno fa, Johnny si cimenta con ottimi risultati sia di categoria che assoluti in gare di cross country che di endurance.

 

 

Ancora tra gli ex citiamo forse uno dei piu noti, Jeremy “The King” McGrath. La sua storia ha del curioso essendo approdato al mondo del motocross dalla Bmx, molto in voga negli anni 80 prima della diffusione sempre più capillare della mountainbike. Avendo militato tra le file del team ufficiale Gt, Jeremy dopo una strabiliante carriera nel Supercross dove ancora detiene il record per numero di vittorie, oggi è testimonial e brand ambassador di Kawasaki ma nel tempo libero si affida a una full da 29 pollici Specialized.

Anche “The Goat” Ricky Carmichael, quando libero da impegni contrattuali e di sponsor, utilizza una Trek Top Fuel per escursioni in mountainbike nonostante la sua forma atletica non sia più quella dei giorni migliori. Arriviamo ai giorni nostri e praticamente tutto il circus utilizza chi più chi meno una mountainbike. Chi sotto contratto con tanto di marchio sul casco, chi invece la affianca nel suo box alla moto da cross. Dungey, vincitore dell’ultimo Supercross e National, si affida a Trek, Barcia forte del suo sponsor Scott riceve ed utilizza le biciclette dell’omonimo marchio, Roczen, stella tedesca ormai trapiantato negli states è Specialized cosi come l’australiano Reed.

 

Passiamo alla velocità. Qui abbiamo illustri protagonisti del passato

Iniziamo da Scott “The Chief” Russell, ex campione mondiale Superbike con la Kawasaki con Cannondale, i fratelli Bostrom, gli E-Boz, che hanno trovato nelle gare 24h e marathon la loro dimensione, in particolar modo Ben, quale ormai uomo Specialized negli States. I fratelli Hayden con Nicky e Roger Lee che da anni utilizzano biciclette Specialized.

Non dimentichiamo anche un altro americano, Ben Spies. In occasione della partecipazione al campionato mondiale Superbike, Ben ha vissuto lungo le sponde del lago di Como a due passi dal quartier generale Yamaha a Gerno di Lesmo.

 

 

Qui consolida la sua intesa con la bicicletta trasformandolo in una “quasi” seconda professione. Allenamento con alcuni big del ciclismo mondiale, ma anche fondatore dell’omonimo team americano Elbowz Cycling sponsorizzato Specialized, Ben dopo aver dato l’addio alle competizioni motoristiche si dedica a tempo pieno al mondo del pedale.

Dulcis in fundo un certo Troy Bayliss di cui è nota non soltanto la sua passione per la bicicletta ma anche la sua preparazione meticolosa e di altissimo livello. Si favoleggiava sulla sua condizione atletica tale che qualcuno si spinse nell’affermare che se Troy si fosse schierato in una grande competizione ciclistica non avrebbe sfigurato piazzandosi in classifica in posizioni molto interessanti

 

 

In terra nostrana invece degno di menzione Marcellino Lucchi che da ex pilota del motomondiale e collaudatore Aprilia, gestisce con successo un affermato negozio di biciclette oltrechè mantenersi in perfetta forma fisica quasi fosse ancora in attività.

Dei piloti in attività basterebbe citare Marc Marquez, anch’egli sponsorizzato Specialized armato della sua Epic con cui ama allenarsi lontano dalle gare, cosi come altri professionisti della categoria che reputano la bicicletta, strada o mountain bike che sia, indispensabile per la preparazione.

 

 

Bicicletta e Motorsport

Arriviamo alla conclusione del nostro viaggio nel mondo del motociclismo e di come la bicicletta sia entrata prepotentemente non solo come attrezzo di allenamento ma anche come mezzo di locomozione nel paddock e, dall’altra parte, biglietto da visita dei produttori che intendano promuovere la loro immagine. Abile mossa di marketing? Sicuramente ma non esclusivamente.

Qui va detto come Specialized abbia lavorato bene non solo di immagine ma anche nella scelta dei testimonial. La filosofia della casa di Morgan Hill che aprendo un capitolo sulla biomeccanica (il BodyGeometry) dando il via alla valutazione funzionale, usandola anche (passateci il termine un po’ eufemistico) cavallo di Troia per traghettare tanti sportivi provenienti da altri sport, spesso non completamente affini come il Motorsport, all’utilizzo della bicicletta ha contribuito ad accendere un riflettore sul nostro mondo non esclusivamente sul legame prestazione/bicicletta ma anche sull’utilizzo della bicicletta stessa come strumento per la salute e la mobilità.

Il programma Motorsport è l’apice di una filosofia che mira ad offrire al pilota professionista (ma anche a chi pilota professionista non è) una serie di servizi (valutazione funzionale, biomeccanica, scelta dei componenti dedicati) e di strumenti (biciclette, selle, componenti personalizzati) per affinare un programma di preparazione atletica dove ogni più piccolo dettaglio ormai fa la differenza. Tanti altri brand seguono a ruota questa nuova tendenza affidando la loro immagine a piloti che ne promuovono la visibilità. D’altro canto anche piloti non professionisti hanno ben compreso come la mountainbike, e anche la bicicletta da strada, diventi un perfetto complemento in un piano di preparazione atletica che mira a raggiungere la massima performance personale possibile.

Quel famoso mix letale di cui parlavamo all’inizio dove il divertimento è l’ingrediente principale per rendere una preparazione oltre che meticolosa e fruttuosa anche divertente e motivante.

 

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