di Fulvia Camisa - 27 April 2020

Super mamma e ultracycler

Nel 2019 è stata l’unica donna a concludere la Transdolomitics Way, nel 2020 punta a fare bene alla TrasatlanticWay in Irlanda. Sarah Cinquini, istruttrice di babywearing con sei figli, è una ciclista da sfide estreme

Sei figli e la passione per la bici

Abnegazione e dedizione, Sarah Cinquini è stata l’unica donna ad avere portato a termine nel 2019 la Transdolomitics Way: circa 1.250 chilometri e 27.000 metri di dislivello. Tempo massimo a disposizione 130 ore (per gli uomini 125), senza alcun supporto e lungo salite dolomitiche che a leggere i nomi vengono subito i capogiri (Rombo, Stelvio, Gavia, Monte Grappa e San Boldo, solo per citarne alcuni). Quest’anno punta al rialzo, si sta allenando per la TrasatlanticWay in Irlanda: 2.600 chilometri e 20.000 metri di dislivello.

Ma andiamo per gradi. Quarantaduenne milanese, ha sei figli (Gabriele 25, Veronica 23, Muriel 22, Ester 20, Marta 10 e Giulio 9), un alto tasso di entusiasmo per le sfide più ardue e – come lei stessa racconta – tenacia e testardaggine in abbondanza. Ha iniziato a pedalare cinque anni fa, un po’ per caso (per riprendersi da un infortunio). È co-direttrice didattica di Portare I Piccoli, una delle realtà formative più importanti in Italia di babywearing - la pratica secondo cui portare il bimbo in una fascia o in un supporto gli dà dei benefici. “Dopo le ultime due gravidanze ho iniziato a correre a piedi per rimettermi in forma, quando mi sono infortunata e mi è stato suggerito di comprare una bicicletta da corsa. Ero molto scettica per i costi e per la poca conoscenza dei percorsi della Brianza, dove vivo”.

Si è lasciata convincere e ha iniziato a fare le prove tecniche da ciclista con un gruppo sportivo vicino a casa, la Dergano. “Volevo ritagliarmi uno spazio tutto mio, sentivo il bisogno di stare un po’ da sola con me stessa qualche ora al giorno. Gradualmente ho iniziato a prendere fiducia e ad aumentare la distanza”.

Coi Folletti Verdi

Ora fa parte, ed è l’unica donna, dell’unica squadra italiana esclusivamente di atleti di gare ultracycling, che hanno una durata minima è di 24 ore. “Con I Folletti Verdi del trevigiano ci siamo conosciuti a una gara due anni fa, la dolomitics24. Mi hanno scelto loro, e io mi sono subito trovata in mezzo ad amici sinceri. È immediatamente scattata una meravigliosa sintonia”. Per lei il ciclismo va ben oltre l’agonismo. “I benefici ciclistici sulla salute sono indiscutibili. Inoltre, offre la possibilità di avere spazi di riflessione in solitudine e viaggiare in piena libertà”. E il mondo visto dalla sella di una bici per lei aiuta a smantellare alcuni pregiudizi: “A volte, nello sport la maternità viene vista come un problema, quasi come se una donna non possa permettersela”. È quindi questione di superare i limiti, fisici e mentali. “Mi piace spingere i miei limiti un passo sempre più in là, col gusto della competizione. Adoro sfidarmi in allenamento come in gara. E così facendo ho anche sperimentato l’effetto che può fare una donna sola per cinque giorni che pedala non stop immersa nelle montagne”. Per lei la fatica non è solo una questione personale, è un modo per lanciare un monito: “Mi piace pensare e augurare a tutte noi di poter fare ciò che ci fa stare bene senza paura del giudizio. Pedalare è un’opportunità per riprendersi del tempo, per curare il proprio corpo e, se ci fa stare bene, anche per un po’ di sano agonismo”.

Allenamenti di qualità

Concentrazione per abituare la testa allo sforzo e tanto esercizio: “A differenza di quello che si può pensare, l’ultracycler deve fare allenamenti di qualità e non accumulare semplicemente quantità, in modo da arrivare alla gara con gli stimoli necessari e senza rischi di over training. Perciò Ho un preparatore atletico, ma anche un nutrizionista per avere i consigli giusti per alimentarmi nel modo corretto per evitare di cadere in crisi di fame che inficiano il rendimento in gara”. E poi c’è l’aspetto organizzativo: decidere quando fermarsi per recuperare, preparare le scorte di cibo e bevande, resistere tante ore (anche col buio): “Pedalare di notte è meraviglioso, con tutto quel silenzio e, se sei fortunata, la compagnia delle stelle”. C’è tanta poesia anche nella fatica.

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