di Jacopo Altobelli - 19 August 2021

Afghanistan: a rischio anche il ciclismo femminile, emblema dei diritti delle donne

Mentre l'Afghanistan precipita nel caos dopo la presa di potere dei Talebani, si fanno sempre più forti i timori per la vita e i diritti delle donne. A rischio è anche la possibilità di fare sport e in particolare di andare in bicicletta, in un paese in cui il ciclismo femminile era in crescita, pur tra mille difficoltà e pericoli.

Solo due mesi fa, a metà giugno, 20 cicliste si stavano sfidando in una gara di mountain bike nella provincia di Bamyan. La stessa città che, nel 2001, era stata teatro della distruzione da parte dei Talebani delle due enormi statue di Buddha. Vent’anni dopo, con quelle giovani ragazze che si sfidavano pedalando a più non posso in mezzo alla polvere afghana, la furia iconoclasta dei fondamentalisti e le stringenti interdizioni sportive nei confronti delle donne sembravano un lontano ricordo. E ancora, poche settimane fa, ci sono state le Olimpiadi di Tokyo, con quel potentissimo messaggio lanciato al mondo intero da Masomah Ali Zada, 25enne di Kabul che ha fatto la storia partecipando alla gara di oltre 20 km al cospetto del Monte Fugji: per lei e per tutte le donne afghane il solo fatto di essere presente tra le cicliste più forti al mondo ha avuto il valore di una medaglia d’oro. Erano alcuni dei segnali incoraggianti di un ciclismo femminile che nel paese, pur tra grandi difficoltà, si stava facendo gradualmente più diffuso e importante, con circa 220 ragazze iscritte alla federazione e ben sette squadre provinciali femminili di ciclismo. Ma la silenziosa avanzata dei Talebani, e il rapido degenerare della situazione dei giorni scorsi, con la loro presa di Kabul e il caos che si è generato, potrebbero riportare la situazione indietro nel tempo.

La paura di un ritorno al passato

La bicicletta come strumento di libertà

Le piccole regine di Kabul

Si intitola "Le piccole regine di Kabul" il documentario girato per Arte Geie nel 2016 da Katia Clarens, Pierre Creisson et Xavier Gaillar, visibile su Youtube (sottotitolato in francese). Racconta la storia delle coraggiose cicliste che, sfidando i pregiudizi e spesso anche gli isulti, le pietre e le aggressioni, uscivano ad allenarsi inseguendo la loro passione per il ciclismo. La più forte di loro, Masomah Ali Zada, è riuscita a emergere e a fuggire dall'Afghanistan, arrivando a correre le Olimpiadi a Tokyo. La giovane protagonista del documetario ora vive come rifugiata in Francia e, oltre pedalare, studia ingegneria.

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