di Alessandro Ioli - 07 October 2021

Ora capisco perché la chiamano l'Inferno del Nord: la mia Roubaix-Paris gravel

Il nostro gravelman parigino Alessandro Ioli continua ad alzare l'asticella della difficoltà e questa volta ha voluto rendere omaggio alla classica monumento che si è appena svolta da Parigi a Roubaix partecipando a una corsa gravel lungo il percorso inverso, oltre 300 km completamente in autonomia, partendo di notte e pedalando 26 ore di fila. Con tanta pioggia, troppo fango, una foratura di troppo, non abbastanza cibo. E zero ore di sonno.

È stata una gara assurda, epica, piena di momenti difficili e di felicità. La GravelMan series edizione Roubaix-Paris è stata un'esperienza che certamente non dimenticherò. Affrontare i passaggi in pavé mitici come la foresta di Arenberg è già di per sé un'emozione ed è un po' da pazzi; ma farlo di notte, sotto la pioggia, pieni di fango e con la bici carica per affrontare 330 km tra pavé, sterrato, campi, sentieri da mtb... è forse da folli completi.

E' stata la gara più impegnativa che abbia mai affrontato, non so proprio come facciano i professionisti!

Partenza sotto la pioggia e passaggio nella leggendaria foresta di Arenberg

La gara è stata lunga e faticosa, siamo partiti in treno da Parigi in direzione Lille alle 17, una volta arrivati alla stazione abbiamo percorso i 10 km per arrivare al ritiro pettorali e partenza già sotto l’acqua battente. Fatto il check in, check bici, mangiato un panino e via. Partenza alle ore 20, purtroppo la pioggia non voleva saperne di smettere. I primi 40 km li abbiamo fatti sotto la pioggia in mezzo ai campi, strade sterrate e molto fango, inevitabilmente vista la quantità di fango, la poca luce e la pioggia io sono caduto due volte e Cyril solo una. La pioggia per fortuna ci da tregua verso il km 40 dopo due ore di pedalate. Il primo tratto di pavé lo affrontiamo al 50 km e appena dopo imbocchiamo la mitica foresta di Arenberg: il tratto di pavé é mistico, tecnico, viscido, sconnesso e c’era poca visibilità, é proprio vero che ci trovavamo nel cosiddetto “inferno del nord”; noi fortunatamente l’abbiamo affrontato con due bici da gravel in carbonio e ruote da 40 mm: non so proprio come facciano i professionisti: alieni!

Le difficoltà di una gara "non supportata"

Essendo una gara gravel unsupported abbiamo dovuto portare con noi tutto il necessario per mangiare, bere, riparare la bici, coprirci dal freddo e dalla pioggia e ovviamente i gps e luci e rispettivi caricabatterie. Durante il giorno è facile fare il pieno di cibo e acqua sulla strada, i bar e le panetterie sono aperte e non si ha bisogno di luci potenti, servono solamente per farsi vedere, ma di notte tutto cambia, soprattutto da ottobre, quando le giornate sono più corte e la notte dura più di 10 ore. Infatti dopo circa 5 ore la mia torcia frontale si scarica, passo a quella di backup e fortunatamente decido di mettere in carica la torcia scarica.

Superato il sonno, il fango fa saltare via la catena

Entriamo in un tratto di sentiero in mezzo ai campi, dopo solamente un km il terreno inizia a diventare molto viscido e il fango sempre più denso e colloso, in poco tempo le ruote si riempono e lo spazio con il telaio diventa pieno, la catena salta sulla corona, non fa più presa sui dentini, la catena scende e si va ad incastrare tra la corona e il telaio, diventa impossibile pedalare, scendo, pulisco un po la bici, metto su la catena, ancora niente. Cyril va avanti, lo perdo di vista, sono solo, al buio e in mezzo al fango, faccio un tratto a spinta, provo a risalire sulla bici, ancora impossibile.

Arrivano le salite, e poi un'altra foratura

Negli ultimi 100 km avremmo avuto circa 1700m di dislivello (nei primi 250 ne avevamo fatti solamente 1000), sapevamo che avremmo avuto delle salite corte ma molto ripide e su terreno bagnato, spesso siamo stati costretti a spingere la bici. Il percorso si fa largo tra single track in foresta e piccoli tratti di paesini di campagna molto suggestivi. Verso le 16 ricomincia a piovere e noi avremmo ancora dovuto percorrere 70 km, il morale non era molto alto ma stringiamo i denti e andiamo avanti. Al km 300 arriva la prima foratura nella foresta e inevitabilmente sotto la pioggia, cerchiamo un posticino un po riparato sotto un albero, appendiamo la bici di Cyril, tiriamo via la ruota e cambiamo la camera d'aria, due pompate e via, di nuovo in marcia nel fango.

Nuova foratura, ma le camere d'aria sono finite

Usciti dal bosco smette di piovere ma ci assalgono delle raffiche di vento micidiali che ci rallentano enormemente. Rientriamo nel bosco e di colpo tutto diventa buio, siamo obbligati a riaccendere le torce e percorrere così gli ultimi 30km per arrivare a Parigi. Purtroppo il percorso non lasciava tregua, le salite erano diventate impraticabili a causa del fango e della pioggia, siamo costretti e farle tutte a piedi, nei tratti in piano cerchiamo di recuperare un po di velocità, purtroppo al km 320 foro un'altra volta il copertone Tubeless, proviamo di tutto, mettiamo delle meche, altro liquido, toppe, purtroppo non avevamo più camere d'aria e non riusciamo a riparare la gomma. Decido di fare gli ultimi 10km, per fortuna tutti di strada, con la ruota bucata, meno male che avevo gli inserti Vittoria.

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