Giro nel segno di Mathieu Van der Poel: all'olandese prima tappa e maglia rosa
Partito con gli occhi di tutti addosso, Mathieu Van der Poel non ha tradito le attese. Fulmina Girmay sul traguardo di Visegrád e veste la prima Rosa dell’edizione 2022
Inizia alle 12.44, con il passaggio al km 0, la 105sima edizione del Giro d’Italia. Si va da Budapest a Visegrád, in 195 km di cui 190 lungo strade ampie, rettilinee e ben pavimentate (c’è perfino una manciata di autostrada). Pochi centri abitati, poche ondulazioni e poche svolte. Molta gente, però: il Giro è un’occasione e una festa. Poi il Danubio, ad accompagnare placido i corridori fino all’arrivo. Anzi, fino quasi all’arrivo. Perché gli ultimi cinque chilometri sono tutti in salita. Lasciato il fiume, si percorre un vallone fino ai 3,8 km dall’arrivo dove si svolta per salire al Castello, con pendenze attorno al 5%, alcuni tornanti e un breve tratto vicino all’8%. Nulla di trascendentale, soprattutto se paragonato a ciò che ha da venire. Ma comunque sempre salita è. E, alle spalle, ci sono pur sempre 190 chilometri.
Tappa, quindi, di media tranquillità? Tutt’altro, perché l’organizzazione ha messo sul piatto una combo da novanta: chi vince prende tutto, tappa e maglie. Un en-plein da scatenare gli istinti predatori di chiunque. È chiaro che quegli ultimi cinque chilometri inclinati varranno più dei centonovanta precedenti.
Partono in 176, tra due ali di folla che pure il “badalagente” del “Magro” diventa riduttivo. Neanche il tempo di abbassare la bandierina, che se ne vanno in due: Mattia Bais e Filippo Tagliani, stessa squadra (Drone Hopper-Androni Giocattoli), stesso sogno, stesso destino. Loro lo sanno. E, quindi, dove vuoi che vadano? E poi, da soli? E invece vanno: si fanno praticamente tutta la tappa davanti, li prenderanno solo a 13 km dal traguardo. E non stiamo qui a dire che il gruppo ha lasciato fare, che dietro facevano trasferimento, che li hanno tenuto a bagnomaria. Sarà anche vero, ma intanto i due - Bais e Togliani, meritano la ripetizione del nome - si sono fatti il loro personalissimo Trofeo Baracchi (c’è chi ancora se lo ricorda?), pur sapendo che sarebbero stati comunque spacciati. Centottanta chilometri alla morte, per infilarsi nella bara della sconfitta.
Presi i due. Nell’aria si percepisce il richiamo del traguardo. Quel profumo di vittoria che scatena il tutti contro tutti. Davanti conducono Lotto Soudal, Groupama-FDJ, EF Education-EasyPost, Eolo Kometa e Team DSM. Ma ogni squadra, comunque, prova a risalire. Ecco la rampa per il Castello e la Alpecin-Fenix spinge forte: Mathieu Van der Poel ha il colpo in canna, siete avvisati. Naesen prova ad anticipare tutti, ma è un fuoco di paglia. Stessa sorte per Kämna, partito secco e bene, ma poi infilzato dal ritorno della Intermarché-Wanty-Gobert. Perché anche Biniam Girmay ha il colpo in canna. Parte per primo, gli si accoda Caleb Ewan (era lì, sornione!), reagisce Van der Poel che detona un recupero dei suoi e infila Girmay, proprio mentre Ewan fa harakiri, perdendo il controllo della bici e ruzzolando per la tangente.