di Alberto Zampetti - 19 August 2022

E ora, la Vuelta. Olè!

È il momento del Giro di Spagna, corsa meno mota da noi, ma di grande spessore grazie a un percorso molto selettivo e a un parterre di partenti degno di un grande appuntamento. Spettacolo garantito, emozioni assicurate

Archiviato il Giro in Rosa, terminato il Tour in Giallo, è il momento della Vuelta in Rosso, terzo (e ultimo) grande Giro della stagione 2022. La Vuelta a España è una corsa che al grande pubblico italiano è poco nota: si sa che c’è, ma è seguita con disattenzione e poco interesse, per via del calendario (l’Italia sotto l’ombrellone legge solo le riviste di gossip) e per la mancata copertura televisiva della Rai, che non l’ha mai messa a palinsesto. Insomma, la corsa spagnola è la gamba zoppa dei tre grandi Giri.

Ma gli appassionati di ciclismo sanno bene che le cose non stanno così: la Vuelta è una signora corsa a tappe, al pari del Giro d’Italia e del Tour de France. E da quando nel 2014 l’ente organizzatore Unipublic è passato sotto l’ombrello di Amaury Sport Organisation (l’agenzia francese che organizza grandi eventi sportivi, tra cui il Tour), la gara a tappe spagnola è decollata a un livello agonistico - e, di conseguenza, di sponsor - da capogiro. Fossero tutte così le gambe zoppe...

Si parte dall'Olanda

L’edizione 2022, la settantasettesima, parte da Utrecht, cittadina nel cuore dei Paesi Bassi, che ospitano le prime tre tappe: per la prima volta, i tre Grand Tour del calendario ciclistico internazionale hanno preso l’avvio al di fuori del loro territorio.

La prima tappa mette subito le cose in chiaro: non un cronoprologo individuale, ma una cronosquadre di 23 km. Una scelta in controtendenza (Giro e Tour non la fanno), per una prova spettacolare (per gli appassionati) ma mal digerita da quelle squadre che hanno uomini di classifica ma pochi specialisti del tic-tac, con il rischio che i capitani perdano secondi preziosi nella generale.

Attenzione a queste tappe

Tra arrivi in salita e frazioni da imboscata, ogni momento è buono per movimentare la classifica generale. In particolare, la sesta tappa (da Bilbao al Pico Jano, 180 km con tre GPM) fornirà indicazioni precise su chi porterà la Maglia Rossa a Madrid. Arrivo in quota anche per l’ottava e la nona tappa, due frazioni che racchiudono in soli due giorni la bellezza (o crudeltà) di ben dieci GPM, molti dei quali con pendenza in doppia cifra. Insomma, non c’è un metro di pianura prima della decima tappa, quella sì piatta, ma a cronometro.

Giusto il tempo di capire in che incubo ci si è infilati ed ecco, in rapidissima successione, l’arrivo ai 1819 m di Sierra de la Pandera (Prima Categoria) e quello ai 2510 m di Sierra Nevada (Hors Categorie, 20 km all’8%), rispettivamente 14sima e 15sima tappa, un uno-due da stendere - considerando anche quello che c’è stato prima - le velleità di qualsiasi stambecco.

Non è finita, perché l’ultima settimana propone un ulteriore “uno-due”, con l’arrivo in quota al Monasterio di Tentudía e all’Alto de Piornal, prima di un’altra gragnuola di salite (cinque) nella penultima tappa, quella di Puerto de Navacerrada. Per fortuna il giorno dopo si arriva a Madrid. Fine dei giochi.

Chi sarà protagonista?

Prevedere chi vestirà la Maglia Rossa finale è un bel gioco e basta. La corsa iberica è troppo aperta, difficile e imprevedibile per fare pronostici. Del resto, nel ciclismo la strada e la storia insegnano che fino all’ultimo tutto è possibile. Il nome più gettonato è quello di Primož Roglič, che cerca il quarto successo consecutivo alla Vuelta: dovesse davvero vincere, pareggerebbe il record di Roberto Heras (quattro vittorie per lo spagnolo) e sarebbe il primo in assoluto a vincere quattro edizioni consecutive. Su di lui, però, pesa l’incognita dell’infortunio al Tour.

Sulle strade spagnole, poi, potremo assistere alla rivincita del Giro tra Jai Hindley (in Maglia Rosa a Verona) e Richard Carapaz. Attenzione anche al bimbo prodigio Remco Evenepoel, che deve ancora farsi le ossa nei Grand Tour, ma ha la dinamite al posto dei quadricipiti. Insieme a lui, la QuickStep schiera Julian Alaphilippe, che può tranquillamente puntare a qualche tappa, cercando la condizione per il Mondiale australiano del 25 settembre.

In Casa Astana può dire la sua Miguel Angel Lopez, che conta sull’esperienza e la disponibilità di Vincenzo Nibali, all’ultimo grande Giro di carriera. Altri protagonisti, coloro che cercano di cogliere le ultime occasioni della stagione: João Almeida, Mikel Landa, Simon Yates, Thibaut Pinot e Alejandro Valverde. Al via olandese si schierano anche l’inossidabile Domenico Pozzovivo e Chris Froome, due atleti capaci di qualsiasi invenzione. Tutti nomi chiamati a sostituire, nella passione collettiva di chi ama il ciclismo, le emozioni del duello giallo Vingegaard/Pogačar. Si preannuncia un grande spettacolo. È la Vuelta. Olè!

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