di Alberto Zampetti - 07 October 2022

Il Lombardia, ultima tappa per la gloria

La Corsa delle Foglie Morte chiude idealmente il calendario 2022 (e definitivamente la carriera di Vincenzo Nibali). Si va da Bergamo a Como lungo 253 chilometri vallonati e nervosi. Un percorso selettivo per una vittoria che giustifica una carriera. La sfida è lanciata.

Giro di Lombardia: i tecnici lo definiscono una delle cinque Classiche Monumento del ciclismo mondiale. Ma per gli appassionati resta la “Corsa delle foglie morte”, cioè l’autunno che arriva a pedali: chi vive di ciclismo ha un calendario tutto suo. Così come la Sanremo è la primavera. E poco importa che ora la stagione agonistica si sia allungata a dismisura: l’anno del tifoso a due ruote resta compreso tra questi due eventi.

Per un curioso scherzo dell’italiano, “il Lombardia” fa rima con “malinconia”, quel sentimento che accompagna - chilometro per chilometro - tutto il suo percorso: il frusciare delle foglie sotto le ruote, quella luce soffusa delle giornate che si accorciano, l’umidità che si sente nell’aria al posto dell’odore di canfora. E fa rima anche con “nostalgia”, perché si percepisce che un’altra stagione si avvia al termine, non ci saranno più rivincite, la strada si ferma, d’ora in poi si pedala solo a propositi.

Per consolarci, abbiamo inventato da tempo la bella favola della “Rivincita del Mondiale”: il Lombardia come un secondo Campionato del Mondo, subito a ridosso della reale rassegna iridata appena passata, in cui giocarsi di nuovo idealmente la Maglia. Ma si tratta di ciclofantasie; simpatiche finché vuoi, ma che non cambiano la realtà delle cose: terminato il Lombardia, termina la stagione. E termina anche l’avventura di Vincenzo Nibali e di Alejandro Valverde, che sul traguardo di Como chiuderanno una carriera strepitosa (185 vittorie in due).

Si va da Bergamo a Como: in linea d’aria, una cinquantina di chilometri. Che in sella diventano 253 di fatica, sudore e maledizioni.

L’8 ottobre si va da Bergamo a Como: in linea d’aria, una cinquantina di chilometri. Che in sella diventano 253 di fatica, sudore e maledizioni. Essere ciclista non è da tutti. L’altimetria della gara è una sega da boscaiolo, un profilo da tagliare le gambe: pronti via ed ecco, uno dietro l’altro, il Forcellino di Bianzano (Valle Rossa), la salita di Ganda, il Passo della Crocetta a Dossena, la Forcella di Bura e il Colle di Berbenno. Sei a metà gara e non hai ancora fatto un metro di pianura.

Tempo di respirare risalendo “quel ramo del Lago di Como che volge a mezzogiorno” (ma saranno già le tre del pomeriggio, minuto più minuto meno) e si incomincia con la processione alla Madonna del Ghisallo, salita con pendenze fino al 14% su strada ampia con diversi tornanti. Un’“Ave” al volo e poi giù fino a Como, per un circuito finale di 22 km che prevede la doppia ascesa a San Fermo della Battaglia inframezzata dal micidiale Civiglio, dentino malefico al 10% che potrebbe diventare il palcoscenico per chi sa sfidare avversari, destino e gravità, in bilico tra una fuga folle verso la gloria e il rischio di una Via Crucis verso il tracollo.

Del resto, nel ciclismo la linea che separa la gloria dall’inferno è molto sottile. E l’8 ottobre sarà tracciata sul Lungo Lario Trento di Como: la sfida è lanciata, la Corsa delle foglie morte è anche quella delle emozioni più vive.

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