Nel ciclismo dei KOM, dell’FTP, delle GF e della VAM ecco apparire una nuova sigla misteriosa: V2X. Che poi, a dire il vero, con la bici c’entra marginalmente e si rifà soprattutto al comparto automotive, un settore che tra internet delle cose e intelligenza artificiale è sempre più connesso.
V2X è una tecnologia wireless che rende un’auto capace di trasmettere e ricevere informazioni tra sé e l’ambiente in cui si muove. Dopo le comunicazioni Vehicle-to-Vehicle (V2V), Vehicle-to-Infrastructure (V2I), Vehicle-to-Pedestrian (V2P), oggi lo scambio dei dati è tra il veicolo e tutto l’ambiente circostante, cioè “Vehicle-to-everything”, ovvero V2X.
Condividendo i dati, come ad esempio posizione e velocità, con i veicoli e le infrastrutture limitrofe, i sistemi di comunicazione V2X offrono al conducente una percezione molto più acuta e attiva circa i potenziali e improvvisi rischi della strada, svolgendo un ruolo cruciale nella prevenzione degli incidenti. Va da sé che anche il ciclista, di riflesso, goda di questa tecnologia.
Proprio per aumentare la sicurezza dei ciclisti, 15 player del settore automobilistico, ciclistico e tecnologico hanno dato vita alla “Coalition for Cyclist Safety”, un accordo per sviluppare un approccio globale alla sicurezza delle biciclette incentrato sulla implementazione - portata avanti in sinergia - della tecnologia “Vehicle-to-everything”.
Il progetto, per il momento, è confinato sulle strade del Nord America, favorito dal fatto che il Dipartimento dei trasporti degli Stati Uniti sta spingendo molto per diffondere l’ecosistema V2X connesso come soluzione per migliorare la sicurezza stradale per gli utenti della strada più vulnerabili, cioè pedoni e ciclisti.
Del resto, le statistiche negli USA sono drammatiche: stando ai dati del Center for Disease Control degli Stati Uniti, le biciclette riguardano solo l’uno per cento di tutti i viaggi attraverso il territorio americano, ma rappresentano ben il 2% di tutti gli incidenti mortali, con oltre 130.000 ciclisti all’anno vittime di gravi infortuni per il traffico.
Partendo da questo terreno di prova, l’obiettivo è comunque di estendere rapidamente su scala mondiale l’integrazione della bicicletta nel futuro ecosistema di comunicazione V2X. «Partendo dagli Stati Uniti e dal Canada, l’iniziativa cercherà i dovuti modi per portare approcci industriali comuni in Europa e in altre regioni, perché la sicurezza dei ciclisti è una priorità molto alta, ovunque nel mondo», ha confermato Claus Fleischer, direttore della divisione Bosch eBike Systems, uno dei brand che ha aderito alla Coalizione.
Per quanto riguarda il comparto ciclo, fanno parte del panel colossi come Accell, AT-Zweirad, BMC, Bosch eBike Systems, Koninklijke Gazelle, Shimano, Trek Bicycle. Lavorano in sinergia con Audi e Cariad (Automotive) e Autotalks, Commsignia, Qualcomm Technologies, Spoke Safety (Techno); Deutsche Telekom, Telus (Telecomunicazioni).
A questi produttori si aggiungono quattro ulteriori soggetti tra associazioni di ciclismo, di sicurezza e trasporti intelligenti, che formano l’Advisory Committee of the Coalition, il Comitato consultivo della Coalizione.
Un totale di 19 attori impegnati nell’attivazione di avvisi di sicurezza forniti in tempo reale da tecnologie V2X connesse, in modo che le biciclette vedano “digitalmente” le auto e che, soprattutto, le auto siano capaci di vedere le biciclette. Una "capacità" utile in occasione di curve cieche, incroci a visibilità ridotta, presenza di veicoli coprenti o di... quella distrazione che ci fa sempre dire: "Non l'ho visto!".
Secondo le stime di Audi, nel 2025 ci saranno 5,3 milioni di soggetti - tra quelli in movimento e quelli ambientali (cioè veicoli, biciclette, pedoni, ma anche aree di cantiere, passaggi a livello o incroci di rotaie) - che dialogheranno tra loro via V2X.
Nell’arco di soli cinque anni, è possibile che quel numero superi i sessanta milioni di dispositivi connessi, includendo fino a 20.000 strisce pedonali, 60.000 zone scolastiche, 216.000 scuolabus e 45 milioni di smartphone.
Uno scenario in cui il Gruppo Bosch è particolarmente attivo con la propria divisione dedicata al ciclismo assistito. «V2X è un altro importante contributo al ciclismo più sicuro, poiché potrebbe offrire ai ciclisti visibilità digitale per altri utenti della strada», ha sottolineato Claus Fleischer. «Tuttavia, questo non può essere un obiettivo raggiunto da una sola azienda: richiede la collaborazione di vari attori che lavorano sull'argomento in modo trasversale, in modo che in futuro nessun utente della strada sia escluso dai vantaggi che V2X può offrire».