È un giovedì mattina di metà giugno. Da una settimana a questa parte la temperatura continua a salire, le giornate diventano sempre più afose ed è ormai chiaro che l’estate è arrivata in anticipo. Alle sette di mattina si respira ancora il fresco della notte mentre il sole è ancora basso all’orizzonte. In questa stagione bisogna muoversi presto. Volevo partire prima ma ora che mi preparo e monto le borse sulla bici, esco di casa che sono da poco passate le sette e un quarto. Da Cologno Monzese - periferia nord-est di Milano - raggiungo comodamente (in circa 5 minuti) la Ciclabile della Martesana che mi porterà fino a Trezzo d’Adda, dove proseguirò lungo le sponde dell’Adda fino a Lecco. I primi 25 km - fino a Groppello d’Adda - sono su asfalto e sotto il sole. Per questo era importante partire abbastanza presto da evitare una terribile scaldata in questo tratto. Siamo sinceri: lo so che durante la giornata morirò di caldo viste le temperature molto elevate ma partire “al fresco” mi aiuta a iniziare la giornata con il piede giusto. Da Groppello in avanti la ciclabile diventa una bella strada bianca che costeggia prima il Naviglio della Martesana e poi l’Adda per quasi 50 km, pedalando all’ombra di una vegetazione verde e rigogliosa fino a scorgere le Grigne che sovrastano la città di Lecco. Nonostante i copertoni da cross-country nuovi di pacca mi abbiano penalizzato parecchio su asfalto, arrivo a Lecco con una media di 25,5 km/h su 70 chilometri. Da Lecco voglio raggiungere Bellano attraverso la Valsassina seguendo la vecchia strada provinciale. Il primo tratto - fino a Ballabio - è poco trafficato da quando una nuova strada veloce collega direttamente la valle alla super strada per Milano. Purtroppo per me però inizio la salita dopo le 11 e il caldo inizia a farsi sentire pesantemente, così come pesante è la bici che devo spingere in salita, esattamente 14,6 kg di bicicletta più minimo altri 3/4 kg tra acqua e borse. Per questo salgo piano dosando bene le energie e la gamba, non ho fretta. Arrivo a Ballabio dopo mezzogiorno e mi fermo sotto la veranda di un bar perché mi rendo conto che il sole e il caldo mi stanno per giocare un brutto scherzo. Ho già mangiato i miei panini e bevuto regolarmente ma prendo comunque una brioche e un gelato oltre a scolarmi un litro e mezzo di acqua frizzante ghiacciata. Riparto dopo circa un’ora ma a questo punto sulla provinciale ci sono camion e automobili che affollano la strada. È qui che decido per un azzardo. All’altezza di Basilio imbocco una sterrata sulla sinistra - inizialmente poco accidentata - che mi porterà a salire fino ai 1000 metri di quota dell’ Alpe Brunino, al cospetto di Grignetta e Grignone. In realtà all’inizio non so dove arriverò ma salgo perché mi diverto e mi sento ancora fresco sia mentalmente che fisicamente. Non conosco minimamente la zona ma avevo letto di un paio di percorsi adatti alle mtb, quindi mi dico che prima o poi scenderò, riuscendo a saltare qualche chilometro di provinciale. La totale assenza di indicazioni mi fa perdere un sacco di tempo ed energie, sopratutto quando incontro un bivio dove sbaglio strada. Inizialmente la salita è morbida ma diventa sempre più ripida e sconnessa fino a costringermi a scendere dalla bici quando ormai mi manca davvero poco. Spingere una bici così pesante è faticoso anche a piedi ma all’arrivo all’Alpe Brunino mi rendo conto di aver fatto bene ad aggiungere quasi 400 metri di dislivello e non aver mollato negli ultimi metri. L’Alpe è costituita da solo 3 edifici, di cui un agriturismo e due abitazioni private, e il silenzio regna sovrano. Da qui si potrebbe godere di una vista privilegiata sulle pareti delle Grigne ma purtroppo per me è una giornata molto umida e con molta foschia, quindi anche se le pareti sono molto vicine non riesco a vederle. Quindi mi godo la pace di questo luogo seduto nell’agriturismo all’ombra di una pianta. Mangio un panino, bevo una birra, fumo una sigaretta e penso che non ho nessuna voglia di tornare in mezzo al traffico. Spero quindi di riuscire a raggiungere la Ciclabile della Valsassina che collega Barzio a Taceno, intercettandola il più avanti possibile. Da Taceno in poi dovrò immettermi per forza sulla strada provinciale per scendere sulle sponde del Lago di Como. La mia meta finale è Colico, alle porte della Valtellina, dove passerò la notte sul divano di un amico prima di riprendere il viaggio domani mattina. Dopo essermi riposato un pò e aver fatto qualche autoscatto, sono pronto per la discesa. Chiedo informazioni alla proprietaria dell’Agriturismo che mi indica la strada per raggiungere Pasturo. Dice che non è facile (o meglio, non ha idea di come sia in bici) ma che non posso sbagliare strada. Effettivamente sarà una bella discesa, non difficile ma neanche banale. Il primo tratto è uno sterrato veloce e semplice che successivamente si stringe in una piccola e vecchia mulattiera con un fondo roccioso molto sconnesso. Davvero molto divertente e mi fa godere al massimo della fatica spesa per raggiungere l’Alpe. Per gestire bene la bici con il peso delle borse mi concentro molto sulla scelta della traiettoria, cerco di non mollare troppo i freni (anche se mi piace andare forte in discesa) e cerco di essere deciso nei movimenti. La bici è meno maneggevole del normale ma è più stabile. Da tenere sempre in considerazione, nel caso si utilizzi una borsa sotto sella come il sottoscritto, che questa limiterà la nostra possibilità di andare fuori sella. Arrivato a Pasturo, mi immetto sulla Ciclabile della Valsassina e procedo in leggera discesa verso Taceno. Alla fine sono riuscito a saltare il tratto più trafficato di strada provinciale, mi è costato un pò di tempo ed energie ma è stato anche molto divertente e mi sono tolto una bella soddisfazione. Giunto a Taceno devo immettermi nuovamente sulla provinciale che per fortuna però sembra essere molto poco trafficata in questo punto. La strada è molto larga, all’ombra delle piante e l’asfalto è perfetto. Dopo alcuni chilometri in leggera salita, inizio la discesa verso il Lago e quando lo scorgo per la prima volta mi emoziono un pò. Non ero sicuro di farcela senza arrivare allo stremo delle forze, sopratutto aggiungendo una deviazione abbastanza significativa. Sono già a più di 100 km e più di 1000 metri di dislivello e mi sento molto bene. Spinto dall’entusiasmo, lascio andare i freni fino a che il contachilometri non supera i 50 km/h. A Bellano mi fermo un istante, ormai mi mancano solo quindici chilometri di lungo lago. Una strada mozzafiato, molto panoramica, dove però suv e furgoni ti superano - anche in curva - facendoti sistematicamente il pelo. La strada è stretta e per me non è un bel viaggiare, con quella sensazione di doverti continuamente guardare alle spalle. Colico è una località di Lago molto bella e conosciuta, con un lungo lago molto frequentato sia per la balneazione sia per i molti locali e ristoranti presenti. Al mio arrivo, si sta per scatenare l’ora dell’aperitivo. Punto direttamente l’unico posto che conosco per fare il bagno e mi butto in acqua togliendomi solo le scarpe e i calzini. In totale sono 125 km con 1150 metri di dislivello in poco più di 6 ore di attività effettiva. Ora mi aspetta una serata con un amico che non vedo da una vita e un pò di riposo.