14 February 2015

La storia di Davide

Vi raccontiamo la storia di un imprenditore di Milano (36 anni e triatleta da due anni) che si prepara per l’Ironman di Klagenfurt, a fine giugno

La storia di davide

Vi raccontiamo la storia di Davide Colombo, 36 anni compiuti da poco (ci tiene a sottolineare) e di professione imprenditore. Vive a Milano e l’anno scorso ha fatto circa 1.700 chilometri a piedi, 6.700 in bici e 250 a nuoto. A marzo festeggia due anni nel Triathlon.

 

Il bello del Triathlon?

«La cosa che più mi affascina di questo sport è “la selezione”. Mi è sempre piaciuto fare sport al massimo delle mie possibilità ma per quanto mi impegnassi alla fine facevo sempre attività più o meno comuni per tutti (non essendo un professionista). Il Triathlon invece spaventa tutti tendenzialmente, soprattutto per via del nuoto e l’idea di dover allenare tre discipline influenza molto nella decisione o meno di praticarlo.

Senza nulla togliere ai podisti, alle gare di corsa trovi là qualunque tipo di partecipanti, anche mamme o papà con passeggini…. A una gara di Triathlon vedi solo “atleti” ben determinati e ben coscienti di quello che stanno per fare. Poi, ovviamente, più sali con le distanze  e più questa differenza diventa marcata. A una gara di Triathlon ti è chiaro il fatto che non sei lì “a far ballar la scimmia” perché c’è sempre la concreta possibilità di arrivare ultimo…».

 

Come ti alleni concentrandoti sulla bici?

«L’allenamento è molto intenso, se vuoi ottenere dei risultati devi come minimo mettere a budget 7/8 allenamenti a settimana, che diventano anche 9 in certi momenti. Praticamente prima pianifichi gli allenamenti e poi decidi quando andare a lavorare…

La bici, essendo la disciplina sulla quale costruisci la tua gara, copre diverse ore: di solito, in questo periodo dell’anno,  almeno un paio distribuite da lunedì a venerdì da fare indoor sui rulli e poi una o due uscite nel weekend da 3 ore circa su percorsi variegati, con o senza salite, a seconda del momento dell’anno.

La corsa e il nuoto si svolgono durante la settimana salvo qualche sessione di corsa, che aggiunta alla bici del weekend, dà vita a quegli allenamenti -  quando li fai ti sembrano strumenti di tortura - detti “combinati” con i quali credo che non scenderò mai a patti…».

 

Su quale salita ti alleni?

«Vivendo a Milano, se abbiamo programmi con salite andiamo in Liguria, nei pressi di Santa Margherita, e giriamo tutte le zone limitrofe. La salita più battuta è quella che va da Rapallo al Santuario di Montallegro. 9 km al 6.5%».

 

Obiettivi 2015?

«Il mio obiettivo 2015 è l’Ironman di Klagenfurt, a fine giugno, ma prima abbiamo anche il Triathlon di Cannes, il Challenge di Rimini, delle mezze maratone e forse qualcos’altro…. Vedremo come reagirà il fisico a questo simpatico programma».

 

Che consiglio daresti a chi inizia?

«A chi si avvicina al Triathlon scherzosamente dico: “Lasciate fuori ogni speranza o voi che entrate” oppure in modo più sportivo “No pain, no gain”. Se non sei veramente convinto di quello che fai meglio lasciar stare perché il sacrificio è grande, in termini di ore dedicate, rinunce a uscite/vacanze/feste e quant’altro; per non parlare poi del regime alimentare… Convinti di questo: è tutta in discesa e le soddisfazioni arrivano, arrivano sempre!».

 

Il tuo campione di riferimento?

«Michael Jordan, a prescindere che ho giocato a basket per vent’anni, in lui ho sempre visto l’essenza dello sport: sacrificio, dedizione, la voglia di perseguire l’obbiettivo a ogni costo. A livello di ciclismo, purtroppo non sono mai stato un grande fan… Avrei voluto dire Lance Armstrong, ma anche se dopo le recenti rivelazioni non è esattamente un esempio da portare».

 

La tua campionessa preferita?

«Steffi Graf, forse una delle migliori atlete di sempre; ha rivoluzionato uno sport e catalizzato tanta attenzione su di esso. Tornando ai giorni nostri, dico Federica Pellegrini che continua a piazzare risultati e a fare registrare tempi che resteranno nella storia molto a lungo».

 

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