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Bisogna avere una visione!

Comincia da questo numero la nostra scuola di fotografia. Settimana dopo settimana, vi daremo consigli utili per trasformare i vostri scatti in indelebili ricordi di viaggio. Ogni foto è una storia da raccontare, non andrebbe presa con leggerezza. Richiede concentrazione e un certo lavoro di "pulizia", per togliere gli elementi di disturbo

Il cervello umano ci fa vedere solo quello che ci interessa. Crediamo di stare facendo un primo piano alla fidanzata sullo sfondo del mare di Posillipo, ma poi in foto la ragazza risulta minuscola, messa in secondo piano da un grosso Tir, da un cassonetto della spazzatura, da un capannone. Tutte cose che, inquadrando, ci erano sfuggite. Quando scattiamo, noi dobbiamo pensare che stiamo raccontando una storia, quindi ci servono solo gli ingredienti necessari per far passare il messaggio, escludendo tutti gli altri.

L’ISPIRAZIONE? VIENE DA SÈ

La cosa peggiore che può capitare a un fotografo è “essere costretto” a dover scattare, anziché farlo quando gli va. Il modo migliore di scattare quando ci va è aspettare che la foto venga a noi, sotto forma di visione. Stai guidando quando, davanti agli occhi, ti compare l’inquadratura completa: il soggetto, lo sfondo, gli ingredienti che ci servono. Non capita spesso, ma più ci sforziamo di cercare l’ispirazione e la visione più queste arrivano. Non è solo una questione di doti naturali, ma anche di allenamento mentale, cui si arriva studiando le foto dei professionisti: andando alle mostre, leggendo le riviste, navigando su internet. Col tempo il fotografo di viaggio arriverà a vivere ogni istante pensando, in automatico, se e come immortalare quello che sta vedendo in quel momento.

LEZIONE DI "PIANI"

Quando si viaggia è divertente fotografare variando le proporzioni del soggetto rispetto al contesto; posizionandolo su piani diversi... che poi sarebbero i concetti di base della fotografia, della pittura, del cinema. Bisogna distinguere fra campi e piani. Per esaltare il paesaggio ai massimi livelli è bello che la bici vi sia inserita piccola (campo lungo o lunghissimo). Più piccola è, più importanza sarà data alla maestosità dello scenario che la circonda. Idem se, al posto della bici, avessimo un villaggio, una chiesetta, un gruppo di persone. Il messaggio di questo tipo di foto è: “Guardate che meraviglia di posto stiamo attraversando”. Nel campo medio, il soggetto si vede benissimo. Se fosse la bici si vedrebbe che modello è, chi c’è in sella, com’è vestito, com’è equipaggiato. Ma, allo stesso tempo, si capirebbe bene il genere di paesaggio. Il messaggio sarebbe: “Questi siamo noi e stiamo attraversando questo posto”. Col primo piano, lo sfondo perde totalmente importanza. Il messaggio della foto è tutto concentrato sul soggetto. In un viaggio in moto può essere la moto in movimento o posteggiata (per esaminarne ogni particolare o ammirarne una piega in curva), oppure un ritratto dei compagni di viaggio, o di persone del posto che ci colpiscono per lineamenti o abbigliamento. Ma andiamo più nello specifico. Campi: quando prevale lo spazio, quando cioè viene dato rilievo all’ambiente in cui si svolge l’azione. Piani: quando prevale la figura umana.

Campo lunghissimo: lo spazio inquadrato dalla camera è vastissimo. Molto utilizzato dal cinema western classico, proprio per valorizzare i grandi spazi naturali, il campo lunghissimo può avere una triplice utilità: illustrare, dare una visione complessiva, isolare la figura umana dall’ambiente per fini espressivi.
Campo lungo: non è dissimile dal precedente ma lo spazio delimitato dalla camera è minore. In questo caso, l’elemento umano assume dei contorni più visibili. Nonostante si tratti ancora di una ripresa in esterni, i personaggi sono più facilmente individuabili rispetto all’ambiente.
Campo totale: equivale all’incirca ad un campo lungo ma la sua caratteristica è di designare la totalità di un ambiente, sia esso un esterno (una piazza, uno stadio, etc.) o un interno (una stanza, una palestra, etc.).
Campo semi totale: inquadra solo una parte di un ambiente circoscritto.
Campo medio: le figure inquadrate sono abbastanza vicine da divenire riconoscibili, ma lo spazio è ancora predominante rispetto alla figura umana.

Americano: il suo margine inferiore taglia i personaggi all’altezza delle ginocchia. La figura umana è ripresa dalle ginocchia in su. È un’inquadratura classica usata nel periodo d’oro del cinema di Hollywood.
Piano medio: l’inquadratura si concentra sui personaggi e l’ambiente in cui agiscono perde quasi di significato. Comprende la parte superiore della figura tagliata alla vita (a mezzo busto) ed è solitamente usata quando si vuole far interagire due personaggi in stretta vicinanza e sottolineare la relazione che si sta instaurando tra loro.
Primo piano: la versione più classica di questa inquadratura comprende la testa e le spalle del personaggio. Viene usato per sottolineare la psicologia del personaggio, dà notevole rilievo drammatico all’azione, rileva tensioni e sentimenti dei personaggi.
Primissimo piano: l’inquadratura contiene solo il volto del personaggio, di cui viene messa in rilievo l’intensità psicologica, concentrando l’attenzione dello spettatore sui piccoli segnali trasmessi dalle espressioni del viso. Il quadro è riempito dal solo volto dell’attore.
Dettaglio: l’inquadratura si sofferma su un particolare (il dettaglio di un occhio, di
Soggettiva: è una particolare inquadratura che corrisponde al punto di vista del personaggio che è in scena. La camera viene messa all’altezza dei suoi occhi e lo spettatore capisce subito che quello è lo sguardo del personaggio e si identifica nella sua percezione visiva.

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Altro esempio di campo medio in cui il paesaggio ha più o meno la stessa importanza del soggetto umano.

LA FOTO PERFETTA

È quella in cui il soggetto a fuoco e nitido, quindi lo sfondo nitido o sfocato a seconda di che messaggio ci interessi trasmettere (profondità di campo); il tutto dev’essere esposto correttamente, cioè né chiaro né scuro; e il soggetto, salvo eccezioni, non dovrebbe venire ripreso al centro, ma all’incrocio delle linee verticali e orizzontali che dividono l’immagine in terzi, escludendo gli elementi di disturbo.

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