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Franco Balmamion e Giuseppe Saronni entrano nella Hall of Fame del Giro

I due campioni del passato hanno ricevuto il prestigioso riconoscimento a memoria delle loro imprese sulle strade della Corsa Rosa

Due protagonisti di un ciclismo che fu. Due nomi di un modo di correre che oggi - nell’era dei kom e dei watt, del ciclismo al carbonio e dei dati - non è nemmeno immaginabile. Eppure, quanto era emozionante quel ciclismo: fatica allo stato puro, ma anche attacchi scriteriati, fughe folli, alleanze impossibili o tradimenti definitivi. Ogni chilometro, un aneddoto. Ogni gara, una storia. Fantasia e pedali.

Due interpreti di quel racconto oggi sono entrati far parte della Hall of Fame del Giro d’Italia ricevendo il Trofeo Senza Fine, destinato ai vincitori della Corsa Rosa dall’edizione 2000 in poi. Con una cerimonia svoltasi questa mattina a Trento, dove è in corso Il Festival dello Sport organizzato da La Gazzetta dello Sport, Franco Balmamion e Giuseppe Saronni si sono visti conferire il prestigioso riconoscimento grazie alle tante pagine bellissime che hanno scritto nel corso delle loro carriere sulle strade del Giro. Che, per inciso, entrambi hanno vinto due volte.

Balmamion: un regolarista tra i campioni

Il vicedirettore de La Gazzetta dello Sport Pier Bergonzi (a destra) consegna il Trofeo Senza Fine a Franco Balmamion.

Franco Balmamion, piemontese di Nole (TO), corse dal 1961 al 1972. A inizio carriera vinse due edizioni della Corsa Rosa consecutive (1962 e 1963), senza tuttavia aggiudicarsi nemmeno una tappa. Cosa che peraltro non gli riuscirà mai, sebbene abbia comunque trionfato in diverse gare di prestigio, tra cui la Milano-Torino, il Giro dell’Appennino, il Campionato di Zurigo e il titolo italiano al Giro di Toscana. Nel 1967 è di nuovo sul podio del Giro (secondo dietro a Gimondi) e, nello stesso anno, è terzo a Parigi, al Tour de France.

«A posteriori mi dispiace di non essere riuscito a vincere tappe, anche se mi sono spesso confrontato con rivali più veloci di me», ha raccontato Balmamion durante la cerimonia di premiazione. «Era un altro ciclismo: sono sempre stato un regolarista e all’epoca curavo soprattutto la classifica. C’erano tantissimi campioni. Penso a Pambianco, Baldini, Nencini e Gianni Motta, con il quale ho condiviso il Giro in squadra nel 1966. Mi hanno definito riflessivo, conscienzioso e altruista. Io mi sono sempre comportato come mi hanno insegnato e sono contento di quello che ho fatto nella mia vita».

Saronni: 193 successi e quella rivalità feroce

Giuseppe Saronni, a sinistra con il Trofeo Senza Fine, insieme a Mauro Vegni, direttore del Giro d'Italia.

Giuseppe Saronni, di Novara, ma cresciuto alle porte di Milano, è il secondo ciclista italiano più vincente di sempre, dietro al rivale storico Francesco Moser, con cui ha infiammato il tifo italiano tra battaglie epiche sulle strade e polemiche spesso al vetriolo nei dopocorsa. «La nostra rivalità ha incendiato l’Italia: quando ci sfidavamo, sulle strade c’erano tantissimi tifosi e nei bar si discuteva non solo di calcio ma anche e soprattutto di ciclismo. Penso sia la cosa più bella che abbiamo fatto».

In attività dal 1977 al 1990, firma 193 vittorie tre cui figurano le citate due affermazioni al Giro (1979 e 1983), il Giro di Svizzera, quello di Romandia, la Tirreno-Adriatico, la Sanremo, il Lombardia, la Freccia Vallone e, su tutti, il titolo iridato di Goodwood, con quella fucilata che è diventata il suo secondo nome. Al Giro, Saronni ha vestito per 49 giorni la Maglia Rosa e ha conquistato 24 tappe grazie alle quali al momento figura al sesto posto della classifica all-time. «La vittoria a cui sono più legato delle 24 ottenute è la tappa Cuneo-Pinerolo del 1982, in cui ho battuto un grande come Bernard Hinault».

Qui solo i grandissimi

Come ha sottolineato durante la premiazione Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia, la Hall of Fame del Corsa Rosa si ripromette di celebrare grandi campioni del passato che con le loro gesta abbiano impreziosito il racconto del Giro. In passato il riconoscimento è stato conferito a Merckx, Gimondi, Roche, Moser, Baldini, Hinault, Indurain, Adorni e Motta.

Un momento della cerimonia di premiazione.

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