di Alberto Zampetti
07 October 2022

Il Lombardia, ultima tappa per la gloria

La Corsa delle Foglie Morte chiude idealmente il calendario 2022 (e definitivamente la carriera di Vincenzo Nibali). Si va da Bergamo a Como lungo 253 chilometri vallonati e nervosi. Un percorso selettivo per una vittoria che giustifica una carriera. La sfida è lanciata.

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Vincenzo Nibali, vincitore de Il Lombardia nel 2015 e nel 2017, sarà al via l'8 ottobre per la sua ultima gara. Foto Lapresse

Giro di Lombardia: i tecnici lo definiscono una delle cinque Classiche Monumento del ciclismo mondiale. Ma per gli appassionati resta la “Corsa delle foglie morte”, cioè l’autunno che arriva a pedali: chi vive di ciclismo ha un calendario tutto suo. Così come la Sanremo è la primavera. E poco importa che ora la stagione agonistica si sia allungata a dismisura: l’anno del tifoso a due ruote resta compreso tra questi due eventi.

Per un curioso scherzo dell’italiano, “il Lombardia” fa rima con “malinconia”, quel sentimento che accompagna - chilometro per chilometro - tutto il suo percorso: il frusciare delle foglie sotto le ruote, quella luce soffusa delle giornate che si accorciano, l’umidità che si sente nell’aria al posto dell’odore di canfora. E fa rima anche con “nostalgia”, perché si percepisce che un’altra stagione si avvia al termine, non ci saranno più rivincite, la strada si ferma, d’ora in poi si pedala solo a propositi.

Per consolarci, abbiamo inventato da tempo la bella favola della “Rivincita del Mondiale”: il Lombardia come un secondo Campionato del Mondo, subito a ridosso della reale rassegna iridata appena passata, in cui giocarsi di nuovo idealmente la Maglia. Ma si tratta di ciclofantasie; simpatiche finché vuoi, ma che non cambiano la realtà delle cose: terminato il Lombardia, termina la stagione. E termina anche l’avventura di Vincenzo Nibali e di Alejandro Valverde, che sul traguardo di Como chiuderanno una carriera strepitosa (185 vittorie in due).

Si va da Bergamo a Como: in linea d’aria, una cinquantina di chilometri. Che in sella diventano 253 di fatica, sudore e maledizioni.

L’8 ottobre si va da Bergamo a Como: in linea d’aria, una cinquantina di chilometri. Che in sella diventano 253 di fatica, sudore e maledizioni. Essere ciclista non è da tutti. L’altimetria della gara è una sega da boscaiolo, un profilo da tagliare le gambe: pronti via ed ecco, uno dietro l’altro, il Forcellino di Bianzano (Valle Rossa), la salita di Ganda, il Passo della Crocetta a Dossena, la Forcella di Bura e il Colle di Berbenno. Sei a metà gara e non hai ancora fatto un metro di pianura.

Tempo di respirare risalendo “quel ramo del Lago di Como che volge a mezzogiorno” (ma saranno già le tre del pomeriggio, minuto più minuto meno) e si incomincia con la processione alla Madonna del Ghisallo, salita con pendenze fino al 14% su strada ampia con diversi tornanti. Un’“Ave” al volo e poi giù fino a Como, per un circuito finale di 22 km che prevede la doppia ascesa a San Fermo della Battaglia inframezzata dal micidiale Civiglio, dentino malefico al 10% che potrebbe diventare il palcoscenico per chi sa sfidare avversari, destino e gravità, in bilico tra una fuga folle verso la gloria e il rischio di una Via Crucis verso il tracollo.

Del resto, nel ciclismo la linea che separa la gloria dall’inferno è molto sottile. E l’8 ottobre sarà tracciata sul Lungo Lario Trento di Como: la sfida è lanciata, la Corsa delle foglie morte è anche quella delle emozioni più vive.

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