Incidenti in mountain bike: i dati del soccorso alpino e il caso di Torino

Il 2020 è stato un anno record di soccorsi per i volontari del Soccorso Alpino e Speleologico: tra gli interventi, molti in aiuto dei mountain bikers. Un caso interessante è quello delle colline torinesi, che stanno registrando un vero boom di frequentazione, ma anche di incidenti.

L'intervento di soccorso ad un biker caduto sulla Collina di Torino (fonte Soccorso Alpino Piemonte)

Le attività al momento dell'incidente nelle statistiche del 2020 (fonte Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico)

Pochi giorni fa, il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico ha pubblicato le statistiche relative al 2020. A sorpresa, i soccorritori hanno rilevato che l'anno nefasto della pandemia, appena trascorso, ha fatto registrare anche il più alto numero di interventi nella storia del corpo. Un record difficile da pronosticare, ma legato soprattutto al grande aumento dei frequentatori della montagna durante i mesi estivi. In questi numeri, un ruolo importante l'ha avuto anche la pratica della mountain bike sui sentieri, che ha fatto registrare il 7% del totale degli interventi, con un aumento rispetto al 5,7% del 2019. Scendendo più nel dettaglio numerico, le missioni che hanno riguardato i biker sono state 685, su un totale di 10279 interventi e 9824 persone soccorse. Gli incidenti in mountain bike si collocano così al terzo posto dietro all'escursionismo - che con il 46,6% del totale fa come sempre la parte del leone - e dietro allo sci alpino e nordico, che insieme costituiscono il 13,4%. Anche se lieve, l'aumento legato alla pratica della mountain bike va in parallelo con i dati legati al boom di vendite di biciclette, del quale abbiamo già più volte parlato, e all'esplosione di un altro fenomeno che sta creando notevoli polemiche in città: quello delle discese in mountain bike nei parchi. Recentemente ha fatto notizia (e suscitato dibattito) il caso del quindicenne che è finito in ospedale in gravi condizioni dopo una caduta sulla collinetta del Parco Nord alla periferia di Milano. Ma i dati degli incidenti che coinvolgono bikers nei parchi sono più difficili da estrapolare rispetto a quelli in montagna, dato che non coinvolgono il Soccorso Alpino ma finiscono rubricati semplicemente come incidenti in bicicletta. Per questo, un caso molto interessante da analizzare è quello della cosiddetta "collina di Torino", perché si tratta di una situazione ibrida: molto vicina ad una grande città e allo stesso tempo dalle caratteristiche così simili alla montagna vera e propria da essere territorio di intervento proprio del Soccorso Alpino. Ecco allora le statistiche legate a questo luogo particolare, sempre più frequentato per fare downhill.

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Il caso della Collina di Torino

Un caso interessante è quello del Parco delle Colline del Po, in passato chiamate anche “la montagna di Torino”, proprio per il loro carattere selvaggio e impervio. Si tratta di una serie di rilievi che lambiscono la città della Mole costeggiando la parte destra del fiume: tra questi colli il più alto è il Bric della Maddalena, con i suoi oltre 700 metri di altitudine, mentre il più famoso è forse quello di Superga con la sua basilica. In questo periodo di pandemia, in particolare durante i mesi di zona rossa, per il fatto di essere raggiungibile a pochi chilometri dal centro città, la collina di Torino è diventata il punto di riferimento sportivo per un numero sempre maggiore di persone e meta assidua per per gli amanti delle discese in mountain bike. Numeri che hanno stupito anche i volontari del Soccorso Alpino, che si sono trovati spesso a soccorrere biker da infortuni o situazioni difficili. Solo da inizio anno gli incidenti sulla collina che hanno riguardato ciclisti in mtb sono stati 6, dei quali 3 a marzo e 3 ad aprile. Orientarsi nell'intrico di oltre 70 km di sentieri non è facile, per questo l'intervento del Soccorso Alpino è fondamentale, in aiuto alle ambulanze, per individuare e recuperare i malcapitati. “Se normalmente erano i volontari della sezione di Torino a coadiuvare le sezioni montane – spiega Simone Bobbio, responsabile della comunicazione del Cnsas Piemonte e appassionato di mtb – ultimamente sta avvenendo anche il contrario: abbiamo deciso di allargare il gruppo di intervento urbano a volontari di altre delegazioni che vivono o lavorano in città, proprio per essere sempre più efficienti e veloci negli interventi in zone come le colline attorno a Torino”.

"Non vogliamo criminalizzare nessuno, ma invitare a prestare più attenzione alle proprie capacità e ai dispositivi di sicurezza"

A livello regionale, tra il 2019 e il 2020 c'è stato un aumento di oltre il 30% dei biker soccorsi, passati da 60 a 99 su un totale di 1500 interventi. Mentre da inizio anno, sempre a livello regionale piemontese, sono già 17 i rider infortunatisi, e tra questi c'è stato anche un uomo deceduto in seguito all'impatto violento contro un albero lungo una discesa in località Cumiana, a sudovest di Torino. “Da parte nostra non c'è nessuna intenzione di criminalizzare nessuno – continua Bobbio – l'aumento del numero dei nostri interventi è dovuto a una maggiore fruizione della montagna, e noi siamo contenti che sempre più persone abbiano scelto di trascorrere del tempo a contatto con la natura. Però ci teniamo a ricordare di scegliere attività in base alla propria capacità e sempre muniti di attrezzature adeguate con i corretti dispositivi di sicurezza”. Un invito alla prudenza che si aggiunge a quello lanciato pochi giorni fa proprio dall'Ente parco che gestisce le colline del Po: un appello rivolto agli appassionati di mountain bike per vivere la natura in sicurezza con tanto di regole messe nero su bianco.

Negli scorsi mesi abbiamo assistito a un incremento di interventi di soccorso alpino sulla Collina di Torino. Per...

Pubblicato da Soccorso Alpino e Speleologico Piemonte - CNSAS su Mercoledì 21 aprile 2021

Volontari sempre pronti ad aiutare chi ama la montagna

Il caso della Collina di Torino è emblematico dell'organizzazione e della rete di intervento delle varie sezioni e delegazioni del Soccorso Alpino sparse sul territorio nazionale. Un esercito 43247 soccorritori, che nel 2020 hanno messo a disposizione il loro tempo sfiorando le 200.000 ore totali di impiego. “L’attività del Soccorso Alpino e Speleologico è stata particolarmente intensa durante la scorsa estate. Nonostante i lockdown non ci siamo fermati nella preparazione e l’addestramento, sin dalla primavera, consapevoli che saremmo stati chiamati ad un impegno corposo nei mesi successivi. – ha dichiara Maurizio Dellantonio, presidente nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico -. Ci siamo messi anche a disposizione delle strutture di Protezione Civile, durante l’emergenza, e nel contempo abbiamo studiato nuovi e efficaci protocolli d’intervento in chiave di contenimento del rischio biologico, per garantire la sicurezza delle persone soccorse e limitare i contagi fra i nostri operatori. Posso dire con orgoglio che grazie all’impegno del nostro personale, e grazie alle dotazioni e i DPI acquistati, non abbiamo riscontrato casi di contagio durante le nostre operazioni di soccorso". Anche alla luce dei numeri record del 2020, i volontari si stanno preparando per fronteggiare i prossimi mesi, in modo da garantire una risposta sempre efficiente nei confronti di tutti gli amanti della montagna, bikers compresi, che per fatalità o anche per imprudenza, dovessero finire nei guai.

"Il Soccorso Alpino e Speleologico - continua Dellantonio - si farà trovare pronto anche per i mesi a venire: in vista dell’estate che incombe ci aspettiamo una nuova, pacifica, invasione delle montagne italiane, potendo contare forse anche su una parziale ripresa dell’utenza turistica internazionale. Quel che è certo è che tante persone hanno riscoperto il piacere della montagna: un bene per l’economia delle “terre alte” e per l’intero Paese”.

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