Da Milano a Mantova in mtb lungo i fiumi lombardi

Tre giorni in bikepacking nella Pianura Padana, pedalando verso est attraverso silenziosi sterrati tra i campi, borghi desolati e ponti di barche, lungo la traccia ciclabile dei principali fiumi della Lombardia. Ecco il reportage del viaggio in bici, con foto delicate e suggestive, di Lorenzo Scarpellini.

Tutte le foto del reportage sono di Lorenzo Scarpellini

Il cielo è grigio ma la zona è gialla. Dopo mesi di restrizioni, l’umore del cielo passa decisamente in secondo piano rispetto alla nostra voglia di partire, di sentire la terra scorrere sotto le ruote e di godersi il paesaggio che lentamente si muove al ritmo dei pedali. La primavera nel Nord Italia si sa, non è una stagione affidabile. Periodi di sole e caldo si alternano a giornate fresche e piovose e quando si viaggia in bici, bisogna sempre farsi trovare pronti di fronte alle intemperie. Partire - anche solo per pochi giorni - suscita sempre molte emozioni, in questo caso amplificate da mesi di rinunce. Dato che nessuno sapeva se le normative ci avrebbero permesso di uscire dalla Lombardia, Io e Alessandra abbiamo deciso di attraversare la Pianura Padana da ovest verso est ma senza uscire dai confini regionali: da Milano a Mantova seguendo i principali fiumi Lombardi in sella alle nostre mountain bike. Il nostro itinerario mette in connessione diverse ciclovie e percorsi ciclabili: Ciclabile della Martesana; Ciclabile dell’Adda; le ciclabili dell’Oglio; Ciclovia del Po e infine la ciclabile del Mincio. Il tentativo è quello di viaggiare il più possibile su sede propria - lontano dal traffico automobilistico - e affrontare più sterrato e single track possibile. Il percorso sarebbe ideale anche per una gravel (il mezzo più indicato per viaggi di questo genere) ma non lo è altrettanto per le Bdc.

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Partiamo lunedì mattina da Cologno Monzese - periferia nord-est di Milano - raggiungendo in pochi chilometri il Naviglio della Martesana per lasciarci il capoluogo lombardo alle spalle in direzione Cassano d’Adda. Le bici sono relativamente leggere, agili e i carichi sono ben bilanciati. Montiamo entrambi una borsa sotto sella da 17 litri e una borsa frontale da 10 litri ma non sono completamente piene, con 27 litri totali di capacità queste borse si prestano tranquillamente a bikepacking molto più lunghi. L’impermeabilità dei materiali si dimostrerà - come sempre - la caratteristica fondamentale dell’attrezzatura. In aggiunta, in una piccola borsa da 2,5 litri montata sul telaio, teniamo i nostri effetti personali che potrebbero servirci durante la giornata. Cassano d’Adda dista 23 chilometri dalla periferia di Milano e seguiamo un percorso che conosciamo a memoria: una ciclabile asfaltata lungo il Naviglio della Martesana che - in assenza dell’eccessivo traffico pedonale dei week-end in particolare tra i paesi di Vimodrone, Cernusco su Naviglio e Cassina de Pecchi - è molto piacevole ed è uno dei nostri allenamenti settimanali. La ciclabile della Martesana collega il centro di Milano (zona Melchiorre Gioia) al fiume Adda per un totale di circa trenta chilometri. Abbandonata la ciclabile della Martesana, oltrepassiamo l’Adda con un rocambolesco passaggio su un ponte ferroviario e dopo qualche chilometro su strada provinciale riusciamo ad imboccare un percorso off-road che collega Rivolta d’Adda a Lodi. Il paesaggio è molto piacevole, il clima è fresco e il percorso è ben segnalato, molto divertente e vario. Sterrate e single-track molto scorrevoli si alternano seguendo la sponda sinistra del fiume. Viaggiamo tranquillamente sopra i 18 km/h di media. La vegetazione rigogliosa e l’ampia sterrata iniziale ricordano le ambientazioni del film Jurassic Park e infatti non è un caso che ci troviamo proprio nei dintorni del Parco della Preistoria, dove è possibile vedere installazioni di dinosauri in dimensione reale. Arriviamo a Lodi, in Piazza della Vittoria, subito dopo pranzo mentre inizia a piovigginare. La pioggia avrà la meglio quando un forte temporale ci sorprenderà pochi chilometri dopo la città, lungo un tratto privo di ripari. Riusciremo a fermarci - dopo una ventina di minuti sotto l’acqua - nel piccolo paese di Mairago, dove aspettiamo qualche decina di minuti che il tempo migliori ma senza successo. Ripartiamo per non arrivare troppo tardi e per fortuna - dopo meno di mezz’ora - smette del tutto di piovere. Proseguiamo lungo una ciclabile asfaltata e poi su sterrate - appesantite dalla pioggia - fino a scorgere la torre medievale sul lato sinistro dell’Adda che caratterizza il borgo di Pizzighettone. Insieme alle mura e alle prigioni - risalenti anch’esse al periodo medievale e perfettamente conservate - è una delle attrattive di questa località. Nel frattempo ha ricominciato a piovere ma poco intensamente. Il Garmin dice 85 km, siamo stanchi ma non eccessivamente.

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La giornata inizia presto con i preparativi per ripartire. Per queste notti abbiamo scelto di pernottare in bed & breakfast e le comodità - rispetto alla tenda - sono inequivocabili. Il cielo è grigio, non piove ma la giornata non promette nulla di buono. Il nostro programma è di raggiungere il Po, attraversare Cremona e proseguire fino a Casalmaggiore, dopodiché abbandonare le sponde del più grande fiume d’Italia per raggiungere Sabbioneta. Oggi è la tappa più lunga del nostro viaggio: previsti 90 km e così sarà. A differenza di ieri, il paesaggio sarà meno vario e stimolante. Per raggiungere Cremona ci vogliono circa 35km e risulterà il tratto più interessante della giornata da affrontare in mtb. Da Pizzighettone imbocchiamo la ciclabile verso Cremona: le sterrate sabbiose scavate dai trattori - dopo una notte di pioggia - sono pesantissime da pedalare. Le ruote - anche se montiamo copertoni veloci con tassellatura “leggera” - generano comunque un sacco di attrito. Arriviamo a Cremona per pranzo e dopo averla attraversata seguiamo l’argine di contenimento del Po fino a Casalmaggiore - un lunghissimo tratto su asfalto - in cui vengo colpito dalla decadenza della maggioranza dei paesi che attraversiamo o vediamo in lontananza. Nell’immensità della pianura, l’uomo sembra essere sempre meno presente. Grandi cascine abbandonate o abitate solo in minima parte rendono l’idea di un mondo rurale che molti giovani hanno deciso di lasciarsi alle spalle guardando a una vita in città. Luoghi silenziosi che assumono un atteggiamento tenebroso in giornate buie e piovose come questa. Perché nel frattempo ha iniziato a piovere. Quando la pioggia si intensifica eccessivamente vorremmo fermarci e trovare un riparo ma non è facile. La ciclovia aggira la maggioranza dei centri abitati e non si incontrano punti di riparo per diversi chilometri. Per fortuna troviamo una piccola cappella - che si rivelerà più confortevole del previsto - dove troviamo riparo per circa mezz’ora. Da Casalmaggiore a Sabbioneta si abbandona la ciclovia per proseguire per un breve tratto su strada provinciale prima di ritrovare una ciclabile che conduce all’antica cittadina medievale. L’arrivo nel piccolo borgo - patrimonio mondiale dell’umanità insieme a Mantova - è un emozione. Non solo abbiamo portato a casa la tappa più lunga del nostro bikepacking senza problemi ma siamo arrivati in un posto davvero magnifico e con un importante valore storico-culturale. Purtroppo però sono già le 19 e tutti i ristoranti del paese sembrano chiusi. D’altronde: niente turisti in vista a parte due trasandati ciclisti. Vorremmo ammirare meglio il borgo ma dobbiamo rimandare a domani mattina, volare al B&B per lasciare le bici e andare a mangiare qualcosa nell’unico bar aperto del paese prima che scatti il coprifuoco delle 22.00.

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Finalmente splende il sole e la temperatura si è alzata di qualche grado. Giornata ideale per pedalare. L’ultima tappa del nostro itinerario ci porterà a Mantova in circa 60 km. Dopo aver esplorato un pò il piccolo borgo, usciamo da Sabbioneta in direzione Borgoforte, dove attraversiamo il fiume Oglio su uno dei tipici - e ormai sempre più rari - ponti di barche. Dato che la sera precedente non siamo riusciti a fare un buon pasto, ci concediamo un abbondante pranzo in trattoria. Tra le specialità della zona e del periodo, assaggiamo il salame con la lingua, un cotechino con infilato all’interno un pezzo di lingua di manzo. Buonissimo e meno grasso di quel che si potrebbe pensare. Nel pomeriggio comunque la sete si farà sentire. Un'infiammazione al ginocchio per l’Ale ci impone comunque di prenderla con molta calma, ci fermiamo spesso a fare foto e manteniamo una velocità media contenuta e ideale anche per godersi al meglio lo scorrere le paesaggio. Dopo alcuni chilometri su asfalto raggiungiamo la sponda destra del Mincio - ultimo fiume del nostro itinerario e anch’esso affiancato da una ciclabile sterrata - che ci porterà fino a Mantova. Il sole splende e la primavera si mostra in tutta la sua bellezza. L’arrivo in centro a Mantova - in pieno orario aperitivo - è un trauma. Dopo tre giorni trascorsi attraversando luoghi silenziosi, incontrando un paio di persone al giorno, ci troviamo immersi nel traffico pedonale del centro e nella confusione della “movida”. Non ci fermiamo a lungo e grazie ad un ottima rete di piste ciclabili, raggiungiamo rapidamente il nostro alloggio. Alla fine sono 236 chilometri in tre giorni, di cui almeno la metà ( probabilmente anche di più) su sterrate e sentieri. Una bella esperienza per riappropriarsi della libertà di movimento che tanto ci è mancata durante i mesi di restrizioni. La Pianura Padana ti fa sentire minuscolo e piacevolmente lento.

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Il giorno seguente affronteremo un divertente ma breve percorso (circa 13 km) sulla sponda sinistra del fiume da cui si gode di una splendida vista sulla città e in particolare sul castello che la domina. Purtroppo non sarà una bella giornata e la vista potrebbe essere decisamente migliore. Tuttavia tra single track, fango e pozzanghere, ci divertiremo un pò prima di andare in stazione a prendere il treno verso casa. Il treno risulta sempre il mezzo più comodo per muoversi con le bici. Comode da caricare e posizionare negli spazi dedicati, in qualsiasi momento di un viaggio è possibile ripiegare verso casa senza particolari complicazioni. Sui treni regionali il biglietto per la bici ha un costo di 3,00 euro e permette di trasportare la bici per 24 ore su tutte le linee regionali. Più comodo di così?!

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