24 September 2015

Mondiale di Richmond: chi vince?

La gara in linea dei professionisti di domenica chiuderà la settimana dei Mondiali americani. Un circuito strano, adatto ai velocisti ma anche ai cacciatori di classiche. I favoriti e le speranze azzurre

Mondiale di richmond: chi vince?

I mondiali di ciclismo su strada tornano negli Stati Uniti, a 29 anni di distanza dalla vittoria di Moreno Argentin a Colorado Springs. Di per se’, sarebbe già questa la notizia riguardante la settimana iridata in corso, perchè è davvero lunghissimo il lasso di tempo trascorso prima di rivedere il mondiale in un paese che al ciclismo recente ha dato tanti protagonisti in sella (basti pensare ad Armstrong e Lemond) e altrettanti investimenti, con biciclette e componentistica americana che fanno la parte del leone sia in gruppo che sul mercato.

Peccato che il ritorno del Mondiale negli Usa si trovi però a coincidere con un momento nero per il ciclismo di casa dal punto di vista dei risultati, con le uniche speranze Taylor Phinney e Tejay Van Garderen bersagliate dalla sfortuna: a tenere alto il medagliere per la nazionale americana ci stanno pensando le donne, anche se la prova maschile si presenta così ricca di incognite da essere aperta ad ogni genere di sorpresa.

Un circuito strano
Terminate le giornate dedicate alle prove contro il tempo, l’attenzione ora si sposta tutta sul circuito di 16 km che ospiterà le gare in linea. Un circuito strano, in cui manca una salita davvero selettiva ma in cui falsopiani e veloci salitelle si susseguiranno in continuazione, con l’incognita scenografica di due brevissimi strappi in pavè all’interno del parco cittadino. Non si tratta certo di salite vere e proprie (la più lunga, Libby Hill, misura solo 600 metri) ma sommate una dopo l’altra si faranno sentire sicuramente nelle gambe, se pensiamo che nei 16 giri della prova riservata agli uomini elite il totale finale sarà di 48 ascese.

A risultare decisiva potrebbe essere proprio l’ultima, qui 400 metri che iniziano proprio sotto il triangolo rosso dell’ultimo km e immettono nel falsopiano del rettilineo finale: chi dovesse trovarsi ancora con la dinamite nelle gambe è qui che può piazzare lo scatto decisivo. Uno scenario improbabile in una corsa che si promette estremamente tattica, ma altrettanto improbabile è che alla retta di arrivi giunga un gruppo compatto, perchè il terreno per allestire una volata classica negli ultimi km di corsa proprio non c’è.
Sarà un percorso anomalo dal punto di vista altimetrico, ma molto più semplice per quanto riguarda la planimetria: buona parte della corsa si svilupperà su ampi vialoni nel centro di Richmond, che in alcuni casi andranno percorsi addirittura nei due sensi di marcia, il che renderà più semplice che mai il controllo delle fughe in una corsa come quella iridata che non prevede l’utilizzo delle radioline. La gara promette di accendersi dunque solo nel finale, negli ultimi 1-2 giri del circuito, con il lotto dei favoriti che va quindi ristretto ai velocisti dotati di maggiore resistenza o tuttalpiù a quei pochi scattisti in grado di difendersi con poche decine di metri di vantaggio.

 

Una corsa per velocisti?
Come sempre, saranno le prove di donne, juniores e under 23 a fornire le migliori chiavi di lettura per la corsa di domenica, ma già da oggi si può ipotizzare una griglia di favoriti che vede in prima fila gli uomini veloci, protagonisti delle classiche della scorsa primavera. John Degenkolb e Alexander Kristoff si sono spartiti in due il bottino pieno di Sanremo, Fiandre e Roubaix e anche qui si presentano come ‘vedette’ della corsa: entrambi capaci di regolare allo sprint anche gruppi molto numerosi, hanno nella resistenza il loro punto forte. La differenza tra i due sta nel percorso da cui arrivano (una Vuelta a tutta per Degenkolb a fronte dei soli sette giorni di corsa disputati da Kristoff dopo il Tour) e soprattutto da due squadre ben diverse a disposizione. Da una parte c’è la corazzata tedesca, con una carta alternativa rappresentata da André Greipel nella sua stagione magica e un esercito di gregari guidati da Tony Martin, mentre dall’altra c’è una Norvegia composta da sei corridori, benchè tra questi spicchi un gregario di lusso (o forse qualcosa di più) come Edvald Boasson Hagen. Ancora meno compagni a disposizione avrà il terzo favorito di giornata, quel Peter Sagan che guida il terzetto slovacco, obbligato ancora una volta ad arrangiarsi da solo, cosa che gli riesce spesso con ottimi risultati.

 

L'Australia e la Francia
A completare il parco delle ruote veloci si aggiungono Michael Matthews (capitano di un’Australia che schiera anche un Simon Gerrans in cerca di riscatto dopo una stagione da dimenticare) e Nacer Bouhanni. Il velocista francese ha dimostrato lo scorso anno di essere in grado di arrivare a giocarsi un mondiale fino in fondo, ma il suo limite può essere dato dalle troppe cadute che hanno caratterizzato la sua stagione, estromettendolo prima dal Tour e poi dalla Vuelta. Il velocista-pugile può contare comunque su una squadra francese di altissimo livello, con Julian Alaphilippe che è più di una valida alternativa e Tony Gallopin che proverà a scuotere la corsa da lontano cercando di portare via la fuga buona.

 

E Alejandro Valverde?
Un percorso così semplice altimetricamente ma altresì di difficile lettura non potrà comunque scontentare gli uomini da classiche per eccellenza, questo deve aver pensato il selezionatore belga Carlo Bomans, che ha allestito un vero e proprio squadrone capitanato da Philippe Gilbert e Greg Van Avermaet, due corridori tagliati su misura per questo finale, con alternative di lusso come Tom Boonen (che ai mondiali è sempre pericoloso) e Sep Vanmarcke. Quella belga sarà la vera squadra-faro della corsa (c’è anche un ottimo Tiesj Benoot) anche per la sua capacità di unire le forze, tutt’altra storia rispetto alla selezione spagnola, che può contare su un animale da mondiale come Alejandro Valverde (dominatore della classifica World Tour e già sei volte sul podio ma mai iridato) ma dovrà far convivere diverse anime in squadra, con l’aitante Juan Lobato per lo sprint e Joaquim Rodriguez per gli attacchi in salita. Tra tanti nomi non si può certo dimenticare quello del campione uscente, Micha? Kwiatkowski: il polacco quest’anno potrà contare su una squadra ridotta a sei elementi, ma che sicuramente saprà essere compatto come dodici mesi fa, e se ritrovasse la gamba con cui ha vinto l’Amstel Gold Race, un suo bis sarebbe tutt’altro che improbabile. Certo, per arrivare a giocarsi la maglia iridata questi corridori avranno bisogno innanzitutto di fare fuori le ruote veloci, ma le squadre interessate a questo scenario non mancheranno, dai padroni di casa per Taylor Phinney alla Colombia di Rigoberto Uran, dall’Olanda di Tom Dumoulin alla Repubblica Ceca di Zden?k Štybar, passando per una Gran Bretagna a più punte, nominalmente divisa tra Ben Swift e Ian Stannard, ma che può trovare nei gemelli Yates (in particolar modo Simon) degli ottimi intepreti di gara. Un panorama ricco, da cui non possono mancare gli outsider come il lituano Ramunas Navardauskas, lo sloveno Marko Kump o l’ex iridato portoghese Rui Costa.

 

Gli uomini del ct Davide Cassani 
E l’Italia? Per gli uomini del ct Davide Cassani si prospetta un altro mondiale lontano dai pronostici, ma a differenza degli ultimi anni la squadra azzurra, galvanizzata dai risultati della cronometro, arriva con una formazione piena di nomi interessanti, che può provare a mettere in difficoltà i favoritissimi e -perchè no- provare anche un colpaccio che non potrebbe stupire troppo. Diego Ulissi è il capitano designato, il miglior italiano per questo percorso, ma il suo curriculum è ancora troppo deficitario nelle classiche per costruirgli una squadra intorno, tanto che la formazione azzurra abbonda di alternative. Vincenzo Nibali vola a Richmond sulle ali dell’entusiasmo ritrovato dopo le ultime gare italiane che hanno seguito la sua espulsione dalla Vuelta; il tracciato non gioca certo a suo favore, ma il messinese la fantasia non è mai mancata. Le soluzioni in caso di finale veloce saranno rappresentate da Elia Viviani (in buona condizione ma caduto in malo modo alla vigilia della cronosquadre), Sonny Colbrelli e Giacomo Nizzolo, mentre a Fabio Felline e Matteo Trentin sarà affidato il compito di inserirsi nelle fughe. Completano la squadra (da cui andranno escluse le due riserve) gli uomini di fatica: Daniele Bennati, Salvatore Puccio, Daniel Oss e Manuel Quinziato. Questi ultimi due arrivano a domenica con un mondiale già conquistato, quello della cronosquadre. Che sia di buon auspicio per la corsa iridata.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le ultime News
Il Turismo
Tutto Salute