Oltre 200 ebike sequestrate dalla Guardia di Finanza alla dogana di Trieste

Durante le operazioni di contrasto ai traffici illeciti, la Guardia di Finanza di Trieste e l'Agenzia della Dogana e dei Monopoli hanno sequestrato 234 ebike irregolari provenienti dalla Cina: l'imprenditore italiano che tentava di commercializzarle in Europa è stato denunciato. E' il secondo grande carico di biciclette sequestrate nella città friulana in poche settimane.

Un mercato delle biciclette che ancora fatica a rispondere alla domanda fa gola a chi punta a un guadagno facile a discapito della sicurezza. E' così che all'autoporto di Fernetti, al confine tra Italia e Slovenia, sono state sequestrate 234 ebike prive delle necessarie indicazioni di conformità. Il carico è stato scoperto e bloccato grazie al lavoro congiunto della Guardia di Finanza di Trieste e del locale ufficio dell'Agenzia della Dogana e dei Monopoli, nell'ambito dei controlli coordinati del dispositivo di contrasto dei traffici illeciti. Prodotte in Cina, le ebike erano in procinto di essere immesse sul mercato europeo tramite un importatore italiano, titolare di un'azienda con sede in Slovenia, che è stato denunciato a piede libero alla competente autorità giudiziaria.

Niente etichetta e batterie non testate

Una delle biciclette sequestrate (foto Guardia di Finanza)

Il controllo è stato particolarmente accurato e ha richiesto lo smontaggio delle biciclette per accertare a fondo le irregolarità. Le 234 ebike infatti erano sì provviste del marchio CE, ma mancavano di tutte le altre informazioni obbligatorie che devono essere fornite dall'acquirente tramite la normale etichettatura, così come previsto dalle rigorose normative comunitarie: informazioni come i dati del produttore, l'anno di fabbricazione, il modello specifico e l'eventuale numero di serie. In più le biciclette erano dotate di batterie di fatto mai testate, che potenzialmente avrebbero potuto costituire un pericolo per il fruitore.

Un boom del mercato che fa gola

Si è stimato che la vendita delle biciclette nel mercato al dettaglio avrebbe potuto fruttare circa 250mila euro di ricavi. Sono proprio questi alti guadagni, a fronte di una domanda che è cresciuta tantissimo nell'ultimo periodo, a spingere imprenditori di scarsa professionalità, o veri e propri criminali, a tentare di commercializzare biciclette e componenti realizzati con processi produttivi irregolari o incompleti delle necessarie conformità. Ne consegue un rischio per gli acquirenti che, ignari, possono ritrovarsi davanti prodotti privi dei consueti standard di sicurezza. Solo poche settimane prima, infatti, un altro analogo carico è stato sequestrato sempre a Trieste, al Punto Franco Nuovo, con 200 ebike giunte al porto dalla Cina, anche in questo caso senza le corrette informazioni previste dalla normativa.

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Pacco batteria composto da una cella di pile prive delle necessarie indicazioni (foto Guardia di Finanza)

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