Nel paradiso degli sciatori, prima che arrivi la neve: ascesa al monte Magnola in mtb

A solo un'ora e mezza da Roma, nel Parco Naturale Regionale del Sirente-Velino, un percorso estremamente suggestivo ma anche con qualche insidia dovuta all'alta quota. Da fare in e-bike o, per i più allenati, anche con bici muscolare, per godersi anche nella bella stagione un luogo famoso per le sciate invernali.

La vetta del monte Magnola a oltre 2200 metri (foto Emiliano D'Andrea)

Il monte Magnola che ha una vetta di 2.222 m s.l.m. è la montagna principale del gruppo montuoso dei monti della Magnola che si trovano sul versante orientale del massiccio del Sirente-Velino, all’interno dell'omonimo Parco Naturale Regionale. Per chi vive nel Centro Italia il monte Magnola nell’area del Comune di Ovindoli è sinonimo di neve, sci e impianti di risalita. E’ una delle mete più famose per gli sport invernali, molto apprezzato soprattutto dai romani che possono raggiungerlo in circa un’ora e mezzo di auto dalla Capitale. Noi, in assenza di neve, l’abbiamo esplorato in e-MTB, ripercorrendo quegli stessi scenari che l’inverno brulicano di sciatori e snowboarders, e che oggi al nostro passaggio si sono mostrati deserti ma non meno suggestivi.

Il percorso che abbiamo seguito ha una lunghezza di circa 27 chilometri e un dislivello positivo di 1140 mt, inizia dal paese di Rovere (frazione del comune di Rocca di Mezzo, in provincia dell'Aquila). Si può parcheggiare all’altezza del campo sportivo, dove c’è un comodo parcheggio e un fontanile per riempire le borracce. Il primo tratto si sviluppa in pianura, lungo la ciclabile che corre accanto alla SS696. Si svolta al bivio verso il maneggio Il Cavaliere, su sterrato e poi si sale con una leggera pendenza in direzione degli impianti di risalita, lungo un breve tratto di strada asfaltata. Al primo tornante ci si tuffa nel bosco seguendo la SS 5bis e qui inizia il divertimento. Il primo tratto si percorre su sterrato all’ombra dei faggi, dopo poche centinaia di metri il paesaggio si apre e sulla sinistra di gode una vista mozzafiato di Ovindoli. Si continua seguendo la segnaletica MTB 206 direzione del rifugio Cancia, in un singletrack che sale sul versante ovest della montagna. Noi lo abbiamo percorso in settembre e abbiamo trovato il fondo particolarmente asciutto, la presenza della ghiaia lo rende pesante e pedalabile con una certa fatica, specialmente lungo i tornanti che da un certo punto iniziano a salire verso la vetta. In questo tratto inizia una progressività che si fa sempre più impegnativa, la salita è più ripida a tratti dura e il percorso si perde fino a scomparire e si inizia a pedalare a vista in direzione della cima. L’ultimo tratto verso la vetta si percorre lungo un declivio erboso che in un paio di tratti ci ha costretti a scendere dal sellino e proseguire a piedi, ma lo scenario che si ha alle spalle è incredibile. A guastarci la vista però ci ha pensato il meteo. A poche decine di metri dalla vetta, il clima della montagna ha mostrato tutta la sua variabilità, in pochi minuti dal versante orientale, si è alzato una coltre di nuvole che ha coperto completamente la cresta e ha cancellato il panorama lasciandoci sotto un cielo grigio e qualche goccia di pioggia.

In condizioni di buona visibilità dalla vetta del monte Magnola è possibile ammirare a nord il Gran Sasso, a nord-ovest il massiccio del Velino, a sud la conca del Fucino e a est il monte Sirente, a ovest, in lontananza oltre il Fucino e i piani Palentini, i monti Carseolani, i monti Cantari e i monti Ernici, e a sud-ovest la Serra Lunga e parte dei monti Marsicani.Noi dopo una sosta brevissima e qualche foto, ci siamo apprestati ad iniziare la discesa: qui il percorso corre sulla sinistra seguendo la cresta e lasciandosi sulla destra la vista degli impianti di risalita. Il tracciato anche qui è un singletrack di ghiaia che scompare in alcuni tratti, essenziale seguire la traccia GPS o le tracce di vernice bianche e rosse su alcune pietre miliari. Dopo circa una ventina di minuti di pedalata, inizia la discesa anche questa con tornati a 360 dal fondo estremamente friabile, obbligatorio fare attenzione a non frenare troppo bruscamente. L’ultimo tratto il percorso si fa flow fino ad arrivare ai Piani di Pezza. Il percorso lungo questo altopiano glaciale si estende per circa 5 km fino al rifugio del Lupo dove è possibile mangiare con una vista meravigliosa della catena del Sirente. Da qui per tornare a Rovere è possibile scegliere o un percorso asfaltato e un ultimo tratto in fuoristrada, fino a ricongiungersi in entrambi i casi con la SS696.

Nell’insieme il percorso è decisamente affascinante ma non del tutto privo di qualche insidia; fondamentale farlo nel periodo tra maggio e settembre per evitare tratti innevati e comunque munirsi sempre di antipioggia e di qualche maglia in più, abbiamo provato personalmente l’estrema variabilità meteo. Altra accortezza da seguire specialmente quando si inizia la discesa dalla vetta verso i piani di pezza è quella di non improvvisare percorsi alternativi, nonostante lo scenario della montagna sembri visibile in ogni suo particolare, nasconde qualche insidia e noi ci siamo trovati in un paio di casi a dover aggiustare la rotta per evitare di trovarci in situazioni spiacevoli.

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