Le storie segrete del ciclismo raccontate da Beppe Conti

Il libro "Ciclismo. Storie segrete" uscito da poco per la casa editrice Diarkos, racconta retroscena, tradimenti, accordi proibiti e grandi rivalità dei campioni del passato e dei giorni recenti

L'immagine di copertina del libro "Ciclismo. Storie segrete" (Diarkos, 2021)

Chi non ha mai invidiato i giornalisti di punta e il loro privilegio di osservare i grandi eventi sportivi dalla prima fila? “Ciclismo. Storie segrete” è un libro che parla di ciclismo, ovviamente, ma anche di un modo d’altri tempi di raccontarlo: un giornalismo fatto di fiuto per la notizia e aneddoti narrati attorno a un tavolo dopo la tappa, davanti a una bottiglia di vino. Leggendolo sembra proprio di essere seduti lì, a quelle tavolate piene di storie al limite tra verità e mito, “quando tutti, un po’ bevuti, - come si legge nella prefazione - raccontano la loro leggenda e la loro bugia”. Storie epiche di un ciclismo e di un giornalismo che forse non esistono più, divorati dalla fretta e dalle telecamere che tutto avvolgono, lasciando sempre meno spazio ai segreti.

28 capitoli pieni di storie piccole e grandi

Il libro di Conti raccoglie 28 storie principali in altrettanti agili capitoli, che si succedono cronologicamente ma si possono leggere anche in ordine casuale, come ricordi che emergono dalla memoria. Ogni capitolo è in realtà un ulteriore groviglio di storie più piccole, di sussurri, di indiscrezioni e rivelazioni. Da quell’edizione storica del Tour 1904 piena di botte e imboscate che rischiò di far chiudere per sempre la grande corsa di Francia, alla vittoria di Nibali a Sanremo nel 2018 quando staccò tutti sul Poggio. In mezzo ci sono il giallo del doping di Mercx e quello di Pantani; le grandi rivalità, come quella tra Moser e Saronni (cui Conti aveva già dedicato un libro in passato, sempre edito da Diarkos) o quella tra i francesi Anquetil e Poulidor. E poi, ovviamente, i retroscena nelle imprese di Bartali e Coppi, senza risparmiarne le ombre e i comportamenti non troppo sportivi.

Il ciclismo come metafora della vita

La copertina del libro di Beppe Conti

Del resto, come racconta bene Conti, era un ciclismo senza esclusioni di colpi, che assomigliava spesso a una giungla, piena di tattiche, accordi e colpi bassi, inganni e tradimenti, anche tra compagni di squadra. Ma era un ciclismo epico, dove anche i lati oscuri erano grandi storie da raccontare perché è proprio nelle sue contraddizioni che il ciclismo ha saputo regalare emozioni indimenticabili. E storie poco conosciute, come quella dell’"altra borraccia" – non quella passata da Coppi a Bartali (o era viceversa?) - ma quella negata da Bartali a Koblet, e poi quella donata da Koblet a Bartali come segno di magnanimità dopo lo sgarro subito. E ancora: lassativi messi nel panino di ciclisti ribelli al sistema; dame bianche o bionde che possono cambiare gli esiti di una gara; scherzi ai giornalisti e ritiri inspiegabili; astinenze sessuali durate mesi pur di vincere un giro o vittorie impreviste dopo notti d’amore. Ce n’è per tutti i gusti in questo libro succulento, adatto sia a chi vuole entrare nella storia del ciclismo dalla porta sul retro senza essere visto, sia a chi già pensa di conoscere tutto, e scopre che non è così. Uno degli aspetti più interessanti è che, quello raccontato, è un ciclismo pieno di contraddizioni, di ombre: un ciclismo emozionante, ma a volte anche spietato e cattivo, quasi “mafioso”. “Non ci stanchiamo mai di dirlo e ribadirlo - scrive l’autore a pagina 139 - lo sport della bicicletta è innanzi tutto storia di uomini, con le loro debolezze, espedienti e traffici per raggiungere a tutti i costi una meta. Come accade spesso nella vita di tutti i giorni. E’ una metafora della vita”.

Dal ciclismo al giornalismo

Conti, che ha seguito mezzo secolo di ciclismo, prima per La Gazzetta dello Sport poi per Tuttosport, oggi è opinionista di Rai Sport, oltre che scrittore. Non bisogna dimenticare che è stato anche un ciclista, tra i 15 e i 19 anni, vincendo anche una decina di corse. Ha smesso con lo sport di alto livello perché aveva capito che gli riusciva meglio e con maggiore facilità scrivere che correre, ma negli anni a venire vinse in volata molti scoop. Facendo scorta di storie, aneddoti e anche segreti. La passione bruciante che lo muove è sempre la stessa dell’inizio: il suo racconto è un susseguirsi di esclamazioni come: “Che personaggio inimitabile!” “Che storia incredibile” “Che momenti, che mistero!”. Si compiace ricordando, rivive emozioni indimenticabili come quando Moser arrivò da solo, in maglia iridata, dentro al mitico velodromo di Roubaix, con i francesi che si alzano in piedi ad applaudire. Un momento unico: Moser e Conti, campione e inviato giornalista, avevano entrambi ventisette anni. Tra le righe c'è anche il rammarico per un ciclismo diventato oggi terreno di specialisti, in cui ognuno si sceglie un obiettivo e punta solo a quello, facendo perdere il gusto dei lunghi duelli faccia a faccia, che sono il sugo del racconto. “Oggi il ciclismo offre poche storie segrete. - si legge in chiusura di libro, con rimpianto - O forse magari come accaduto in passato verrano alla luce col tempo, a distanza di anni e anni”. E chissà, forse ci sarà qualcuno pronto a raccogliere l’eredità di un fuoriclasse come Beppe Conti, disposto a svelare tutto. Senza esclusione di colpi.

"Ciclismo. Storie segrete" di Beppe Conti è edito da Diarkos, pagine 292, prezzo 16 euro. Uscito in libreria nel marzo 2021 nella collana Grande Sport.

Info: www.diarkos.it

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Pubblicato da Diarkos su Lunedì 22 marzo 2021
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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