21 February 2015

La storia di Roberto

Vi raccontiamo la storia di Roberto Nava. Il suo punto debole, nella triplice disciplina, è la bici ma il suo obiettivo 2015 è l’Ironman di Barcellona, il 4 ottobre

La storia di roberto

Continua il nostro viaggio nel mondo del Triathlon e dei suoi partecipanti. Vi raccontiamo la storia di Roberto Nava, che a ottobre compie 40 anni e vive nella provincia di Milano. Nel 2009, un po' per gioco e un po' per caso (ci racconta), apre un blog e lo chiama Runlikeneverbefore. È uno di quelli che (sempre a sentire lui) non si può stare senza ascoltare musica: rock, metal, pop e rap, nel suo caso.

Cosa ti piace del Triathlon?

«Partecipare a una gara di Triathlon, in particolare su distanze lunghe, è un’esperienza unica, che ti lascia il segno. Prima di essere un percorso che si snoda tra acqua e asfalto è un percorso che ti passa attraverso. A mio parere, non c’è miglior modo di conoscersi che partecipare a una gara di Triathlon. Emozioni, sensazioni, paure. Passa tutto dal cuore e dall’anima di noi partecipanti, di qualsiasi livello. Mi piace una frase che gira in internet, “non puoi dire di aver vissuto se non hai mai partecipato a un Ironman”. Niente di più vero».

Come ti alleni?

«Ho la fortuna di avere un lavoro che mi permette di organizzarmi e allenarmi nei diversi momenti della giornata. Può essere la mattina, così come il pomeriggio o la sera. Serve comunque tanto, tantissimo tempo per arrivare preparati a una gara. Gli allenamenti, quando fatti seriamente, a volte occupano gran parte della giornata».

E il jolly della pausa pranzo?

«La pausa pranzo è un grande classico. Nelle giornate più incasinate, la uso per andare in piscina e in inverno per correre. Quando arrivano le giornate estive, con la temperatura che sale a 30°, preferisco andare alle 5 di mattina. Le prime volte è sempre un trauma, ma con il passare dei giorni ci si abitua (forse!)».

Non resta che la bici…

«La bici è il mio punto debole. Non sono nato ciclista e ho dovuto imparare tutto da zero. In base alla mia esperienza, il segreto è imparare a stare sulla sella per diverse ore. All’inizio è davvero difficile abituarsi alla posizione, ma poi, come sempre, ci si abitua a tutto, e col tempo (e grazie ai preziosi consigli di amici ciclisti) si imparano tutti i “trucchetti” dell’allenamento in bici. Purtroppo in inverno mi rifugio sui rulli, ma ogni anno non vedo l’ora di uscire all’aria aperta. Tre ore di bici, tra Brianza e Lago di Como, sono davvero una favola!».

La tua salita?

«Si trova sopra Lecco, sulla strada che porta a Ballabio. Nelle prime uscite non riuscivo ad arrivare nemmeno in cima, mi fermavo prima e tornavo indietro. Ma la costanza, l’allenamento e la dedizione mi hanno permesso di percorrerla più volte. Adesso l’affronto con una certa serenità, anche se rimane comunque una salita tosta».

Cosa hai nel mirino quest’anno?

«Nel 2015 l’obiettivo è l’Ironman di Barcellona, il 4 ottobre. Prima però parteciperò a diverse maratone, come Barcellona (15 marzo) e Milano (12 aprile). Come preparazione ho inserito anche il Challenge di Rimini, una sorta di test per capire a che punto è la preparazione».

Cosa consigli a chi si avvicina al Triathlon?

«La prima difficoltà che incontra chi inizia a fare Triathlon è il nuoto. Il mio personale consiglio è di seguire un corso o di farsi seguire da un istruttore di nuoto, almeno per le prime volte. Migliorare la tecnica è fondamentale per evitare di sprecare troppe energie nella prima frazione. Se si esce già stanchi dall’acqua è una tragedia! Lo si paga per tutta la gara».

Il tuo campione di riferimento?

«Senza dubbio Daniel Fontana. Una persona semplice, davvero disponibile, che ho avuto modo di incontrare più volte. Un campione umile e molto preparato, con una forza e una costanza davvero incredibili».

La campionessa preferita?

«Anche qui pochi dubbi: Martina Dogana. Un’atleta capace di gareggiare in un Ironman così come in una maratona o mezza maratona. A oggi una tra le atlete più forti, se non la più forte».

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