Da Verona al Rifugio Lausen attraverso l'altopiano della Lessinia, sfidando i propri limiti

Un giro in mountain bike attraverso l'altopiano della Lessinia, in provincia di Verona, sulle orme del collettivo Enough e del Bam Campfire

Era da un pò di tempo ormai che volevo provare a testare i miei limiti, spingermi oltre la mia personale zona di comfort e mettermi in gioco su un percorso lungo e impegnativo. Le imprese sportive sono appannaggio dei Pro ma ognuno di noi può sfidare se stesso in sella alla propria bicicletta. Essere un ciclista vuol dire questo no? Uscire di casa in sella alla propria bici e sfidare se stessi, una salita o un sentiero. Non servono gare, avversari o medaglie.

Nonostante non venissi da un adeguato periodo di allenamento a causa di impegni lavorativi e personali, a fine maggio ho deciso di mettermi alla prova sul percorso che i membri del collettivo @EnoughCycling hanno realizzato per raggiungere il @BAMCampfire edizione 2021 al Rifugio Lausen, nell’altopiano della Lessinia in provincia di Verona. La sfida era completare un percorso di 145 km e circa 3300 metri di dislivello in meno di 24 ore. Non essendo una gara però, era uno scenario del tutto modificabile in base alla mia condizione, al percorso e al meteo. Un fattore di difficoltà poteva essere il caldo afoso di quei giorni.

Ad accompagnarmi nella mia sfida un immancabile Alessandro Ioli, che da quando si è trasferito a Parigi vive di pane, acqua e gravel. La nostra sfida però l’ha visto in sella alla sua vecchia mountain bike da 13/14 chili (così come per il sottoscritto), più il peso di borse, cibo, acqua, e tutto quello che pensavamo potesse servirci anche per fermarci a dormire qualche ora.

Partenza dall'Arena e strategie per farcela

Il tutto prende forma un venerdì mattina di fine maggio, quando Alessandro passa a prendermi a casa mia - in Provincia di Milano - verso le 5.30. Facce assonnate ma cariche di voglia di pedalare, imbocchiamo l’autostrada in direzione Verona.

Arriviamo verso le 8, parcheggiamo e scarichiamo le bici dalla macchina, montiamo le borse e verifichiamo insieme cosa abbiamo portato. C’è tutto.

Raggiungiamo l’iconica Arena di Verona da dove parte il nostro itinerario, scattiamo qualche foto, mangiamo una barretta e partiamo. La temperatura è intorno ai 22 gradi.

Il percorso - dopo soli 5 km - inizia a salire su una strada asfaltata a tornanti, un ottimo inizio non troppo traumatico dato che una difficoltà del percorso sarà che quasi tutto il dislivello positivo - circa 3000 metri - si concentra nei primi 70 chilometri. Il mio piano per sopravvivere a questa “concentrazione di dislivello” è dividermi mentalmente il percorso in due parti, focalizzandomi su un obiettivo per volta: il primo obiettivo è raggiungere il Rifugio Lausen - che si trova alla fine dei primi 3000 metri di dislivello, dopo la prima vera e lunga discesa sterrata (e speriamo divertente) - e solo dopo iniziare a pensare al rientro a Verona valutando se fermarmi a dormire dato che, rispetto alla salita, la discesa è sicuramente il mio punto forte in questo momento.

Salite, vigneti e tasche piene di ciliegie

Dopo qualche chilometro di salita dolce e costate, incontriamo la prima salita tosta: uno strappo di circa 2 km a tornanti con pendenze anche superiori al 10%. Intanto la giornata avanza, il sole si alza e il caldo inizia a farsi sentire. Finita la salita ho l’occasione di riposarmi qualche minuto mentre Alessandro raccoglie svariate manciate di ciliegie e si riempie le tasche della maglia. Il tracciato prosegue vallonato attraverso una serie di vigneti e strade sterrate molto suggestive ma talvolta anche molto sconnesse, fino a raggiungere - dopo circa 40km e 1500m di dislivello positivo - il primo vero paesino in cui era possibile trovare acqua e cibo. Qui facciamo la prima pausa significativa riempiendo le borracce, comprando dei panini e bevendo un caffè.

Ripartiamo dopo una ventina di minuti per affrontare i successivi 15km con 1000m di dislivello per raggiungere un ristorante segnato sulla traccia, dove speriamo di trovare un piatto di pasta. Purtroppo al nostro arrivo lo troviamo chiuso ma per fortuna il proprietario ci fa comunque dei panini così riusciamo a conservare i nostri per la sera nel caso non dovessimo trovare altri ristori. Ripartiamo dopo circa un'ora, carichi e rinfrescati, ma con davanti a noi ancora 25km e 1000m di dislivello per raggiungere l’inizio della discesa per il Rifugio Lausen.

Il Parco Nazionale della Lessinia

Passato il ristorante - dopo una salita asfaltata - iniziamo a inoltrarci nella parte più suggestiva di tutto il giro, avvicinandoci al Parco Nazionale della Lessinia. Qui panorami e sentieri lentamente cambiano aspetto, attraversiamo fantastiche foreste di latifoglie, affrontando salite impegnative con punte almeno del 10/15%, sterrate sconnesse e qualche tratto di di larghi single track.

Alla fine del bosco, mancano ancora 15km e 500m di salita quando entriamo nel cuore del Parco attraverso una panoramica strada asfaltata, che lascia presto spazio a una serie di sterrate che si snodano sull’Altopiano della Lessinia.

Raggiungiamo il Rifugio Monte Tomba - alla fine della salita - dopo le 18. Siamo nel punto più alto dell’altopiano della Lessinia. Ci fermiamo mezz'oretta per riempire le borracce, asciugarci e coprirci un po' prima di attaccare la discesa. Il panorama sarebbe sicuramente mozzafiato ma con l’afa della pianura non si vede quasi nulla. Con quasi 3000 metri di dislivello ormai alle spalle, approcciamo la discesa sterrata - prima su una mulattiera sconnessa e sassosa, successivamente su un breve e divertente tratto di single track - per Raggiungere il Rifugio Lausen a circa 20 km di distanza dal Rifugio Monte Tomba. Mentalmente mi sento fresco, le gambe sono stanche ma reggono ancora e l’inizio della discesa mi dà fiducia, visto che tecnicamente ce la caviamo molto bene sia io che Ale.

Dopo 3 mila metri di dislivello, si ritorna verso Verona

Arrivati al Rifugio Lausen, il sole sta per nascondersi dietro l’orizzonte. Apriamo le borse, ci mettiamo vestiti asciutti e mangiamo.

Mentre il fresco della sera inizia a farsi sentire, iniziamo a pensare alla notte, se e quanto dormire, a che ora ripartire e via dicendo. Il nostro piano era di finire il giro in meno di 24h ma nessuno dei due sembra molto entusiasta di passare lì la notte, anche perché nelle ultime paio d’ore il cielo ha iniziato ad annuvolarsi. Brutto segno.

Alla fine - soprattutto io - inizio a pensare che tirare dritto forse è la soluzione migliore, magari tagliando qualche chilometro e limando gli ultimi metri di dislivello della traccia per assicurarsi di raggiungere Verona in nottata. Sicuramente non abbiamo più gamba per affrontare altre salite. Facciamo due conti, guardiamo le mappe e ci sembra decisamente fattibile se invece che seguire la traccia originale, seguiamo la strada provinciale per Verona. Dovrebbero essere circa 60 chilometri su asfalto, inizialmente in discesa e successivamente in pianura. Calcoliamo di poter essere di nuovo all’Arena verso mezzanotte e poter tornare a casa a dormire. L’idea non ci dispiace affatto.

Così rimontiamo le borse, accendiamo le torce e ricominciamo la discesa. Dopo poche centinaia di metri la strada diventa asfaltata e successivamente raggiungiamo una larga strada provinciale in leggera ma costante discesa.

Si finisce "a tutta birra"

La discesa sarà molto veloce, la divoriamo. Pedaliamo a tutta fino a quando le gambe centrifugano troppo e siamo costretti a mollare per qualche decina di metri prima di riattaccare la pedalata. Facciamo più di 30km in meno di un’ora, e ce ne mancano ancora una trentina di pianura. Decisi e determinati anche se ormai sfiniti, facciamo ancora 5 minuti di pausa per mangiare l'ultimo panino e toglierci l’antivento alla fine della discesa, dopodiché tiriamo veloci verso Verona. Anche Ale è molto provato, così che l’ultima oretta sono io a tirarlo in pianura, dove grazie alla mia stazza riesco a coprirlo parecchio dal vento.

Arriviamo all'Arena verso mezzanotte, è venerdì sera e c’è molto movimento in giro. Ci riprendiamo un attimo e ci dirigiamo verso il primo locale che incontriamo per due belle birre ghiacciate. Alla salute.

Alla fine i nostri navigatori diranno 132,2 km percorsi, 2933 mt di dislivello positivo, in 11:48 ore pedalate a 13,5 km/h di media su 15:14 ore totali.

L'equilibrio del fotografo in bicicletta

Anche se non abbiamo raggiunto esattamente l’obiettivo che ci eravamo prefissati, sono molto soddisfatto del mio risultato e di aver condiviso questa giornata con un caro amico come Alessandro, il cui supporto ed esperienza sono stati molto preziosi. Per me aver superato indenne i primi 70 km con tutto quel dislivello è stato un risultato eccezionale e aver capito che mentalmente posso spingermi su distanze e percorsi sempre più impegnativi mi sprona a puntare nuovi obiettivi sempre più ambiziosi. Da fotografo inoltre c’è sempre una sfida nella sfida: fotografare mentre si è partecipi all’azione non è sempre semplice. In questi casi bisogna riuscire a fare gli scatti giusti per raccontare i paesaggi, il percorso, le situazioni e le persone che vi partecipano, senza però poter sacrificare troppo tempo. Allo contempo però, una brevissima pausa per fare un paio di scatti può anche farmi recuperare strategicamente un pò di energie. È un sottile gioco di equilibrio.

Potete trovare la traccia originale del “Verona and Lessinia Loop” su https://bikepacking.com/routes/verona-lessinia-loop/

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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