di Alfredo Colella - 22 September 2014

Caam Honeycomb

Il telaio è costruito con tubi in carbonio a tecnologia Honeycomb (a nido d’ape), da cui prende il nome il modello dell'azienda di Reggio Emilia

Caam honeycomb

Abbiamo provato la Honeycomb, uno dei punti di forza di Caam, l’azienda nostrana con sede a Reggio Emilia che produce da zero i propri telai in base a misure personalizzate. A una prima occhiata il mezzo appare essenziale, ma allo stesso tempo accattivante, grazie a un design moderno e slanciato, che non disdegna però rotondità dove servono.

I fili interni, collocati nella parte anteriore del tubo sterzo, la rendono pulita esteticamente senza compromettere la mobilità del gruppo guida. Anche le scorrevolezza dei fili non sente gli obblighi delle curve imposte dal telaio, ma certamente rende necessaria una costante manutenzione.

Il telaio

La scelta della tecnica costruttiva è caduta sul metodo “tube to tube”, che come vantaggio permette la personalizzazione delle misure e delle geometrie di ogni telaio in base alle caratteristiche fisiche di chi ci pedala, garantendo una rigidità maggiormente modulabile rispetto al monoscocca.

Il telaio è costruito con tubi in carbonio a tecnologia Honeycomb (a nido d’ape), da cui prende il nome il modello: una tecnologia nata e sviluppata alcuni anni or sono nell’aeronautica e in Formula 1, per alleggerire gli alettoni e le parti di carrozzeria in cui gli spessori incidono troppo sul peso. E applicazione nel settore del ciclo realizzando strutture composite di carbonio e kevlar, a nido d’ape, estremamente rigide e molto robuste. La complessità della lavorazione, tra laminazione e struttura alveolare, rende la produzione unica e limitata nei numeri: proprio ciò che succede nella Formula 1.

Il disegno squadrato dei tubi delinea una forma poco aerodinamica, ma sicuramente non a discapito di una struttura solida già a prima vista. Il modello Honeycomb viene proposto in due versioni: con freni a disco e classico con freni tradizionali. Risulta possibile montare anche la forcella mono braccio in carbonio prodotta in esclusiva da Caam Corse.

La prova

È una bici molto compatta e da subito ti fa capire il suo carattere. Dura, reattiva dal primo colpo di pedale, un po’ rigida nei tratti sconnessi (ma proprio per questa ragione vuole collocarsi nella fascia dei bolidi da corsa). Nei tratti veloci in discesa, l’effetto di vibrazione del telaio sotto sforzo si fa di solito sentire, nelle bici molto leggere. La Honeycomb ci sorprende, perché tende ad innescarlo pochissimo ed a rimanere fissa nella sua posizione (l’abbiamo spinta fino a 80 km/h).

Scattante nei rilanci, specialmente nei tratti in salita dove alzarsi in piedi è d’obbligo. Meno semplice mantenere la velocità nei lunghi tratti spinti dove servono i watt: un carro posteriore più lungo farebbe guadagnare qualcosa, sia in comfort che in scorrevolezza.

Finiture e assemblaggio

Trattandosi di un prodotto artigianale e personalizzato sotto ogni aspetto, è logicamente “a la carte”, proseguendo su una scelta tecnica e commerciale volta a soddisfare il cliente a 360°.

Caam, infatti, ha come obiettivo la produzione di “bolidi da corsa”, anche a scapito dei grandi numeri (la produzione è limitata). Forse il merito è da ricercarsi nell’aria che si respira in terra emiliana, densa di voglia di tecnologia da “reparto corse”, dove la lavorazione del carbonio ha origini remote.

Il modello è realizzato solo su misura, con la possibilità di scelta tra sloping e semi-sloping quasi orizzontale, per chi ha necessità di taglie alte o ama la tradizione.

Il livello di finitura è certamente nello standard di alta qualità dei prodotti italiani e la possibilità di personalizzazione dei colori offre un valore aggiunto.

L’assemblaggio da noi testato è completo e senza fronzoli: il gruppo è uno Shimano Dura Ace, mentre reggisella, attacco e piega sono di Deda Elementi. La sella è una San Marco Aspide, leggera e corsaiola, le ruote Fulcrum sono al top di gamma.

Rapporto qualità/prezzo: sia il prezzo del kit telaio che la bici completa collocano l’Honeycomb nella fascia altissima di prodotto, in cui i valori aggiunti di artigianalità italiana e di assemblaggio fanno decadere ogni concetto di prezzo di mercato.

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