di Alberto Zampetti - 14 March 2023

Milano-Torino, nobile e decaduta

È la corsa più antica del mondo, 192 km da fare tutti di un fiato preparando una volata da coltello tra i denti. Sperando che non sia solo la prova generale della Sanremo.

La Milano-Torino è corsa importante e qualificata per storia e tradizione, sebbene il calendario fittissimo l’abbia sempre collocata in posizioni infelici che ne hanno appannato il blasone per ridurla a corsetta alla vivailparroco. Fino al 2021 era stritolata tra il Campionato del Mondo e il Lombardia, con la stagione ormai andata, la maglia iridata assegnata e l’ultima prova Monumento (in programma dopo tre giorni) a esigere le energie residue, quando il grosso dei corridori aveva ormai la testa in vacanza e alcuni c’erano pure già andati. Dall’edizione scorsa, vinta da Mark “CannonBall” Cavendish, è tornata nella sua data originaria, intorno a metà marzo. Ma abbiamo appena fatto indigestione di Tirreno-Adriatico e di Parigi-Nizza, poco prima di una scoppiettante Strade Bianche e sabato c’è la Sanremo: un avvio di stagione pirotecnico, in cui a Mi-To rischia di ridursi a un gigantesco trasferimento/sgambata (ma sempre oltre i quaranta all’ora) in vista della “Classicissima di primavera”.

Eppure stiamo parlando della corsa più antica del mondo, con la prima edizione disputata nel 1876 con soli otto corridori al via. Nessun’altra gara è tanto storica e negli anni ha premiato alcuni tra i grandi nomi che hanno fatto la storia del ciclismo, da Girardengo (l’ha vinta cinque volte) a Magni, da Kubler a Poblet, da De Vlaeminck a Saronni e Moser.

Quest’anno si corre la 104ª edizione: 192 chilometri per unire le guglie del Duomo al pinnacolo della Mole (vabbè: da Rho a Orbassano), dopo aver galoppato sulle strade pianeggianti dell’alta pianura padana nella zona delle risaie, toccando Magenta, Novara e Vercelli per portarsi quindi nel Canavese, a Caluso e Foglizzo, dove alcuni piccoli saliscendi innocenti portano fino a nord di Torino, nella zona del Parco della Mandria. All’imbocco della Val di Susa la strada torna sostanzialmente in leggera discesa o pianeggiante, ultimi chilometri da fare pancia a terra fino al traguardo di Orbassano.

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