di Alberto Zampetti - 04 April 2023

Un esercito a due ruote

Trentatre milioni di presenze per quattro miliardi di euro: la Fiera del Cicloturismo di Bologna traccia il valore generale dell’escursionismo a due ruote con un Forum B2B che ha anticipato la manifestazione. Numeri pesanti, su cui riflettere.

Si è conclusa a Bologna, negli spazi DumBo, la Fiera del Cicloturismo, il grande evento promosso da Bikenomist e dedicato al mondo dell’escursionismo in bici in tutte le sue declinazioni, che riunisce i maggiori player di settore e, soprattutto, offre una grande varietà di spunti, idee, soluzioni e mete a chi sia alla ricerca di ispirazione per il proprio prossimo viaggio.

L’evento è stato anticipato da una sessione di lavori tra operatori di settore, durante la quale è stato dapprima illustrato lo stato dell’arte del turismo a pedali e successivamente sono state indicate le prossime tendenze nonché i possibili sviluppi sul breve/medio periodo.

Il primo Forum del Cicloturismo si è aperto con l’analisi di “Viaggiare con la bici” un lavoro in collaborazione tra Isnart, Istituto Nazionale Ricerche Turistiche e Legambiente, che fotografa i valori economici, culturali e ambientali rappresentati dal cicloturismo.

Le ricadute sul territorio

Un boost spinto anche dalla Comunità europea: l’Unione, forte dei 44 miliardi di euro annui del fatturato del cicloturismo nel continente, ha inserito all’interno del programma dei trasporti europeo il tema del ciclismo. Il che significa che da oggi in poi tutti gli investimenti sui trasporti conterranno anche la bicicletta. Non è una semplice affermazione di principio: considerare la bici come mezzo di trasporto significa poter accedere a finanziamenti che impattano direttamente sulla produzione, sulla gestione delle ciclovie e sui territori attraversati.

«Il cicloturismo è una leva sempre più importante della valorizzazione in chiave turistica del nostro territorio», conferma Roberto Di Vincenzo, presidente di Isnart. «Attraverso il Rapporto, Isnart monitora già da alcuni anni il fenomeno, consapevole del grande potenziale in termini di indotto economico, allungamento della stagionalità e riorientamento dei flussi turistici verso borghi e aree interne del Paese che il bike tourism esprime, da Nord a Sud».

Secondo Di Vincenzo, il profilo del cicloturista è noto: guardando all’incoming straniero, che spende di più rispetto al mercato interno, «il ciclista proviene prevalentemente dai Paesi anglosassoni, viaggia in coppia o in piccoli gruppi di amici, ha un’età media tra i 50 e 55 anni, sceglie servizi di alta gamma (cioè hotel a 4 o 5 stelle) ed è curioso di conoscere i territori». Due aspetti, questi ultimi, su cui il Report Isnart/Legambiente avanza una sollecitazione: non sempre i territori del cicloturismo dispongono di un’offerta alberghiera premium o servizi legati all’esperienza a pedali, come punti di ricarica e.bike, ciclofficine, ristoranti con menu ad hoc, strutture di ospitalità con la possibilità di ricovero delle bici. E questo è un elemento su cui lavorare in termini di politiche di sviluppo.

«In molte aree del Paese il cicloturismo è già un’eccellenza dell’offerta turistica, anche se bisogna lavorare meglio sulla crescita culturale, sul

consolidamento dell’offerta di servizi specifici e l'integrazione di nuove ciclovie nei sistemi di offerta locali del turismo», ribadisce

Sebastiano Venneri, responsabile nazionale Legambiente Turismo. «Da sottolineare come la redistribuzione dei flussi cicloturistici verso il Centro e il Sud del Paese e il lavoro che tanti territori stanno facendo per utilizzare le infrastrutture esistenti a fini cicloturistici stiano disegnando quella “via italiana” al cicloturismo che può rappresentare la risposta originale del nostro Paese alla domanda mondiale di vacanze a pedali».

Il richiamo del Sud

Il cicloturismo italiano, infatti, si sta spalmando: due anni fa, come destinazione era prevalentemente concentrato sul nord-est, una zona dove esistono ciclovie e infrastrutture più attrezzate. Nelle ultime stagioni, come ha sottolineato Venneri, l’attenzione si è spostata verso il Centro e il Sud Italia.

«Nel 2019, il Meridione registrava il 7% di destinazioni; nel 2022, ha raccolto il 17%, con un incremento di dieci punti», sottolinea Sebastiano Venneri È in atto uno spostamento «dal Nord verso il Centro, trainato dalla Toscana, e verso il Sud, indotto da Abruzzo, Basilicata, Puglia e Calabria, che stanno facendo un lavoro eccezionale di riqualificazione di infrastrutture già esistenti, che non sono ciclovie dedicate ma tante vie a bassissima densità di traffico già esistenti».

Le priorità per il Sistema Italia

A fronte di questo scenario, sovente demandato alla lodevole iniziativa di amministrazione ed enti locali, il Rapporto Isnart/Legambiente evidenzia alcune priorità da attuare a livello centrale per sostenere lo sviluppo del cicloturismo italiano, accrescerne la visibilità e l’appetibilità sui mercati internazionali.

A partire dalla riduzione dell’IVA su tutta la filiera italiana del ciclo (acquisti di biciclette e sui servizi connessi, come noleggio e riparazione), sull’esempio del Portogallo che nel 2022 l’ha abbassata dal 24% al 6%. «Una misura che ci metterebbe in una posizione di vantaggio rispetto ad altri Paesi, tenendo presente che noi abbiamo già perso una parte turisti stranieri che scelgono altre destinazioni più organizzate rispetti all’Italia», sottolinea Roberto Di Vincenzo.

Un altro aspetto che il Report sottolinea con forza è «la necessità di lavorare sulle infrastrutture in maniera tale da garantire la sicurezza dei ciclisti. Purtroppo, vediamo costantemente gravi incidenti a danno dei ciclisti. Aumentando gli utenti a due ruote, i problemi aumenteranno ulteriormente e per questo il tema della sicurezza è prioritario e fondamentale. C’è un tema culturale sul quale bisogna lavorare molto, perché bisogna far penetrare la cultura della bicicletta e del cicloturismo, che è un tipo di mercato che richiede un’attenzione specifica».

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