di Davide Mazzocco - 18 June 2023

Il Colle Fauniera in bici e i tre modi per raggiungerlo

Ci sono tre possibili soluzioni per raggiungere una delle mete ciclistiche più selvagge dell'intero Nord Italia. I 2.481 metri del Colle Fauniera si possono pedalare da tre versanti: a nord dalla Val Maira, a est dalla Valle Grana e a sud dalla Valle Stura.

"Very wild”. Manca meno di un chilometro ai 2.481 metri del Colle Fauniera quando vengo raggiunto da Andy, un ciclista inglese di mezza età con una barba da nostromo e la pedalata brillante di chi ha dimestichezza con le grandi salite. È arrivato da lontano per sfidare la salita-totem del cuneese, quel Colle Fauniera che è stato scollinato solamente in un’occasione dal grande ciclismo, nel Giro d’Italia del 1999. Quel giorno Marco Pantani staccò tutti in maglia rosa, ma venne superato nella lunga discesa verso la Valle Stura da Paolo Savoldelli che tagliò per primo il traguardo di Cuneo. Quella rocambolesca discesa si consumò nel tortuoso serpentone che, salendo da Demonte, io e Andy abbiamo percorso in una rovente domenica di giugno. Ci sono molti modi di fare ciclismo, quello di mettersi alla prova su di una salita che richiede due o tre ore di fatica è uno di quelli che preferisco perché è il punto di incontro perfetto di corpo, anima e cervello e perché, nella fratellanza dello sforzo, ogni barriera sociale crolla e si diventa temporaneamente compagni di viaggio. Andy è soltanto uno dei tanti stranieri che ogni anno vengono a percorrere le strade che portano fino al monumento in pietra che ricorda l’impresa del Pirata di Cesenatico.

Alcune valli cuneesi non hanno mai ceduto alle sirene dello sci alpino.

“Very wild”, come dare torto ad Andy dopo i tre giorni trascorsi a scalare una delle salite meno antropizzate delle valli cuneesi e dell’intero Nord Italia? Su tutti e tre i versanti, al di sopra della curva di livello dei 1800 metri, non esistono abitazioni, ma solamente malghe e rifugi. Alcune valli cuneesi non hanno mai ceduto alle sirene dello sci alpino e questa scelta si sta rivelando vincente oggi, in un’epoca in cui la wilderness diventa punto di forza per il turismo di nicchia di coloro che mettono in moto gli arti inferiori pedalando o camminando su strade e sentieri.

Situato all’estremità orientale dell’Occitania, il Colle Fauniera è raggiungibile da tre versanti: a nord dalla Val Maira, a est dalla Valle Grana e a sud dalla Valle Stura. Si tratta di tre ascese molto impegnative con lunghezze superiori ai 20 km, dislivelli maggiori di 1500 metri e pendenze medie comprese fra il 7,1% e il 7,6%. Se il confronto dei dati sembra evidenziare un’omogeneità di fondo, i test che abbiamo effettuato in un weekend lungo di fine primavera hanno evidenziato le peculiarità dei singoli versanti.

Cominciamo con la Val Maira

La Val Maira è unanimemente considerata una delle valli più selvagge d’Europa, tanto che tre anni fa i suoi percorsi occitani sono stati inseriti dalla CNN nei 23 migliori itinerari escursionistici del mondo. L’avvicinamento all’attacco del versante settentrionale del Colle Fauniera inizia a Dronero e prosegue in un tortuoso fondovalle di 26 chilometri fino a Ponte Marmora, dove un bivio a sinistra segna l’inizio dell’ascesa. La fontana che si trova in corrispondenza dell’attacco della salita è un toccasana per il ciclista assetato e il consiglio è quello di riempire la borraccia. I primi quattro chilometri di salita che conducono alla frazione Vernetti hanno una pendenza del 6% e si sviluppano in un tratto ombreggiato. All’uscita di Vernetti si affronta una ripida rampa di poche centinaia di metri e si entra in una fase dove si alternano tratti ombreggiati ed esposti, segmenti pedalabili e impegnativi. Questo tratto si sviluppa fra le borgate che costituiscono il comune di Marmora. L’ascesa si mantiene pedalabile fino a quando, dopo 9,3 km, non si raggiunge Tolosano, dove è collocata l’ultima fontana utile per rabboccare la propria borraccia.

A farmi comprendere che la salita ha cambiato decisamente volto sono i fischi delle marmotte.

A questo punto inizia la parte più suggestiva del versante settentrionale, un serpentone di circa 5 chilometri in mezzo alle conifere, con rampe secche e improvvise, come quella di poche decine di metri preannunciata da un cartello che indica un gradiente del 20%. Sulla distanza di 100 metri il segmento più impegnativo dell’intera salita ha una pendenza massima del 13%. Quando il termometro supera i 30° C, pedalare in un bosco permette di beneficiare di uno “sconto” sulla temperatura, una sensazione che allevia la fatica e permette di arrivare rigenerati alla treeline nella quale i pascoli sostituiscono gli alberi.

È al Gias Lauset che la montagna si denuda del suo manto forestale e lascia spazio ai prati d’alta quota. A farmi comprendere che la salita ha cambiato decisamente volto sono i fischi delle marmotte. I ciclisti che amano sfidare i colli alpini conoscono bene questo verso che vale più di ogni altimetro: il fischio delle marmotte è un suono-spartiacque, il segnale tangibile dell’avvicinamento o del superamento di quota 2000 metri. I cinque chilometri che conducono ai 2373 metri del Colle di Esischie raggiungono il 10% di pendenza solamente nell’ultimo chilometro prima del colle intermedio. Da lì la strada si connette a quella che sale dalla Valle Grana per un ultimo chilometro e mezzo al 7% di pendenza media. I numeri parlano chiaro: l’ascesa dalla Val Maira è la più breve (“solo” 21,5 km) e quella con la minore pendenza media (7,1%), nonché quella consigliata a tutti i ciclisti che patiscono le alte temperature.

Valle Grana per il ciclista allenato

Tenuta a battesimo dal Giro d’Italia 1999, la salita al Colle Fauniera dalla Valle Grana è sicuramente la più frequentata dagli appassionati delle due ruote. Non si tratta di una sensazione, ma di un dato che è stato possibile quantificare percentualmente al termine del primo evento di Scalate Leggendarie (qui le date di quest'anno), l’iniziativa di chiusura al traffico delle salite cuneesi.

L’inizio della salita è a Pradleves, località incastonata nei boschi a 822 metri di quota. I primi 5 chilometri di salita hanno una pendenza media che oscilla fra il 2 e il 4% e si snodano su una strada larga che nelle prime ore del mattino è totalmente ombreggiata. Le pendenze iniziano a incattivirsi poco prima di Campomolino e, superato questo suggestivo borgo montano, rimangono prossime o superiori al 10% per 6 chilometri, fino ai 1800 metri del Santuario di San Magno.

In questa fase di attraversamento del bosco si incontrano alcune gallerie aperte e alcune rampe ampiamente sopra il 10%. La più arcigna di tutte è situata a 10,5 km dalla partenza di Pradleves, nel tornante della cappella dedicata a San Bernardo da Mentone dove la percentuale dell’ascesa raggiunge il 15%. Appena usciti dal bosco, si può rifiatare nel passaggio dalla frazione di Chiotti, dove è presente una fontana per rabboccare la propria borraccia. Si tratta di una breve tregua visto che la strada riprende a salire con decisione verso Chiappi e poi verso il Santuario di San Magno. Anche in questo segmento le pendenze superano ripetutamente la soglia del 10%.

La bellezza del paesaggio distoglie l’attenzione dalla fatica dei muscoli.

Superato il Santuario di San Magno la strada si restringe, la vegetazione sparisce e l’ascesa diventa un corpo a corpo con la fatica. Quando mancano 6 chilometri al traguardo le pendenze tornano al 10%, ma è solo un anticipo del chilometro al 13% che attende i ciclisti dopo il superamento di un piccolo ponte. Spuntoni di roccia si stagliano imponenti alla sinistra dei ciclisti in questo chilometro che è la prova del 9 di tutti gli scalatori che osano sfidare il Fauniera. Durante la Granfondo Fausto Coppi del 2019, nel corso della mia prima scalata, misi piede a terra insieme ad altri ciclisti provati da questa rampa davvero micidiale, stavolta ho addomesticato questo muro d’asfalto grazie all’esperienza e a un peso decisamente inferiore rispetto a 3 anni fa.

A pochi chilometri dalla meta, la bellezza del paesaggio distoglie l’attenzione dalla fatica dei muscoli e funge da stimolo per alzarsi sui pedali e andare a conquistare la cima. Messo alle spalle il rettilineo di un chilometro al 13%, la salita propone una sorta di anticlimax, con pendenze che diminuiscono progressivamente: 9% nel chilometro successivo, 8% in quello che dal Rifugio Fauniera conduce al bivio per il Colle d’Esischie, 7% nel chilometro seguente. Nelle ultime centinaia di metri le pendenze si fanno ancora più pedalabili e consentono di guardare a valle tutta la strada che si è messa sotto le ruote.

Gran finale dalla Valle Stura

Fino a pochi anni fa non avrei mai immaginato di poter scalare i tre versanti di una salita totemica come il Fauniera nel breve volgere di 48 ore, ma lo stimolo di raccontare questa magnifica montagna ha trasformato gli “straordinari” di fine primavera in una vera e propria festa delle due ruote. Avendo percorso in discesa il versante della Valle Stura dopo la salita dalla Valle Grana, la mattina successiva sono partito con uno smisurato timore reverenziale nei confronti del lato più lungo (25 km) e con il maggiore dislivello (1691 metri) della salita, un rispetto che l’esposizione a sud e le alte temperature non hanno fatto altro che moltiplicare.

Nei primi 5 chilometri la salita è esposta al sole e attraversa diverse borgate: Genet, Fedio Sottano, Fedio Massolo e San Maurizio. La salita procede con pendenze medie che oscillano fra il 5 e il 7% eccezion fatta per il quarto chilometro che si sviluppa su di un falsopiano all’1%. Nei successivi 5 chilometri i tratti ombreggiati e quelli esposti si alternano, così come i falsipiani e i tratti che sfiorano il 10%. Si toccano le frazioni di Trinità, Morier, Tomengh e San Giacomo, prima di affrontare la parte più impegnativa dell’ascesa, quella che conduce ai 1870 metri del Rifugio Carbonetto. In questi sette chilometri gli alberi divengono sempre più rarefatti fino a scomparire, le pendenze si fanno più impegnative fino a toccare il 14% e la strada si restringe diventando un serpentone di tornanti.

Chiudo gli occhi e ripenso alle emozioni che queste tre scalate mi hanno regalato.

È in questa fase che incontro Claudia e Gianfranco, una coppia di ciclisti che approfitta di ogni weekend estivo per collezionare colli e passi alpini. La conversazione rende più leggera l’ascesa, poi quando le pendenze superano la doppia cifra ci salutiamo per rimanere concentrati sulla strada. Il Rifugio Carbonetto è situato a 17 chilometri dalla partenza e a 8 dalla vetta, si tratta del luogo ideale nel quale fare una pausa. Riempio la borraccia in quella che è l’ultima fontana prima della vetta, faccio uno spuntino leggero e riparto per affrontare l’epilogo in quota.

Risalendo il Vallone dell’Arma saluto un pastore che sta sorvegliando un gregge di pecore, poi allungo lo sguardo fino alla vetta per misurare la fatica che ancora manca per mettere il sigillo sul mio trittico. Dopo il rifugio la strada è caratterizzata da lunghi rettilinei e da una pendenza che si mantiene con grande regolarità intorno al 9%. La strada inizia ad aggrovigliarsi in una serie di curve e tornanti quando mancano 5 chilometri alla cima, l’ultima grande difficoltà è un tratto al 14% posto in prossimità del Colle Valcavera, una bocchetta intermedia seguita da un tratto pianeggiante che dà modo di respirare e di abbracciare con lo sguardo l’intera parte alta del Vallone dell’Arma. È in questo punto che incontro Andy. I due chilometri che ci separano dalla vetta del Fauniera non sono che una pura formalità. Per il terzo giorno consecutivo mi trovo al cospetto del monumento che ricorda Marco Pantani.

Chiudo gli occhi e ripenso alle emozioni che queste tre scalate mi hanno regalato, alle differenze che rendono ogni versante unico e al minimo comun denominatore che il mio temporaneo compagno di strada ha ben sintetizzato con il suo “very wild”. Un plauso agli amministratori locali che non sono mai scesi a compromessi con gli imprenditori dello sci alpino mantenendo intatte e selvagge queste montagne. Il Fauniera ha un grande futuro davanti e chissà che – come si vocifera in Valle Grana – il Giro d’Italia non ritorni ad arrampicarsi fino a quota 2481 metri. Di una cosa siamo certi: se e quando succederà sarà un’altra grande giornata di ciclismo.

I tre versanti

Versante Nord – Valle Maira

Versante Est – Valle Grana

Versante Sud – Valle Stura

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