a cura della Redazione - 24 January 2024

Argini, cicogne e ponti sulle barche

Un centinaio di chilometri lungo il Ticino fra abbazie e scorci incantevoli, con tanto di avvistamento di cicogne. Un giro piuttosto semplice da organizzare, con altimetria quasi nulla, alla portata di tutti

La più semplice delle varianti possibili prevede una partenza da Milano, all'altezza del Naviglio Pavese, che - per imboccare la ciclabile - deve risultare sulla sinistra di chi pedala. Quella che si attraversa è una terra di agricoltura tradizionale e prospera, risaie e grano che si estendono fino alle propaggini collinari dell’Oltrepo, dove subentra il vigneto.
E qui, ci sono borghi che sfioriamo o da cui passeremo, come Binasco o Bereguardo, centrati su castelli a base quadra, di foggia viscontea, come quello bellissimo di Pavia.
Dopo una trentina di chilometri, arriviamo nella città della Certosa, uno dei monasteri più belli d’Italia, e ci fermiamo nel mezzo del Ponte vecchio a guardare le case variopinte di Borgo Ticino. Qui, nel 1882, nacque Giovanni Rossignoli, detto Baslòt (scodella, in dialetto), ciclista pioniere che, tra il 1903 e il 1927 ha corso un po’ ovunque, partecipando anche a 14 Giri d’Italia. Fra le sue vittorie una straordinaria 600 km (in poco più di 24 ore): “Rossignoli cavalca nella pianura. Solo. Seguito da uno strascico bianco. La sua ruota alza un lieve pennacchio che le auto del seguito moltiplicano per cento. È l’incedere di un re” (si legge nel romanzo che Claudio Gregori gli ha dedicato).

Seguiamo l’argine che segue il Ticino toccando Carbonara e Zerbolò (nome meraviglioso, come uno sberleffo) dove si può ammirare lo scempio dell’Autostrada dei Fiori che, letteralmente, taglia a metà il paese, coi piloni di cemento che soverchiano le casine sottostanti. A Zerbolò, però, ci sono le cicogne e chi ha tempo e voglia può vedere la colonia che vive durante tutto l'anno nei pressi di Cascina Venara raggiungibile prendendo la carrareccia che si imbocca sulla destra, a metà paese, e seguendo la strada per circa un chilometro e mezzo. Sopra di noi sentiamo il loro verso, ritmato e legnoso, come di nacchere.
Voliamo su due ruote verso Bereguardo (km 65) e il suo suggestivo Ponte delle Barche, una struttura basculante che si rende, se non monumento, certamente segno d’identità del paesaggio. Perché un ponte di barche, in questi luoghi, c’è dal 1374 e dalla metà del ‘400 è stabilmente poggiato su chiatte che resistono alla furia del fiume anche nei periodi di piena.
Purtroppo oggi il mutato tipo di traffico e la struttura stessa del letto del fiume che impedisce al ponte di ammortizzare i passaggi dei mezzi pesanti, ne rendono molto incerto il futuro. Dopo circa 70 chilometri ci beviamo un caffè nel bar gelateria di Morimondo. La sua abbazia è la più antica in Lombardia: edificata verso la fine del dodicesimo secolo, è di origine cistercense ed è tuttora sede monastica piuttosto vivace. Ci sediamo sulla panca a guardare il paesaggio di questa piazza perfetta che dà sui platani e sul verde. Da qui si rientra a Milano lungo un altro Naviglio e passando per Abbiategrasso, graziosa cittadina dove, sotto i portici del centro, si trova una tra le dieci migliori pasticcerie d'Italia (tre torte del Gambero Rosso, vale la deviazione). Ma non vi diciamo il suo nome: la troverete seguendo la curiosità, il profumo e l'istinto.

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