10 April 2015

Roubaix: chi vincerà all’Inferno?

Sono 27 i settori di pavé della Parigi-Roubaix 2015, uno in meno dell’anno scorso. Ci sono tre mostri: Foresta di Arenberg, Mons-en-Pévèle e Carrefour de l’Arbre. Aggiungiamo l’incognita meteo: fango o polvere? Una cosa è certa: Bradley Wiggins qui mette fine a una straordinaria carriera su strada

Roubaix: chi vincerà all’inferno?

È l’unica corsa a essere riconosciuta universalmente come l’Inferno: 253 chilometri di strade di campagna, che si contorcono quell’area rurale che si attraverserebbe in un’ora da Parigi e Lille, e che qui diventano sei ore di sofferenza tra Compiègne e Roubaix.

Un percorso massacrante, benché sia quasi interamente pianeggiante: qualche collinetta nella prima metà gara, ma del tutto ininfluente per gli effetti sulle gambe che conosceranno in quella seconda metà la vera tortura. Sono 27 i settori di pavé della Parigi-Roubaix 2015, uno in meno dell’anno scorso, ma con 1,5 km di pietre in più, che arrivano dunque a totalizzare quasi 53 km di pavé, concentrati negli ultimi 155 dei 253 km di corsa.

 

Foresta di arenberg, mons-en-pévèle e carrefour de l’arbre

Va detto che una buona metà di questi tratti rientra nelle categorie “facili”, quei settori da 1 a 3 stelle che sarebbero sufficienti per sconquassare il fisico di qualsiasi cicloamatore ma che risultano un fastidio minore per i giganti che affrontano questa corsa. Il problema viene da quei 25 km suddivisi tra i settori più duri, soprattutto dai 3 mostri della gara: la Foresta di Arenberg, Mons-en-Pévèle e il sempre più decisivo Carrefour de l’Arbre. Basta un errore, un colpo di sfortuna, un offuscamento temporaneo, su uno di questi tratti, e la corsa è persa.

La chiave è sempre l’ingresso nei settori: solo i grandissimi campioni riescono a involarsi tutti soli sul pavé, ma la selezione più devastante è quella che avviene dietro. Entrare in un settore in coda al gruppo, specie in quelli più duri e lunghi, vuol dire di fatto dire addio al risultato e trovarsi facilmente invischiati in cadute, forature, rallentamenti. Per questo la squadra qui è fondamentale, perché qui per 27 settori si fanno 27 volate (o quasi), ed essere portati avanti senza guai significa essere già a metà dell’opera. Il resto sta nelle gambe dei singoli... e non solo nelle gambe: pedalare sul pavé è uno sforzo che coinvolge l’intera struttura corporea, ogni sobbalzo è un colpo che dal telaio si riverbera in ogni muscolo, facendo di questa la gara più esigente al mondo per il corpo intero di un ciclista.
 

L’incognita meteo alla parigi-roubaix 

Come per tutte le classiche del Nord, c’è un’ultima grande incognita che può incidere sulla gara, quella del meteo. Alla Roubaix in particolare non c’è mai bel tempo. Se piove è un inferno di fango in cui ogni singola pietra è un trampolino scivoloso. Se c’è il sole è invece un inferno di polvere, dove con il passare dei chilometri le facce si fanno tirate e i polmoni bruciano per la terra mangiata. Una Roubaix davvero bagnata non si vede dal 2002, tanto che per buona parte del gruppo il “battesimo del fango” (con relative cadute) è avvenuto lo scorso anno in occasione della tappa del Tour disputata su queste strade. E la “siccità” pare destinata a prolungarsi, le previsioni sembrano escludere la pioggia anche per quest’anno, limitandola a qualche spruzzo il giorno precedente che può finire per fare un favore ulteriore ai corridori lavando via un po’ di polvere dai settori di pavé.

 

Chi saranno gli uomini che si giocheranno la vittoria al termine di questa corsa infernale?

In una starting list priva ancora una volta dei due cannibali del Nord dell’era moderna (gli infortunati Tom Boonen e Fabian Cancellara), il favorito d’obbligo sembrerebbe essere l’inarrestabile Alexander Kristoff di questo inizio stagione, reduce da 6 vittorie negli ultimi 10 giorni, compreso il Giro delle Fiandre. Ma la Roubaix è una corsa particolare in cui i pronostici non seguono la linearità abituale. A differenza di Sanremo e Fiandre, Kristoff ha sempre faticato su questo terreno, con l’unico piazzamento di rilievo rappresentato dal 9° posto nel 2013.

Niki terpstra e john degenkolb

In un’ideale griglia di partenza il norvegese andrebbe messo quantomeno appaiato dai primi due della Roubaix 2014: Niki Terpstra, reduce dai secondi posti a Gent-Wevelgem e Fiandre, e John Degenkolb, 7° al Fiandre e vincitore a Sanremo. Due corridori diversissimi, con quest’ultimo che cercherà di portare tutti ad uno sprint ristretto, mentre Terpstra dovrà riuscire a far fruttare le mille frecce all’arco dell’Etixx, per evitare che la primavera della squadra risulti un disastro. In particolare potrà contare su una spalla di altissimo livello come Zden?k Štybar, che su queste strade ha già offerto prestazioni sontuose negli anni passati.
A completare la prima fascia dei favoriti ci sarebbe dovuto essere un corridore tagliato su misura per questa corsa come Sep Vanmarcke, ma la sua débâcle al Fiandre lo colloca forzatamente un gradino sotto, insieme ad altri piazzati di lusso della scorsa settimana come Greg Van Avermaet e Peter Sagan. Indecifrabile è invece il livello da attribuire a Lars Boom: l’olandese è un fenomeno delle pietre, formato alla scuola del ciclocross, ma sembra soffrire più del dovuto oltre i 200 km, che sia questa Roubaix l’occasione finalmente per sbloccarsi nelle grandi classiche?

Pippo pozzato

A nutrire piccole speranze di vittoria possono aggiungersi i francesi Sylvain Chavanel, Sébastien Turgot e Arnaud Démare, gli onnipresenti Björn Leukemans e Sebastian Langeveld e lo squadrone della Lotto-Soudal, senza un capitano certo ma con nomi di peso come André Greipel, Juergen Roelandts, Jens Debusschere e Lars Bak. Difficilissimo invece sarà veder sventolare un tricolore italiano nel velodromo di Roubaix, con l’unico corridore a godere di qualche chance rappresentato da Pippo Pozzato, che qui seppe offrire alcune delle sue migliori performance in un passato non troppo lontano, ma ahinoi nemmeno così recente.

 

Bradley wiggins

Un discorso a parte va fatto per Bradley Wiggins, che su queste strade metterà fine a una straordinaria carriera su strada, pronto a svestire la maglia Sky ed inaugurare il suo team omonimo con cui si preparerà a tornare in pista per il record dell’ora e le prossime Olimpiadi. Il baronetto inglese ha preparato l’appuntamento con la Roubaix in maniera meticolosa, forte della splendida prestazione dell’anno passato e di una spiccata capacità nel raggiungere gli obiettivi preposti, ma chiudere vincendo non sarà così facile. L’unica carta che può provare a giocarsi è quella di un allungo solitario, magari sfruttando un gioco di squadra che un’ottima Sky può offrire, grazie alla compresenza di Geraint Thomas e Ian Stannard. Una vittoria improbabile, ma che se arrivasse avrebbe il sapore della leggenda, e la corsa dell’Inferno è un palcoscenico che si presta alla scrittura di nuove leggende.

 

METTI "MI PIACE" SU FACEBOOK  SEGUICI ANCHE SU: NEWSLETTER TWITTER

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le ultime News
Il Turismo
Tutto Salute