Trilogia dell'Avana - Episodio 1

È un attimo passare dai locali in cui si balla la salsa alle case popolari, fatiscenti ed affollate. Dalle spiagge incontaminate da cartolina alle squassate arterie stradali. Parliamo di Cuba, un 'isola che sta cambiando ma che resta fedele alle sue radici. Stefano Elmi ce la racconta in tre articoli per la nostra rubrica chiamata "Pedalate a puntate. Cominciamo con la preparazione al viaggio: qual è l'idea che sta dietro a quest'avventura che, a dir il vero, ha un'elevata componente di improvvisazione?


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Quando abbiamo deciso di andare ad esplorare Cuba in bicicletta mi sono subito ritornate alla mente le mie letture giovanili dei diari di Che Guevara. Libri sopravvissuti a traslochi e soprattutto a prestiti ad amici, ed ora seppelliti dalla polvere nella libreria. Molte cose sono cambiate da allora, compreso me. Ma la purezza del suo pensiero mi è sempre rimasta nitida. E quel pensiero che un giorno avrei visitato l’isola mi ha sempre accompagnato.

Andiamo a Cuba” ci diciamo all’unisono con Martina, mia moglie, e subito corro a rispolverare i miei vecchi libri che parlano dell’isola caraibica, compreso l’ultimo che lessi che parlava di un signore italiano che si era traferito là negli anni 90. Praticamente un’era geologica dopo i racconti del Che. Così per rinfrescare il tutto ci guardiamo Che di Steven Soderbergh. Come si può notare, siamo ancora molto lontani dai pensieri più pratici. Del tipo: ma il passaporto sta scadendo? I visti dove li trovo? L’assicurazione andrà fatta? E i soldi? Le carte funzionano là? Le bici? Ma, soprattutto, quando compriamo un biglietto aereo ?

Cuba è grande all’incirca come l’Italia e noi avremmo disposizione 18 giorni. Pochi per girarla tutta, ma sufficienti per poter vedere bene una sua parte. Il nostro modo di andare in bici privilegia i rapporti con le persone ed i luoghi. Adoriamo un po’ d’improvvisazione che ci faccia sorprendere, molto distanti da noi sono le tappe stile endurance in cui si è concentrati sull’arrivo seguendo tracce gps per rispettare un programma. Decidiamo per due, forse tre opzioni di percorsi nei mesi antecedenti il viaggio, poi lo cambieremmo quando saremo già in volo.

A questo giro, per motivi economici (costava veramente troppo portasi la bici) ed anche logistici, abbiamo deciso di optare per due bici a noleggio. Ora Cuba è mitica, ma non certo per trovare un negozio con due bici da prendere a noleggio che siano sufficientemente solide per affrontare un viaggio anche in zone piuttosto remote. Inizia così la ricerca e quasi subito troviamo un negozio che ci dà anche indicazioni pratiche su come affrontare il percorso che abbiamo scelto. Ci piace. “Bello il vostro itinerario ma dovete farlo al contrario a causa degli alisei, i venti che in inverno spirano costantemente da est ad ovest”. Così, per avere il vento a favore, capovolgiamo il nostro giro. Preso atto che solitamente il vento in bici è sempre contrario, anche quando è favore, non so per quale regola non scritta. Comunque dopo altri consigli pratici decidiamo di fidarci del nostro noleggiatore a L’Avana con pagamento cash al ritiro, visto che le transazioni internazionali sono praticamente impossibili esclusi certi rari casi.

Durante ogni viaggio in bicicletta ho sempre buttato via qualcosa che non mi serviva. In questo viaggio non faremo campeggio, per cui salveremo un po' di peso sulle nostre gambe. E, vista la latitudine dell’isola, anche l’abbigliamento sarà piuttosto ridotto.

La cosa che s’impara è dover andare per priorità. Vorresti portare tutto, ma poi ti fermi, respiri, ragioni e dici. Mi serve veramente? Poi riguardo le foto dei viaggi precedenti e mi ritrovo sempre vestito con la stessa maglietta e gli stessi calzini per una settimana (di solito succede) ma, se sono di lana merino, almeno non puzzano mi dico.

Per cui la regola che mi sono fatto negli anni dice: due di tutto per quanto riguarda l’abbigliamento. Due mutande, due calzini, due pantaloncini da bici, due camicie (così mi proteggo dal sole più facilmente), due magliette, un paio di scarpe e un paio di sandali. Lasciare spazio per cibo e acqua, assieme ad una borraccia con filtro. Un kit completo per riparazioni bici, kit pronto soccorso e medicinali. I medicinali, in special modo in questa avventura, sono stati ben calibrati per il fatto che sull’isola è praticamente impossibile trovare anche quelli basilari che noi diamo per scontati, come aspirina, paracetamolo o fermenti lattici. Quest’ultimi molto utili vista la scarsità di igiene dell’acqua. Per quanto riguarda l’orientamento, abbiamo scaricato un paio di applicazioni con mappe consultabili off-line ed acquistata una mappa old-school di carta. Pronti, via.

E così un venerdì notte di fine gennaio attraversiamo l’Appennino fra nebbie e camion mattutini per giungere a Malpensa con uno zaino ed una borsa laterale entrambi da fissare sul portapacchi.

Dopo un paio di giorni per visitare la capitale, avere ritirato le bici e preso confidenza con la temperatura ci trasferiamo in bus sino a Santa Clara, dove partirà il nostro giro. Da lì saliremo sulle montagne di Topes de Collantes nella Sierra d’Escambray e scenderemo a Trinidad, poco distante dal mar del Caribe. Risaliremo a nord verso la città di Cienfuegos, poi ancora su verso Playa Giron, Playa Larga, ovvero la Baia dei Porci, e di nuovo nella capitale L’Avana.

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