L'Eroica sbarca a Cuba... ed è subito festa!

Sì, anche a Cuba. La crescita della manifestazione non conosce confini. E a seconda dell'ambientazione (oltre alle edizioni italiane c'è quella spagnola, olandese, tedesca, californiana, giapponese, sudafricana) riesce ad acquisire colori diversi. Qui, nell'isola, detta la "perla delle Antille", la celebre granfondo, che vuole riportare in auge lo spirito e le bici del ciclismo di una volta, prende le forme anche di una festa popolare

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Un autobus traballante e carico di persone lentamente mi affianca, alcuni occhi mi guardano e sorridono, poi mi supera e una nuvola nera intesa come quella che potrebbe sputare fuori una vecchia caldaia a carbone mi avvolge. Quasi non vedo più la strada. Provo a tirare il fazzoletto sul naso ma non serve a niente. Vedo tutto nero. Trattengo il fiato. Non respiro. Quasi soffoco. Guadagnata di nuovo la luce si apre una strada di terra rossa coi ai lati campi di canna da zucchero.

Appena giunti sull’isola ce lo aveva detto una signora tedesca parlando del traffico “State tranquilli è molto più gentile che in Europa, e poi c’è lo stesso odore che sentivo nella mia infanzia in Germania Est”. Ma che avrà voluto dire pensavamo noi che non capivamo, poi aggiunse “Occhio alle buche comunque

Ripreso un po' di fiato provo ad aiutare Michele arrivato da Firenze con la sua famiglia a riattaccare il pedale che ha perso alla sua Bianchi. Siamo fermi all’ombra di un albero in un incrocio che si fatica a vedere fra l’autopista che collega L’Avana con Pinar del Rio e questa strada di terra rossa. Passa Andrea Tafi che quasi mancava la svolta. Ci saluta. E comunque resta Andrea Tafi anche su una Colnago degli anni ’80, per cui tanti saluti e chi lo rivede più.

Appena ripartiti una scassata Oldsmobile degli anni ’50 ci passa. Poco dopo siamo noi che passiamo un carretto trainato da un cavallo. Mi sembra di stare facendo un viaggio nel tempo dico a Martina, mia moglie, che pedala anche lei in questa follia.

Ogni tanto chiudo gli occhi e li riapro velocemente per capire dove mi trovo. Salto su di una buca (l’aveva detto la signora tedesca) e d’improvviso ricordo: sono a Cuba e questa è L’Eroica 2024.

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La sveglia alle 6 di mattina è quanto di più sovietico possa esserci, anche se pur sempre in salsa caraibica. Un refrain ven devorame otra vez che esce dagli altoparlanti che ti sveglia e non ti fa imprecare, ma semplicemente ti fa pensare “Sta accadendo veramente?”

Siamo in un accampamento eroico per definizione, fatto di piccole casette con letti a castello. È intitolato a Juan Antonio Mella, uno dei fondatori del Partito Comunista Cubano, ucciso giovanissimo in circostanze ambigue, in Messico, mentre si trovava con la sua compagna Tina Modotti. Qui le brigate internazionali di solidarietà giungono da molti anni da tutto il mondo per svolgere lavori socialmente utili e conoscere la realtà di questa terra con la sua storia unica fatta di invasioni e rivoluzioni. Di balzi in avanti e di fermate brusche. Proprio qui Giancarlo Brocci, il patron di Eroica e mentore di tutto un movimento che va oltre la bici, arrivò nel 1989 “Dove si vedeva già” dice con una punta di amarezza “che il mondo ormai aveva preso tutta un’altra direzione da quella che speravamo”.

La bici alla fine è solo una scusa, se poi è d’epoca la scusa è anche maggiore. Il faticare insieme o da soli, il condividere a fine giornata oppure durante una sosta, un’emozione, un panorama, un luogo, un incontro speciale. Tutto ciò ed anche molto altro che non si spiega è spirito Eroica.

Assieme a Martina, ci siamo ritrovati qui quasi per caso. Eravamo in giro per Cuba da circa due settimane per certe nostre esplorazioni in sella a due bici da turismo prese a noleggio a L’Avana. Non rientravano tecnicamente nella categoria Eroica, ma ben presto lo sono diventate. Pronti via, usciti dal negozio e subito si rompe la catena, poi nei giorni successivi un raggio, i freni e non so cos’altro, senza contare le forature ovviamente. Quindi il giorno della partenza dell’Eroica siamo pronti con le nostre bici che in realtà sono più catorci di certe altre vintage.

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Eroica Cuba al via!

Ma quale è il fuoco che muove questo popolo? Di sicuro c’è il fatto che Giancarlo Brocci sa come rinfocolarlo ogni volta.

Col successo che abbiamo con L’Eroica avremmo potuto anche non fare niente per il resto dell’anno, ed invece siamo qui a Cuba, in un isola speciale. Sono settimane che dormo poco, per la paura che l’evento non vada bene, e solo oggi mi sono rilassato. La partecipazione è ottima e anche se la parte cubana è minoritaria, sarà sicuramente maggiore domani per l’evento in città dove sarà presente la nazionale cubana di ciclismo e anche varie squadre di pattinatori di velocità. È una festa di popolo questa

Infatti il giorno seguente saranno centinaia i partecipanti composti da persone comuni, semplice appassionati o club di amatori a pedalare per le strade della capitale cubana per l’occasione chiuse al traffico.

Questo evento” prosegue Brocci “nasce da una scommessa di Claudio Cardini, imprenditore illuminato che ha investito molto nel settore del turismo nell’isola caraibica. È una persona che cerca un’alternativa al turismo di massa. Grazie al supporto fondamentale di Ileana Ortiz e Riccardo Letizia, collaboratori di Havanatur”.

A chi muove delle critiche nell’aver portato un evento del genere in una terra che potrebbe essere ricca ma dove mancano molte cose, Brocci risponde “Andare in bici qui non significa solo divertirsi, ma anche prendere coscienza che non tutto il mondo è come noi. Abbiamo fatto un’iniziativa in una scuola e donato del materiale che qui è praticamente impossibile trovare e altro materiale raccolto lo abbiamo donato alla Federazione Ciclistica Cubana, che fra mille difficoltà porta avanti un programma di crescita di giovani atleti caraibici”. Poi aggiunge: “inoltre abbiamo portato la bicicletta che Ernesto Che Guevara utilizzò in un suo viaggio in Argentina nel 1951. La bici che ha un piccolo motore Garelli, appartiene al collezionista Giancarlo Bucci che, saputo della nostra iniziativa, ce l’ha prestata per esporla. Proprio questa mattina abbiamo incontrato Aleida Guevara, la moglie del Che, che dirige il centro di studi sul Comandante e abbiamo promesso che il prossimo anno ritorneremo qui per donargliela”.

Insomma l’andare in bici è un atto politico e non semplice svago. Se poi lo si fa su una bici antecedente al 1986, come da regolamento eroico, dove la cosa più tecnologica è avere dei freni funzionanti, ecco che tutto ciò diventa un manifesto anti-spreco. Un manifesto del riuso e del riparare, del non buttare via invece dell’acquistare un oggetto più nuovo che smetterà di funzionare in un periodo pre-stabilito di tempo e quindi dovrà essere sostituito nuovamente, e avanti così all’infinito, o forse alla fine della nostra umanità.

Di questa spedizione variegata fa parte anche Andrea Tafi, ex-ciclista professionista già vincitore di Parigi-Roubaix, Giro delle Fiandre, Giro di Lombardia, campione italiano e molto altri successi.

Cuba per me è posto incantato che mi fa rivivere il mio passato, la mia infanzia di quando mio nonno, grande tifoso di Coppi, girava la Toscana in bicicletta per lavoro. Essere qui è come rivivere quei momenti in cui c’era la gioia e l’emozione del semplice stare insieme. Cuba comunque la si guardi è un luogo unico, ad esempio qui stamani viviamo la semplicità, che è quella dell’andare in bicicletta, ci sono i sorrisi, la condivisione, lo stare insieme. Mentre se penso alle competizioni di oggi vedo solo tensione negli occhi dei corridori che se ne stanno rinchiusi nei pullman sino ad un minuto prima della partenza coi loro 3,500 aggeggi tecnologici che se gliene togli uno vanno in palla. Invece essere qui e pedalare con questo gruppo di persone è qualcosa di veramente speciale, poi personalmente ho una motivazione in più. Oggi pedalerò con questa Colnago Mexico del 1985, che è stata la prima bici che mi hanno dato alla Magniflex quando ho iniziato la mia carriera. Successivamente la regalai a mio fratello Guido, che purtroppo due anni fa a causa del Covid è morto. Quindi oggi pedalare con questa bici in questa Eroica è un po’ come pedalare assieme a lui e celebrarlo in un posto bellissimo circondato da persone fantastiche

Andrea Tafi, ex-ciclista professionista già vincitore di Parigi-Roubaix, Giro delle Fiandre, Giro di Lombardia, campione italiano e molto altri successi.

Alle 8 in punto partiamo dopo che Brocci riattizza l’antico fuoco eroico sull’importanza dell’essere presenti qui. Assieme a lui Eduardo Alonso, ex ciclista professionista cubano con successi in Italia e partecipazione a campionati del mondo.

Le persone a bordo strada salutano sempre. Passando nei paesi, anche se non sai la direzione, ti indicano dove è passato l’ultimo corridore, se poi quest’ultimo corridore ha sbagliato pure lui, va bene è un’altra storia. Non riesco capire con che occhi ci guardano. Increduli, stupiti e stupidi noi che non capiamo niente dietro a queste due ruote, a questi freni che non frenano, a queste gabbiette sui pedali sempre pronte a farti cadere dalla bici quando meno te l’aspetti. Insomma la domanda che mi pare sorga sulle facce di un po’ tutte queste persone è: noi cubani saremo strani ma che dire di questi ? Chi sono? Da che mondo vengono?

Al ristoro di Artemisa la banda del paese suona note di salsa nella piazza del paese. Un gruppo di Eroici si getta in balli sfrenati. Siamo partiti da poco e la fatica ancora non si fa sentire.

Ogni strada anche nelle campagne è sempre affollata di persone. Non si è praticamente mai soli e sulla strada passa tutto: le novità, le storie, le persone vecchie e nuove, la vita in generale insomma. Tutto avviene alla luce del sole. Le auto di proprietà sono scarse per cui si cammina, si cercano passaggi, si trasporta ogni cosa su biciclette o carretti improbabili. Si sta sulla strada e non è solo un fattore di clima, è un fattore sociale. Sulla strada si parla, ci si saluta, si chiedono indicazioni. I contatti non esistono, gli acquisti inutili impensabili.

Incontriamo un medico, William, che è stato con le brigate mediche a Bergamo durante la pandemia di Covid-19 “Certo siamo un paese povero, ma anche altri paesi hanno i loro problemi”.

Il gruppoeroico è quanto di più variegato possa esserci ed ovviamente è in linea col luogo. Lo zoccolo duro lo fanno i toscani, ma ci sono anche veneti, pugliesi, piemontesi, americani, un olandese Robert e un francese Sylvain che partono quasi con le lacrime agli occhi.

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Paolo ‘Gino’ Rinaldi local di Gaiole ma trasferitosi a Monza, riconoscibile per i suoi baffi, che in sella alla sua fedele due ruote del 1920.

C’è la pronipote di Girardengo, Michela, in sella ad una bici anni ’20 con indosso la replica della maglia tricolore di cui il bisnonno detiene tutt’ora il record con 9 titoli nazionali.

C’è Paolo ‘Gino’ Rinaldi local di Gaiole ma trasferitosi a Monza, riconoscibile per i suoi baffi, che in sella alla sua fedele due ruote del 1920 è in grado di affrontare nello stesso giorno tre passi alpini del calibro di Stelvio, Gavia e Mortirolo, e magari gli avanza anche del tempo per fare due fotografie per bene.

C’è Robert da Portland che alla sera, nell’accampamento, dopo 140 km, sciabola una bottiglia di cidro di mele, così come niente fosse, ebbro di felicità credo. Domenico, che si è restaurato una vecchia Peugeot trovata in un campo dalle sue parti in Puglia, e finita di assemblare pochi giorni prima della partenza.

Bepi Arrivo, l’ideatore della pedalata ciclostorica a Polignano a Mare in Puglia. Che quando ci presentiamo lo facciamo mentre stiamo entrando in discesa nella cittadina di Artemisa. “Mi chiamo Bepi Arrivo” “Piacere Stefano dove?” “Arrivo! Arrivo!” continua lui “Si ma dove!?” - faccio io - “Il cognome! Il cognome!”. Capisco fra il vento nelle orecchie e lo stridere dei freni.

Luciano fiorentino doc, che è qui con una bici prodotta in via Gioberti, la via dove è nato e cresciuto. Una Montelatici.

Robert olandese volante, con la sua Raleigh extra-large per accomodare le sue gambe lunghissime, che in gioventù dall’Olanda è arrivato in Italia in bici e se n’è innamorato.

Sylvain dalla Bretagna, qui assieme alla moglie che, dopo la corsa ,donerà la sua bici alla Federazione Cubana di Ciclismo

Eugenio Simoncini, con una bici costruita da lui stesso. Infatti la sua famiglia produce telai dal 1949 a Castelfiorentino.

Tommaso Brocci, figlio del patron che, assieme a moglie e figlie, guida il gruppo broccino, e già gli manca una buona fiorentina e una bottiglia di rosso per poter pedalare serenamente.

Antonio, appassionato di tutti i tipi di due ruote che fa il cuoco in un ristorante di Siena. “Quando torno ho una nuova MTB che mi attende”.

Alfredo, l’inviato della RAI, che fra una ripresa ed un intervista in sella alla sua bici assapora aria di avventura, miti e rivoluzione.

Roman Garciga Hidalgo, atleta master della nazionale cubana e Leandro Trista, corridore dilettante di livello che fa il meccanico di bici per l’appunto.

E molti altri con cui, non me ne vogliano, ho scambiato una parola, un sorriso, una bestemmia per una buca presa in pieno.

La salita per Las Terrazas è brutale ma dura poco. Sulla vetta, all’ombra delle palme, un pranzo coi fiocchi ci accoglie e ne siamo felici. Ma la fatica non è ancora finita e, fra una foresta lussureggiante e rampe micidiali, giungiamo al suo culmine dove ci aspetta una discesa mozzafiato che ci riporta per un breve tratto sull’Autopista Nacional, niente di grave, il traffico qui è praticamente inesistente.

Freno poco col mio anteriore, l’unico funzionante, mentre uso la suola della scarpa sulla ruota posteriore che gira tutta sbilenca. Così facendo vedo l’approvazione negli sguardi dello zoccolo duro del gruppo che mi passa a tutta velocità. Sono felice.

Il pomeriggio si fa torrido. È quando incontriamo Michele senza un pedale. La terra rossa si appiccica ovunque e l’acqua comincia a scarseggiare. Di ristori o case almeno all’orizzonte non se ne vedono. Mi fermo per dare la mia poca acqua ad un signore che l’ha finita e ne ha bisogno. Poi continuiamo a scuoterci le ossa sulla strada di terra rossa.

Al primo accenno di salita Michele perde nuovamente il pedale. Al paese successivo troverà un saldatore eroico suo malgrado che farà un intervento d’urgenza. Saldare qualsiasi metallo. Legare qualsiasi cosa. Il trovare soluzioni col niente è un dato di fatto. Far uscir musica da ogni auto, scooter che ti sorpassa, o ad ogni angolo della strada è la norma. L’arte dell’arrangio è al suo massimo. Tutto funziona alla cubana, che apparentemente significa male, ma in realtà alla fine tutto funziona veramente.

Il sole è sull’orizzonte pronto ad andar giù, ma all’arrivo siamo ancora lontani. Piccoli gruppetti si fanno coraggio a vicenda. Rientriamo alle 17,30 dopo 140 km.

Dopo il traguardo gli sguardi e le chiacchiere non si fermano nonostante la stanchezza. C’è voglia di non chiudere questa giornata fatta di sorrisi e avventura in questo luogo fuori dal tempo. Così ci ritroviamo a parlare di scarpe da ciclismo dopo che ne scoviamo un paio completamente sfondate in un cestino vicino alla zona d’arrivo. La discussione si prolunga, ed ora passa ai cerchi in legno. Siamo fra persone adulte che da qualche parte forse hanno anche una famiglia, ma per oggi la famiglia è questa. Un po’ sgangherata, un po’ imperfetta, su bici belle da vedere e forse meno da usare, ma che tengono un’anima d’acciaio in tutti i sensi.

Ora è giunta l’oscurità ed anche i ritardatari hanno tagliato il traguardo. Cuba ci ha sorpreso per la sua bellezza e la sua imperfezione. Qui stiamo e questo è quello che conta per oggi. Que Viva Eroica!

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