29 August 2014

Albani: “Nel ’74, in sella da maggio a settembre”

Quarant’anni fa Eddy Merckx centrava la tripletta: Giro, Tour e Mondiale. E in più il Giro della Svizzera. Ripercorriamo la stagione con Giorgio Albani, allora manager e direttore sportivo della Molteni

Albani: “nel ’74, in sella da maggio a settembre”

Di Umberto Lacchetti

Il campione belga a 29 anni è un professionista maturo ed affermato. Fra i suoi numerosissimi tifosi ci sono pure i reali belgi. Ha vinto e stravinto tutto, ma non è ancora sazio quando si appresta ad iniziare la stagione 1974, ha ancora grandi ambizioni prima di concludere la vittoriosa carriera. “Un uomo così non si poteva guidare, decideva lui come impostare la corsa e quando prendere l’iniziativa”, dice di lui Giorgio Albani, suo direttore sportivo.

Albani lo conosceva bene, sapeva che “con lui si poteva tutt’al più collaborare, ci si adeguava al suo modo istintivo di correre”.

L’annata ’74 però era incominciata un po’ in sordina: dopo qualche vittoria iniziale, Merckx era rimasto per tutta la primavera all’asciutto. Per la prima volta Merckx si presenta al Giro d’Italia senza aver vinto neanche una classica e l’impressione era che non fosse in perfetta forma. Nelle prime tappe di montagna la conferma: Manuel Fuente, uno scalatore spagnolo di rango, si era permesso il lusso di batterlo a ripetizione. Ma col passare dei giorni il fuoriclasse belga recuperava la condizione. Già a  Monte Carpegna aveva dimostrato di esserci: era arrivato secondo a un minuto e qualcosa da Fuente, ma aveva staccato gli altri avversari.

Nella crono di Forte dei Marmi Merckx ottiene una convincente vittoria. Però Fuente rimane in rosa; è vero che il suo vantaggio si è assottigliato di parecchio, ma sono in arrivo le Alpi e diversi arrivi in salita; di cronometro invece neanche l’ombra. Come poteva vincere questo Giro d’Italia? Ce lo spiega Albani: “Fuente era un grande scalatore, molto efficace. Scattava all’inizio della salita e metteva in difficoltà Eddy, che invece aveva bisogno di fare la gamba e preferiva salire in progressione. Però lo spagnolo era vulnerabile in pianura, dove Merckx era fortissimo.”

Due tappe dopo, in Liguria, in una giornata segnata dal maltempo, Merckx passa all’attacco e Fuente cede parecchi minuti. Merckx conquista la maglia rosa.

Il Giro vive un altro momento clou nella mitica tappa delle Tre Cime di Lavaredo. Nel finale Giovanni Battista Baronchelli attacca Merckx e lo stacca. A un certo punto è virtualmente maglia rosa. Nessuno era riuscito prima di allora a scalfire l’imbattibilità di Merckx nei grandi giri, Baronchelli ci prova. Ma poi cosa succede? “Ricordo bene quei momenti - racconta Albani - Ernesto Colnago era dietro di noi sull’ammiraglia della Scic; quando si accorge che Baronchelli era riuscito a staccare Merckx di qualche metro, grida al suo corridore: ‘Alè Tista che l’ha molà!.”  

Baronchelli scappa, Merckx sembra in difficoltà. Ma negli ultimi cinquecento metri di ascesa alle Tre Cime l’imprevedibile reazione che Albani ricorda come fosse ieri: “Eddy mette un rapportone, si alza con rabbia sui pedali e sprinta. Così conserva la maglia rosa per un pugno di secondi.” Nella tappa successiva, il tappone dolomitico che si conclude a Bassano del Grappa, tutti si aspettano che il re venga detronizzato, invece “Fu Eddy a mettere in difficoltà i suoi avversari e a vincere sul traguardo di Bassano.”

Grandi doti di recupero

“Le sue doti di recupero - ci ricorda Albani  - erano eccezionali”. E l’ 8 giugno vince, anche se per soli 12 secondi su Baronchelli, il suo quinto Giro d’Italia.

Tre soli giorni di riposo, poi il 12 giugno Merckx è alla partenza del Giro della Svizzera. Il prologo a Gippingen è suo. Altri due successi di tappa a Eschenbach e a Olten (cronometro). Il 21 giugno si aggiudica senza difficoltà anche la gara elvetica. Dopo due giri vinti, Merckx può contare solo su cinque giorni di riposo prima di partire per una corsa massacrante come il Tour de France.

Ma Albani ha qualcosa da obiettare sul “riposo”: “Terminato il Giro di Svizzera Merckx doveva partecipare al campionato belga, ma dovette rinunciare per sottoporsi a un intervento di asportazione di un foruncolo al soprassella che lo aveva disturbato nelle ultime tappe in Svizzera. Poi dovette spiegare il motivo dell’assenza alla Federazione belga”.

Il 27 giugno a Brest parte il Tour e Merckx subito vince il prologo. Poi è un festival di vittorie: a Chalon sur Marne stacca tutti all’ultimo km in pianura e vince riprendendosi anche la maglia gialla; a Gaillard vince ancora battendo in volata i pochi superstiti che erano riusciti a tenergli la ruota; rivince anche a Aix les Bains, Seo de Urgel in Spagna (tappa di montagna), e a Bordeaux (cronometro); a Orleans si permette di staccare il gruppo in pianura ed arrivare da solo al traguardo. Infine il 21 luglio a Vincennes, ultima tappa ed ambito traguardo, vince la volata di gruppo contro i velocisti (dopo la squalifica di Sercù). Otto vittorie di tappa, otto minuti al secondo classificato e quinto Tour de France. Un trionfo.

L’appuntamento finale di questo fantastico Settantaquattro è per Eddy il Campionato del mondo a Montreal in Canada. Da qualche anno a digiuno, Merckx ci tiene in modo particolare a vincere e si presenta in forma all’appuntamento del 25 agosto, nonostante la stagione massacrante. Sul circuito canadese si consuma l’atto finale. Nell’ultimo giro Thevenet è in fuga, ma sulla salita finale Merckx parte in forcing, raggiunge e supera il francese, straccia tutti i suoi avversari tranne Poulidor, che però nulla può in volata e rimane addirittura staccato di qualche secondo.

“In pratica - sintetizza Albani - siamo saliti in bicicletta a maggio con il Giro d’Italia e siamo scesi a settembre dopo il Mondiale”. Vincendo sempre. Un anno d’oro, anche per la Molteni. Tutto bene? Non proprio. A volte anche i ricchi, di vittorie, piangono … Albani spiega: “C’è stato un problema: il contratto di Merckx in scadenza a fine ‘74. Ad un certo punto sembrava che il contratto non potesse essere rinnovato”.

Merckx voleva cambiare squadra?

“No anzi, dopo il Giro d’Italia Eddy aveva chiesto il rinnovo biennale, come di consueto. Ma Ambrogio Molteni era in dubbio se continuare a fine anno a sponsorizzare la squadra; avrebbe deciso a settembre se proseguire con il ciclismo. Per questo aveva lasciato libero Eddy di trovarsi un’altra sistemazione”.

Merckx aveva preso contatti con altre squadre?

“Sì, durante il Tour era stato contattato dalla Fagor. Ma pretendevano che sottoscrivesse troppi impegni. Non avevano capito che ad Eddy non bisognava imporre vincoli. Con Molteni invece il rapporto era ottimale, perché lo lasciava libero di stabilire il calendario, l’unico impegno era di correre almeno una grande corsa a tappe, il Giro o il Tour”. 

E quindi?

“Alla vigilia del Mondiale vengo convocato da Ambrogio Molteni: ‘possiamo continuare l’attività’ mi dice. Sento subito Eddy: non aveva ancora preso impegni, ed era felice di poter continuare con la Molteni. ‘Dopo il Mondiale vengo a firmare il contratto’ mi risponde. Il contratto viene rinnovato per due anni, 1975 e 1976. Saranno gli ultimi della Molteni”.

Si dice che il campionissimo belga fosse molto esigente con i meccanici, nel ’74 le bici erano curate da De Rosa.

“Era esigente, ma con De Rosa aveva un buon rapporto che è continuato anche una volta smesso di fare il corridore. Durante i giri portavamo al seguito un certo numero di telai con diverse inclinazioni del tubo piantone, Eddy decideva quali usare a seconda dei casi.  Ma è capitato che Eddy chiedesse di modificare le misure del telaio: bisognava fabbricarne uno nuovo, così De Rosa è dovuto rientrare in officina per preparare la bici per il giorno dopo! Oggi per fortuna non capita più di fare notte: il telaio è sempre lo stesso, si cambia solo pipetta e posizione della sella. Tutto molto più semplice, ma non so se Eddy sarebbe d’accordo …”.

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