01 September 2015

Svolta storica nella lotta al doping

Corridori e staff dell’Androni-Sidermec citano a giudizio Appollonio e Taborre

Svolta storica nella lotta al doping

La costituzione in mora era stata presentata il 30 luglio e ora, alla riapertura dei Tribunali dopo le ferie estive, l’avvocato Giuseppe Napoleone ha redatto l’atto di citazione in giudizio, in corso di notifica – da parte sia della Società, sia dei corridori e staff dell’Androni-Sidemec – contro i due atleti risultati positivi al controllo antidoping: Davide Appollonio e Fabio Taborre.

Si tratta di una svolta storica nella lotta al doping, infatti non era mai successo in passato che tutti i componenti di una squadra – soprattutto i corridori – attivassero una procedura giudiziaria per risarcimento danni nei confronti di colleghi di lavoro.

 

Il commento del team manager Gianni Savio

“Da anni – ha dichiarato il team manager Gianni Savio – la lotta al doping rappresenta uno degli obiettivi primari nella gestione della nostra squadra. Abbiamo cercato di educare, con l’insegnamento dei medici Vicini e Giorgi, degli Allenatori Lanfranco, dei direttori sportivi Ellena, Miodini, Canciani e Cheula, di prevenire, con corsi di informazione tenuti dall’avvocato Napoleone, e anche di reprimere, con l’istituzione di un’ingente penale, prevista dal Regolamento interno che tutti i componenti la squadra hanno sottoscritto presso il Notaio Marvaso.

Abbiamo richiesto e ottenuto da ogni singolo atleta la password per poter accedere e monitorare i valori del loro Passaporto Biologico e tali valori sono sempre risultati nella norma.

Non abbiamo mai esercitato pressione sui nostri atleti, per i quali abbiamo preparato un calendario con un adeguato numero di giornate di gara, sempre concordate tra corridori, tecnici e allenatori.

Siamo certi di aver messo in atto tutte le misure preventive per contrastare il doping. Di più non avremmo potuto fare.

Pertanto saremo inflessibili nei confronti dei due irresponsabili che hanno infranto le regole della nostra squadra. Il loro comportamento criminale - insisto su questo termine poiché il doping è reato – ha causato un danno enorme non solo alla nostra Società, ma anche allo staff e ai corridori che, per trenta giorni, non hanno potuto svolgere attività agonistica.

Siamo comunque abituati ad affrontare e superare le avversità, di conseguenza non ci arrenderemo mai e continueremo a lottare con la determinazione e la tenacia di sempre”.

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