di Fulvia Camisa
23 January 2015

Scandolara: un 2015 che "Vale"!

È quello di Valentina Scandolara, iniziato alla grande in Australia! Ha cambiato totalmente metodo di preparazione, come ci racconta in questa intervista

Scandolara: un 2015 che "vale"!

Valentina Scandolara è una stakanovista delle due ruote, lo dice l’anagrafe (è nata il 1° maggio del 1990) e lo dice la stagione 2015, iniziata in Australia con la vittoria del Santos Women's Tour. Non poteva esserci un inizio migliore per lei, veneta di Tregnago (in provincia di Verona) ed emigrata  (sportivamente parlando) in Australia per indossare la divisa dell’Orica–Ais.

 

Come ti sei preparata?

«A dire la verità sono piuttosto sorpresa di questo mio inizio. Ho trascorso i mesi invernali (almeno in Europa) in Brasile e in Australia e ho cambiato totalmente metodo di preparazione. Col mio preparatore e direttore sportivo Gene Bates ci siamo focalizzati sui punti deboli (soprattutto endurance e forza). Su questi, in passato, non ho mai avuto la possibilità di lavorare essendo sempre a tutta tra ciclocross e pista».

 

Parli di potenziamento dei punti deboli…

«Ho cercato di migliorarmi per essere più preparata in primavera, quando correremo le Classiche del Nord, gare in cui non sono mai stata particolarmente brillante. Ho lavorato tantissimo e sapevo di averlo fatto molto bene, ma non avendo mai allenato l'intensità non sapevo come avrei reagito... Sono più che soddisfatta e, se possibile, ancora più fiduciosa nel mio preparatore e nella mia stagione».

 

Una vittoria di quelle da incorniciare…

«Per me, e per il team, vincere il Tour Down Under in Australia è sicuramente molto importante, ma soprattutto mi dà morale perché da settembre ho gli occhi puntati su grandi obiettivi e questo non fa altro che rassicurarmi sulla validità del lavoro che sto svolgendo. Vedo dei cambiamenti significativi in me stessa, non solo in bicicletta, e questo mi sprona a continuare su questa strada».

 

Quali sono i tuoi obiettivi?

«A grandi linee quelli dell'anno scorso, ovvero Campionati italiani, Giro d'Italia e Mondiali (con l'aggiunta degli Europei, prima edizione quest'anno per le Elite). Penso anche all’inizio di stagione, alla Coppa del mondo che ben si adatterebbe alle mie caratteristiche. Ripeto, non so come reagirò alla preparazione per questi appuntamenti, ma sono molto motivata e ogni miglioramento rispetto al passato sarà come una vittoria per me».

 

Ci racconti la tua squadra?

«È semplicemente fantastica. Penso che si possa intuire da foto e video, siamo un gruppo di amiche e oserei dire una famiglia, prima ancora che una delle migliori squadre al mondo. Le mie compagne hanno messo corpo e anima per aiutarmi a difendere la maglia. Non ho saputo trattenermi dall'esultare decine di metri prima del traguardo della seconda giornata, perdendo alcune posizioni nella classifica di tappa, perché Melissa Hoskins stava volando verso una splendida vittoria davanti ad alcune tra le più forti velociste al mondo. È semplicemente un dare-avere che fa guadagnare tutte, c'è grande fiducia tra di noi».

 

Correre in un team straniero che sapore ha per te?

Correre in una squadra come l’Orica–Ais era un mio grande sogno. Per l'ambiente e per tutto quello che c'è da imparare: dall'Australian Institute of Sport e dallo staff, riguardo a nutrizione e allenamenti. E poi ci sono atlete di livello assoluto, come Emma Johansson e Loes Gunnewijk, dimostrano infinita esperienza e grande disponibilità a condividerla con chi è pronto a imparare. Mi è dispiaciuto molto lasciare il mio direttore sportivo Luisiana Pegoraro a fine 2013, ma a parte questo sono convinta di aver fatto la miglior scelta possibile per la mia crescita ciclistica e personale firmando con l’Orica–Ais».

 

Valentina quando non pedala cosa ama fare?

«Sono una persona curiosissima, solitamente piena di voglia di conoscere cose, luoghi e persone nuove. Mi piace molto leggere, sto ancora studiando alla facoltà di Agraria e Medicina veterinaria di Padova, e ho tante idee, in media una nuova ogni due o tre giorni (sorride, nda) che poi cerco di realizzare per gradi».

 

Un sogno?

«Uno dei miei sogni di sempre è percorrere in moto la costa occidentale del Canada, fino alla California. Lo scorso autunno ho preso la patente A, quindi non dovrebbe mancare molto. Adoro tutto ciò che riguarda la natura, gli animali e lo sport. E adoro i miei amici, l'Italia, i viaggi e, non certo all’ultimo posto, la mia famiglia».

 

Ci fai i nomi dei ciclisti che ammiri?

«Mi piace molto Philippe Gilbert, penso che il suo modo di correre e la sua classe siano spettacolari. Il mio primo mito è stato Marco Pantani,  ricordo che stavo ore e ore davanti alla tv a guardare le “sue” tappe. E ricordo bene come faceva sembrare le salite semplici… semplici, danzando sui pedali.

Fra le cicliste ammiro Marianne Vos ed Emma Johansson. Penso che siano dei fenomeni assoluti, Professioniste con la p maiuscola e, ora che ho conosciuto entrambe, posso anche dire delle persone meravigliose.

E poi ci sono le mie connazionali, con cui “ho vinto” ai Mondiali e con le quali ho corso in team Italiani: Giorgia Bronzini e Tatiana Guderzo. Ho sempre stimato tantissimo anche Noemi Cantele: penso che nonostante abbia avuto degli splendidi risultati in carriera, meritasse molto ma molto di più. E poi è l'esempio di come si possa essere corridori di livello assoluto e allo stesso tempo laurearsi a pieni voti».

 

Se non facessi la ciclista cosa vorresti fare?

«Mi è sempre piaciuta l’idea di fare la Veterinaria»

 

Che rapporto hai con Facebook e Twitter?

«Uso tutti e due: penso che soprattutto per il ciclismo femminile, non (ancora) seguito come meriterebbe dai media, siano mezzi molto importanti per promuovere ciò che facciamo, i nostri sponsor e le nostre squadre. Le risposte dai tifosi sono incredibili. Mi piace molto interagire con le persone, credo sia una parte essenziale e un piccolo "sacrificio" di tempo che tante cicliste dovrebbero fare un pochino di più».

 

Hai un portafortuna?

«Non credo particolarmente ai portafortuna, ma ho un piccolo sassolino di vetro trasparente che mi è stato regalato da una persona importante in un momento particolare della mia vita. Lo porto sempre con me, nel borsino della camera d'aria quando mi alleno, e in qualche tasca o borsa nel tempo libero. Mi fa sorridere ogni volta che lo vedo».

 

Come ti piacerebbe che iniziasse la tua giornata domani?

«Come inizia ogni giorno: sveglia con una canzone che mi dà carica con un grande sorrisone e tanta grande voglia di iniziare una nuova giornata! E, visto che sono via da casa da un po’, mi piacerebbe anche dare un grande abbraccio, subito a colazione, alla mia famiglia».

 

E se potessi scrivere il titolo della prima pagina di tutti i giornali, cosa scriveresti?

«Smile, tutti dovrebbero ricordare di fare un sorriso. Spessissimo. Soprattutto quando è difficile». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le ultime News
Il Turismo

Trilogia dell'Avana - Episodio 2

18 April 2024

Tester Day Festival: vi aspettiamo sabato e domenica per prove, tour, contest, corsi... Tutto gratuito! È il primo ritrovo della community di Ciclismo.it

04 April 2024

Trilogia dell'Avana - Episodio 1

27 March 2024

Rifugio Venini, la Norvegia a 90 km da Milano - Episodio Tre

19 March 2024

Alpi Francesi: 4 giorni fra bici, sci, mountain kart e snow kite

16 March 2024

Vacanze in bici: il Club del Sole riserva uno sconto del 10% alla community di Ciclismo.it

01 March 2024

Rifugio Venini, la Norvegia a 90 km da Milano - Episodio uno

26 February 2024

Canyon Spectral CF, la mtb da trail "definitiva"

25 February 2024

L'Eroica sbarca a Cuba... ed è subito festa!

23 February 2024

Il nostro viaggio in Giordania: un Paese pronto ad accogliere i ciclisti

22 February 2024

Tutto Salute