17 September 2014

Mi sono fatto in quattro!

Vi racconto il mio Gore-Tex Experience tour - Alpine Quattrathlon: due giorni di corsa a piedi e due pedalati, vissuti da trail runner

Mi sono fatto in quattro!

Di Riccardo De Gaetano

 

Quando mi è stato chiesto di partecipare al Gore-Tex Experience tour - Alpine Quattrathlon non mi sono lasciato pregare, ho accettato con lo stesso entusiasmo di quando, da bambino, i miei genitori mi portavano alle giostre. Come ai tempi ero attratto e intimorito dalle imponenti montagne russe, questa volta mi spaventavano e affascinavano le due prove in bicicletta.

Oltre, infatti, a correre a piedi sui sentieri il primo giorno e lungo una pista ciclabile asfaltata il quarto, avrei dovuto affrontare la parte centrale della manifestazione seduto sul sellino di una Felt Z3 prima e di una Felt Virtue 3 il giorno seguente. Sono un trail runner uso la mountainbike durante i periodi di scarico per far girare le gambe alleggerendo le articolazioni, ma non avevo mai partecipato a una gara sulle due ruote. Con le due lame gommate della road bike avevo perso confidenza da 15 anni ed ero davvero curioso divedere come me la sarei cavata.

 

In sella, per oltre 110 chilometri

Dopo la prima giornata a correre in mezzo al fango sui sentieri austriaci, è arrivato il momento di cavalcare l'ignoto e tentare di stare a ruota degli atleti più esperti di me.

Partiamo da Lech in mattinata e iniziamo a scaldare i quadricipiti lungo la prima salita di 8 chilometri, non ripida, ma costante e soleggiata (penso che presto dovrò abbassare i manicotti e lasciar prendere un po' d'aria alle braccia).

Intanto i favoriti di giornata sono già in fuga e stanno affrontando a tutta velocità la discesa che porta verso il Tirolo, i chilometri da percorrere oggi sono più di 110 e io voglio stare cauto. Mi godo la velocità di crociera in questo gruppetto di inseguitori e chiacchiero con i miei compagni d'avventura. Lo scenario intorno a noi è mozzafiato, le cime appuntite che ci circondano cambiano intensità di verde a ogni curva e il sole che le accarezza sembra volerne sottolineare la spettacolarità.

Fra i tanti atleti presenti c’è un certo Andrea Valzolgher, ci lanciamo in una breve fuga per sciogliere le gambe e, con un paio di cambi, riusciamo a raggiungere i 60 km/h, dietro di noi il vuoto e all'orizzonte il confine svizzero di Martinsbruck.

 

Il gruppo di testa sbaglia strada

La sorpresa è incredibile, il gruppo di testa ha sbagliato strada e ci raggiunge alle spalle, divertito. Io e Andrea decidiamo di accodarci a questo plotone e proseguire col loro ritmo fino al campanile sommerso di Graun, traguardo della tappa odierna. Prima di festeggiare, con birra e in allegria, c'è da arrampicarsi sul passo Resia però, stringo le scarpette e mi alzo sui pedali. Le gambe si gonfiano e il fiato si accorcia, ma vedo che riesco a recuperare posizioni e l'umore mi sostiene. La salita è tosta, ma sono concentrato e continuo a spingere forte sui pedali, la linea gialla al margine della carreggiata mi guida nell'ascesa mentre il sudore mi gocciola sul manubrio.

Scolliniamo e ci rilassiamo quanto basta per rilanciare ancora un po' il ritmo, Andrea è gasato e parte a tutta, io resto con i compagni e aspetto di raggiungere il meritato riposo, soddisfatto della mia prestazione.

 

In mtb le mie gambe “mulinano” meglio

Sabato mattina mi sveglio presto e guardo fuori dalla finestra, il brutto tempo non mi spaventa anzi, trovo le nuvole basse e la leggera pioggerellina molto stimolanti. Indosso la giacca in Gore-tex e salgo in sella alla mountainbike con un certo ottimismo, torniamo in mezzo ai monti, il mio ambiente preferito. Se me la sono cavata bene ieri, oggi potrebbe andare addirittura meglio. Inoltre, posso lavorare più in agilità.

Lascio andare avanti i soliti favoriti e inizio a mulinare le gambe con rapidità, la salita parte subito in piedi e sembra essere infinita. Davanti a me c'è la ruota di Andrea, cerco di non farmela scappare e continuo a spingere sui pedali mentre i quadricipiti si ingrossano.

L'atmosfera spettrale mi affascina e rende epica l'impresa. Affrontiamo le brevi discese in mezzo al fango, galleggiando sulle pietre e ammortizzando i colpi con gambe e braccia.

Mentre la pioggia continua a rimbalzare su di noi, siamo costretti a procedere a piedi lungo un tratto estremamente pendente, da buon trail runner riesco a guadagnare terreno con questa tecnica ed esito un po' a rimettermi in sella. Apro un cancelletto elettrificato per il bestiame e lascio passare Andrea, che mi aspetta ringraziando. Purtroppo, fatico a riprendere il ritmo e perdo il mio compagno.

Essere rimasto solo non mi scoraggia, riguadagno la concentrazione e soffro in silenzio in attesa ella discesa verso il lago della Muta. È il momento di togliere le dita dai freni e di lasciarsi trasportare dalla gravità, la mia guida si fa sempre più precisa ed efficiente, sento l'aria che mi canta nelle orecchie mentre i colpi dei pedali scandiscono il tempo.

Gli ultimi metri sono molto ripidi e tecnici ma all'improvviso ecco il tendone del traguardo. Arrivo a Burgosio in quinta posizione e festeggio insieme agli amici che mi hanno preceduto sorpreso e felice per la grande prestazione.
 

Domenica di corsa (a piedi) per 38 chilometri

L'avventura termina la domenica successiva con una corsa di 38 chilometri lungo la pista ciclabile che collega Burgosio a Latsch. I miei compagni d'avventura sapevano che sarei stato tra i favoriti della tappa e, anche se non ho mai voluto prendere sul serio le loro previsioni, 2 ore e 30 minuti dopo la partenza mi sono reso conto che avevano ragione: conquisto il secondo posto del giorno, dietro a Lukas Naegele.

I ricordi dell'esperienza affiorano sempre timidamente i giorni successivi, mi godo il viaggio di ritorno nel più completo relax, distendo le gambe sotto al sedile davanti a me e lascio che il sorriso sul mio volto mi solletichi i pensieri.

Mi presento

Riccardo De Gaetano, 32 anni, trail runner: vivo a Milano e mi alleno 6 giorni a settimana, percorrendo circa 140 km di corsa fra strada e montagna, uso la bicicletta nei periodi di scarico o di infortunio. Sono un educatore professionale e collaboro con la rivista Runner's World.

Un ringraziamento ai fotografi Kelvin Trautman e Ji?í Januška.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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