30 June 2015

Aspettando il Tour: le tappe più belle

Abbiamo selezionato le otto tappe più significative del Tour de France ormai alle porte. Otto pomeriggi in cui disdire ogni impegno, per non perdere un minuto della magia della Grande Boucle

Aspettando il tour: le tappe più belle

La 102a edizione del Tour de France prende il via il prossimo sabato da Utrecht, in quell’Olanda patria della bicicletta che accoglierà anche la partenza del prossimo Giro d’Italia. Sarà un Tour veloce e compatto, sono addirittura 3.360 i chilometri da percorrere: un percorso cortissimo che fa di questa edizione quasi un caso unico nella gloriosa storia della corsa francese. Ed è un’unicità data non soltanto dal netto taglio dei chilometraggi, ma anche dalla mancanza di una vera e proprio cronometro individuale, dalla presenza di una cronosquadre che arriva quasi a metà corsa, da una prima settimana che si snoda per le strade delle grandi classiche di primavera. Un percorso sperimentale che si presenta come incentrato sulla polivalenza, benchè dalle tante doti richieste ne scompaiono due che accompagnano il ciclismo sin dalla sua nascità: il fondo e il passo.
Abbiamo selezionato le 8 tappe più significative di questo strano Tour, per anticipare lo spettacolo che ci aspetta nelle prossime tre settimane.

Prima tappa. Utrecht - Utrecht (cronometro individuale), 13.8 km. Sabato 4 luglio
Le difficoltà a cronometro sono (quasi) tutte qui: se si esclude la cronosquadre, in cui il peso dei compagni sarà determinante, questi sono gli unici chilometri contro il tempo che vedremo in tutto il Tour. Un bel favore per gli scalatori, ma un bello sgarbo per gli appassionati, che in mancanza di distacchi “reali” rischiano di assistere ad una corsa bloccata tatticamente e limitata ogni giorno a una battaglia confinata agli ultimissimi chilometri di tappa.

Seconda tappa. Utrecht - Zélande, 166 km. Domenica 5 luglio.
Detto della mancanza a cronometro, i distacchi veri questo Tour li affida -almeno nella sua prima parte- alla meteorologia. La seconda tappa è un esempio perfetto: si torna in Zeelandia, su quella costa del Mare del Nord sferzata dal vento che già rese epica la terza tappa del Giro 2010 vinta dall’indimenticato Wouter Weylandt, una tappa di pianura con distacchi da media montagna. L’arrivo è collocato al termine di una diga, quasi sospeso nel vento del mare aperto.

Quarta tappa. Seraing - Cambrai, 223.5 km. Martedì 7 luglio.
In un Tour dal disegno così bizzarro, succede addirittura che i chilometri sul pavè siano di più di quelli a cronometro. La quarta tappa parte alle porte di Liegi, lungo quell’omaggio alle classiche che porterà la Grande Boucle sul traguardo della Freccia Vallone il giorno precedente, per poi tornare sulle strade della Roubaix dopo il successo dell’anno passato, quando ci si mise la pioggia a scatenare l’inferno: sette settori di pietre per un totale di 14 chilometri, in grado di fare selezione e danni ad un gruppo di corridori poco preparati a queste difficoltà. Su queste strade, lo spettacolo è sempre garantito.

Sesta tappa. Abbeville - Le Havre, 191.5 km. Giovedì 9 luglio.
Dopo le difficoltà delle classiche, il Tour torna a scontrarsi col vento, e lo fa nella tappa dal disegno più intrigante dell’intera corsa francese: il profilo è un tale sali-scendi che pare un elettrocardiogramma, con quegli ultimi 100 km tutti esposti al mare, lungo la costa della Normandia, fino al traguardo classico di Le Havre. Qui gli uomini di classifica forse arriveranno tutti assieme, ma per gli attaccanti più audaci, questa sarà una giornata di festa.

Nona tappa. Vannes - Plumelec (cronometro a squadre), 28 km. Domenica 12 luglio.
Mai nella storia delle grandi corse a tappe una cronosquadre era arrivata così avanti nel percorso, con l’ovvia incidenza di ritiri e infortuni che già avranno colpito i team nella prima (complicatissima) settimana. Una cronosquadre destinata a segnare in maniera indelebile la classifica della Grande Boucle, con quel finale in cima a un dentello che per i gregari stremati sarà una difficoltà da non sottovalutare, giacchè il tempo viene preso sul quinto corridore.

Dodicesima tappa. Lannemezan - Plateau de Beille, 195 km. Giovedì 16 luglio.
Benchè di nemmeno 200 km, questo è il vero tappone del Tour: dopo aver scalato Portet d’Aspet, Col de la Core e il temibile Port de Lers, il gruppo si lancerà lungo i 16 km, duri ma costanti, che portano in cima a questo arrivo ormai classico dei Pirenei. La storia recente del Tour ci dice che chi va forte qui ha buone chance di arrivare in giallo a Parigi. Una giornata dura, in cui il caldo potrà recitare la sua parte e la folla entusiasta del pubblico francese celebrerà la propria festa di strada.

Diciassettesima tappa. Digne-les-Bains - Pra Loup, 161 km. Mercoledì 22 luglio.
Altra tappa cortissima ma ad alto contenuto spettacolare, come già dimostrato al recente Criterium del Delfinato, dove la medesima frazione ha premiato il capolavoro di Romain Bardet. Gli ultimi 30 km sono terreno perfetto per gli attaccanti, con la salita irregolare dell’Allos, la sua discesa ultra-tecnica e l’ascesa finale verso Pra Loup dove nel 1975 Thévenet mise fine al regno francese di sua maestà Eddy Merckx.

Diciannovesima tappa. Saint-Jean-de-Maurienne - La Toussuire, 138 km. Venerdì 24 luglio.
Delle micro-tappe alpine che segnano quasi per intero l’ultima settimana di corsa, è questa quella che si preferire, anche al cospetto dei 110 km verso l’Alpe d’Huez del giorno successivo o dei suggestivi tornanti di Lacets de Montvernier del giorno precedente. Da Saint-Jean la partenza è subito in salita, ma è dopo il lungo fondovalle che la tappa si infiamma per 70 km massacranti: prima il versante duro della Croix de Fer, poi il breve ma ostico Mollard, infine l’ascesa verso La Toussuire, che non è certo un mostro alpino, ma che al termine di una giornata del genere ha tutte le carte in regola per incoronare il vincitore di questa edizione del Tour. Chi avra il coraggio di movimentare la corsa da subito Il terreno giusto per tentare un’impresa, troverà qui terreno giusto per riuscire nell’opera.

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