di DaBike
17 March 2024

Caschi crono: la questione del design "alieno"

Non è solo una questione di percezione estetica, ma di sicurezza. Alcuni dei caschi dal design estremo comparsi durante le ultime crono non rispettano il regolamento in materia previsto dall'UCI, che ha sottoposto a verifica alcuni modelli. Il caso è scoppiato in occasione della Tirreno-Adriatica 2024 dove se ne son visti di belli...

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Giro Aerohead 2.0 TT

Del successo di Jonas Vingegaard nella Corsa dei Due Mari, la Tirreno-Adriatico, e delle grandi aspettative (visti i risultati, ndr) ben riposte nei nuovi giovani talenti, campioni del prossimo futuro, ne abbiamo già parlato. Ma di sicuro a molti appassionati, più di una domanda sarà sorta nel vedere prestazioni così sbalorditive, fatte registrare in queste ultime stagioni. Cosa si nasconde dietro? È solamente predisposizione o è frutto del duro allenamento, sempre più specifico e monitorato? Tutte domande lecite cui si aggiunge però il fattore dei marginal gains, ovvero le migliorie tecniche dei materiali ed accessori utilizzati in gara, che contribuiscono alla riuscita di imprese definite “aliene”. Ma se di alieni vogliamo parlare, proprio alla Tirreno-Adriatico ne sono stati avvistati parecchi.

In occasione della cronometro di apertura, infatti, alcuni ciclisti indossavano caschi dal design decisamente stravagante, molto pronunciato nella parte frontale con la tendenza a coprire le spalle dell'atleta quando si posiziona in configurazione da crono. Meme e analogie con serie e film di fantascienza non hanno avuto difficoltà a impazzare sul web, e non sono mancate neppure alcune critiche mosse da parte dei ciclisti stessi, fra i quali spiccano quelle del veterano Thomas de Gendt, specialista delle fughe iniziali di tappa, il quale ha così postato sui social: «Non dico che i caschi da crono siano brutti. Dico solo che questo è un buon momento per smettere di pedalare». Il belga infatti aveva già annunciato il ritiro dal mondo del professionismo a fine stagione.

I caschi, o più in generale lo studio aerodinamico dei materiali utilizzati, sono parte importante dei “marginal gains”. Ormai sia i team che i fornitori tecnici svolgono approfonditi test condotti in galleria del vento avvalendosi anche della consulenza di ingegneri esperti in materia, per ottenere il massimo da atleti e prodotti. Forse però, specialmente per quanto riguarda le forme appositamente sviluppate per i caschi da cronometro, sembrano aver tralasciato la funzione primaria per cui sono stati realizzati: la protezione del capo del ciclista in caso di caduta. L’incidente in cui fu protagonista lo svizzero Stefan Kung al Campionato Europeo 2023 disputatosi in Olanda, dove arrivò con casco spezzato e viso sanguinante, risvegliò l'attenzione da parte dell'UCI verso più stringenti regolamentazioni.

All'arrivo della prova a cronometro degli Europei di ciclismo 2023 lo svizzero Stefan Kung, protagonista di una caduta che avrebbe potuto avere conseguenze drammatiche, è una maschera di sangue.

Kung a causa della limitata visibilità dovuta proprio dal casco utilizzato per la specifica competizione, sbagliò la traiettoria di una curva, andando ad impattare contro le transenne, che oltre a fratture gli provocarono anche un trauma cranico. Se fino ad oggi la questione è stata lasciata in sospeso, ora di certo complice la Tirreno-Adriatico, è stata riaperta. Il primo casco preso in esame è il modello TT5 di Specialized, già da un paio di anni utilizzato sia dalla Bora-hansgrohe sia dalla Soudal Quick-Step. Nonostante le sue linee non siano particolarmente estreme, ad essere ufficialmente bandito, a partire dal prossimo 2 aprile, è il sottocasco utilizzato in abbinamento, che avvolgendo orecchie e collo del ciclista, si scontra con il Regolamento dell’Unione Ciclistica Internazionale, in quanto lo cataloga come un elemento “non essenziale” nella funzione protettiva del casco in sé.

Specialized TT5

Una meno impellente valutazione è stata riservata invece ai caschi Windgream HL 85 realizzati da Rudy Project e indossati dal team Bahrain Victorious, il casco Tempor di Poc utilizzato dalla EF Education-EasyPost, il Redeemer 2Vi® Mips Helmet di Sweet Protection del team norvegese Uno-X Mobility o ancora il più eclatante fra tutti, l’Aerohead 2.0 TT di Giro del team Visma | Lease a Bike. Se al momento pare che questi modelli non infrangano nessun punto del Regolamento, si spingerebbero d’altro canto verso il superamento di quelle che sono le forme classiche tanto richieste dall’UCI soprattutto in fase di progettazione delle biciclette, e che ora saranno probabilmente estese anche ai caschi.

Lascia però un po' interdetti l’annuncio di revisione della Federazione in corso d’opera. Tutto l’equipaggiamento, infatti, a partire dalla proposta prototipale, fino all’effettivo utilizzo in gara, viene sottoposto ad accurate verifiche a cui consegue l’omologazione ufficiale, quindi l’eventuale STOP sarebbe dovuto comparire precedentemente. Vedremo se nel proseguo della stagione ci saranno ulteriori sviluppi della questione.

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Sweet Protection Redeemer 2Vi® Mips Helmet

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