Cervinia Snow Bike Show: sembrava una cosa da pazzi! - episodio tre

5 km in assoluto sembrano pochi, ma se li fai su una pista da sci con la bicicletta è una gran bella roba. Siamo arrivati all'ultimo episodio del nostro racconto in ricordo del grande Walter Belli, per chi si fosse perso gli altri due ecco i link (episodio uno; episodio due)

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Ingannare l'attesa

La situazione, a quota 2.800 m, è questa: quando esci dalla stazione di arrivo della funivia ti trovi davanti una scala in discesa, che termina in una pozza di neve sciolta. "Muttarone, tu che sei bravo, ti prego, scendimi 'sta scala a manetta. Voglio fotografare grandi spruzzi". Lui è un bravo ragazzo, se gli chiedi un favore te lo fa. E scende più volte, provando le due Scott.

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Ecco, gli spruzzi ci sono. Qui sta usando la Scorr Spark RC ma, ammettiamolo: in questo caso ci sarebbe stata bene la Scott... Scale.

Manca un sacco di tempo alla partenza, ma stare quassù a non fare niente è chiaramente bello. L'attesa è data dal fatto che non si vogliono mischiare le biciclette con gli sciatori, quindi alle 17.30 gli impianti saranno chiusi e le piste completamente vuote. Che si può fare nel frattempo?

Si può ammirare la sommità del Cervino: da qui si vede decisamente bene!

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C'è un atmosfera da film "Un mercoledì da Leoni", quando c'erano le tavole da surf sulla spiaggia in attesa delle grandi onde, con la consapevolezza che sarebbe stata una giornata memorabile. In primo piano vediamo una delle nuovissime Saltafoss Serietre, quelle che le Officine Cordani hanno iniziato a produrre da poco: rispetto alle versioni leggendarie degli anni Settanta è completamente rifatta come telaio, sospensioni, ruote (motociclistiche) e, soprattutto, come vedete, adesso è elettrica, a pedalata assistita. Vedete il motore e la batteria?

Devo però dire di essere deluso dall'assenza dei discesisti amici di Walter Belli. Non so perché non ce ne siano. I pochi che ho sentito in seguito mi hanno detto che considerano la neve una forzatura e che preferiscono ricordare Walter in altri ambiti. Però ci sono volte in cui ciò che si fa conta meno di ciò che si è. Ovvero i vecchi amici che si riuniscono per ricordare uno di loro, indipendentemente dal programma.

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Immancabile la presenza di papà Giacomo Belli, primo a sinistra. Il primo da destra è Pietro Terzi, che ha scoperto la downhill da soltanto un anno ma è già velocissimo. Accanto a lui c'è Diego, il fratello più giovane di Walter. In foto si vede anche sua moglie.

La temperatura esterna è di cinque gradi sotto lo zero, ma il vento ne fa percepire assai di meno. Ciò punisce l'ottimismo di mio figlio in termini di pantaloni e scarpe estivi. C'è però chi sta bene e si fa la mini gita per andare a vedere il lago delle Cime Bianche Superiori.

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Si tratta della tipa che, a Plan Maison, ci ha avvisati che si poteva salire più in quota.

Ma poi un vip arriva veramente: è Giulio Maceroni, chitarrista trentenne vissuto nel mito di Tom Morello dei Rage Against The Machine e diplomato al Berkeley College of Music di Boston. La sua specialità è comporre colonne sonore per spot pubblicitari ma, da poco tempo, sta riuscendo a far convivere la sua passione per la musica con quella per le moto, suonando gli inni nazionali al via delle grandi gare.

Qui lo vediamo lo scorso settembre 2023 a Misano Adriatico, al via della gara della MotoGP.

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Da cosa nasce cosa: in questi giorni suona alla partenza di alcune tappe del Giro d'Italia.

Giulio, con tanto di chitarra e amplificatore, compare a bordo di un gatto delle nevi e attacca subito con Thunderstruck degli AcDc, facendomi venire la pelle d'oca dalla goduria perché la schitarrata sembra veramente quella di Angus Young (anche se, visto il clima, rinuncia al calzone corto).

La chitarra elettrica è il mio strumento preferito, ma non so suonarlo e non ci capisco niente, per cui sono stupito nel vedere che Giulio suona Thunderstruck con la sola mano destra.

Dico ciò perché, nel video ufficiale della canzone, Angus Young suona con la sola sinistra. Anche se, in concerto, di fatto ha sempre usato entrambe le mani.

In realtà, la questione è che la chitarra va suonata a mani nude, ma nel frattempo siamo arrivati a -6° e il forte vento peggiora la situazione. Quindi Giulio suona pochissimo, perché gli si congelano le dita. 

Fa però un bel discorso motivazionale, ricorda Walter Belli e ci imprime la sua benedizione: sono le 17.30, possiamo lanciarci di sotto. I fotografi/videomaker presenti sono tutti su sci o motoslitta, cosa che permette loro di recuperare sul gruppo dopo avere scattato le foto. Il fatto che io sia in bicicletta mi condanna alle retrovie già dopo il primo scatto, ma come faccio a non scendere in bici da qua? Ѐ troppo bella 'sta cosa! E poi non è una gara: si scende al passo che si vuole, ma sono previsti due riordini per raggruppare di nuovo tutti. E ciò mi permetterà di fare le foto parecchie volte. L'organizzazione è professionale: siamo scortati dai poliziotti in servizio di vigilanza e soccorso, sia su sci, sia in motoslitta.

Parto prima del via ufficiale e mi vado a piazzare in un'uscita di curva dominata dalla mole del Furggen. Ma ho l'ansia da fotografo: anche se ho già ripreso il Cervino più volte, non sarò soddisfatto finché non avrò l'immagine dei ciclisti che sfrecciano con quella iconica montagna di sfondo.

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Immagine fantastica. I primissimi scollinano da una curva tipo Cavatappi di Laguna Seca, dominati dalla stazione superiore del Furggen. 

Questo primo pezzo è fantastico. La neve è dura, non ci sono avvallamenti o gobbe. Le bici galleggiano con facilità, si scende molto veloci senza problemi. Ma il mio scopo è fotografare i ciclisti a vista Cervino!

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Ecco, così. Sono appagato, è lo scatto che sognavo di fare fin da quando ho deciso di venire a Cervinia. La foto c'è. C'è Rvinia. 

Ho visto passare Muttarone e il Pupu'z, ma non Tz. Lui però è dotato di una bella fotocamera Sony, al posto dei soliti telefonini, per cui è la mia unica speranza di venire fotografato da qualcuno tra amici/parenti. Ma, preso dal sacro furore della downhill, il disgraziato non scatterà neanche una foto.

Adesso ho una visione posteriore dei partecipanti. Devo lanciarmi all'inseguimento. Ma tra quelli che vedete in primo piano, a fuoco e colorati e quelli là in fondo c'è un'insidia: il primo di tre muri. E la tipa con i calzoni rosa sta per venirne a conoscenza.

Ci sono un incremento della pendenza, dal 10% al 21% (misurati con il Gps) e un cambio di fondo: piccole gobbe e neve molle. Il problema è che te ne accorgi soltanto quando ci sei sopra. Io riesco a rallentare in tempo, ma in lontananza vedo un groviglio umano.

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Si sono schiantati in due: il Pupu'z e la Tipa Dai Calzoni Rosa. Ma non si sono scontrati tra loro. Il Pupu'z racconta ciò che già so: "L'avantreno ha iniziato a serpeggiare, non riuscivo a controllarlo e mi sono tuffato di pancia". Fortunatamente non s'è fatto niente.

Tra le mie soste fotografiche e la sua caduta, io e il Pupu'z siamo ultimissimi, ma siamo tenuti d'occhio dai carabinieri su sci. La discesa prosegue bellissima.

Ci scambiamo le biciclette. La Genius ha una maggiore corsa delle sospensioni ma è più alta di baricentro.

Ma la grossa differenza è che la Spark RC, pur avendo anche lei pneumatici 29"x2.4", di fatto li ha molto meno tassellati. I Maxxis Dekon Race qua sopra tengono davvero poco. Nel catalogo Maxxis vengono definiti "semi-slick XC race tire".

Ovviamente le parole "semi-slick" e "ghiaccio" non vanno molto d'accordo, ma poi il fondo torna ad essere commestibile e ci divertiamo anche con la Spark.

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Arriviamo così sani e salvi al primo raggruppamento, che si trova sulla pista Ventina, a quota 2.240 m e sotto il Cervino, Plan Maison e la diga del lago del Goillet. La leggenda narra che fosse proprio durante lo studio di fattibilità del bacino idrico che gli imprenditori piemontesi decisero di creare qui una stazione sciistica.

Inizia quindi la seconda parte della discesa, che però è più ripida perché dagli altopiani stiamo andando a infilarci in un imbuto.

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Beato te, Pupu'z, che ti puoi godere quelle gomme... In foto vediamo uno dei poliziotti che ci stanno scortando.

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Ma laggiù che sta succedendo?

Si arriva così al secondo raggruppamento, che avviene quando il sole sparisce dietro la montagna. Noto che non sono pochi quelli che sono partiti con i fari, già montati o pronti per essere montati al volo. Anche noi ne siamo provvisti.

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Finalmente vedo Tz: è quello con la giacca arancione. Come si vede, sta arrivando il buio.

La terza parte della discesa è la più tosta, con un lungo muro al 35%, tratti al 40% e un fondo sempre meno commestibile. I più bravi ci galleggiano sopra e scendono molto velocemente, gli altri... soccombono. A questo punto scattare foto o meno non fa differenza, la gente non mi stacca più, siamo tutti messi male...

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Lo scenario mostra qualsiasi situazione di disagio immaginabile. Le ruote non sanno decidere cosa sia meglio tra perdere aderenza di lato o impuntarsi e sprofondare, per cui nell'incertezza fanno entrambe.

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Gli ultimi metri, almeno, sono ciclabili. Sarebbe stato brutto farsela a piedi fino alla fine...

A fine discesa veniamo indirizzati alla festa finale, che si trova in una zona di locali accanto a via Carrel. In realtà come festa non è particolarmente scoppiettante, la gente si limita a bersi una birretta e ad andarsene.

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All'ingresso della festa c'è questa fanciulla che balla con cerchi e coppe piene di fuocherelli.

Adesso, in teoria, ci sarebbe la cena ad Ivrea con gli amici, ma i due che avevano lanciato l'invito sono gli stessi che sono venuti qui con gli sci... e che se ne sono andati via cinque minuti prima che terminassimo la discesa. Quindi non ci resta che caricare le biciclette sul furgone e girarci un'ultima volta a guardare questa strana commistione tra città e Polo Sud.

Ciao, Cervinia!

(fine terza ed ultima puntata)

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